Aeroporto Capannori, Baronti: “Serve concordato”

Sei pagine di un intervento che non c’è mai stato. Quello del presidente della società Aeroporto Spa, Eugenio Baronti, che abrebbe voluto fare nel consiglio comunale che ha deciso la cessione delle quote pubblice della società, in risposta ad alcuni attacchi definiti “particolarmente pesanti”. Un intervento di sei pagine che riproponiamo in maniera pressoché integrale.
“Partiamo dal 2011 – spiega Baronti – quando, l’amministrazione comunale di Capannori, decise di riprendere nelle sue mani il destino dell’aeroporto finito, attraverso cambi repentini di proprietà, nelle mani di soggetti che perseguivano modelli di sviluppo risultati, alla prova dei fatti, fallimentari e impraticabili facendo precipitare l’aeroporto in uno stato di forte degrado infrastrutturale e creando un pesante debito che ha condizionato pesantemente tutta la fase di riqualificazione e recupero di agibilità dell’ infrastruttura che abbiamo portato avanti negli ultimi anni. La ricostruzione fatta dal consigliere Lunardi, rappresenta la classica mezza verità ad uso e consumo della spicciola polemica politica strumentale. Mi spiego: la sua ricostruzione è stata tutta finalizzata a dimostrare che la gestione di questi anni è stata disastrosa e ha fatto una sommatoria di centinaia di migliaia di euro di contributi che secondo lui sono tutti finiti nel pozzo profondo di sprechi gestionali che non hanno portato nessun beneficio. Le cose stanno così davvero? Ritorniamo un istante a quel 19 aprile 2011 quando formalmente venne nominato il sottoscritto come amministratore, il debito ereditato dalla precedente gestione privata ammontava a 2.156.947,00 euro, la perdita di esercizio al 31 dicembre 2010 ammontava a 776.821,00 euro (nel 2009 405.964,00 euro) con un bilancio in cui erano inseriti oltre 500mila euro di crediti che alla luce di verifiche successive si sono dimostrati inesigibili e che progressivamente abbiamo provveduto a cancellare, l’ultima parte proprio nell’ultimo esercizio 2015. Questa è la realtà che la si può facilmente verificare scaricando dal nostro sito i relativi bilanci. Attraverso un’azione di razionalizzazione e di contenimento delle spese sono stati abbattuti al minimo indispensabile le spese gestionali, un capitolo di spesa su tutti: l’ammontare complessivo di salari e stipendi nel 2010 era 432.326,00 euro, nel 2015 194.852 euro (meno della metà), come le spese per gli amministratori nel 2010 47.890 euro, nel 2015 23mila euro”.
“Il consigliere Lunardi – prosegue – ha fatto un elenco completo e corretto dei contributi e finanziamenti ricevuti nel corso di questi anni: Comune di Capannori in 5 anni complessivamente 595mila euro; Enac investimenti per 400mila euro pagati e gestiti direttamente dalla direzione nazionale; Fondazione bancarie 220mila euro, l’elenco è corretto poi però non ha aggiunto altro, ha utilizzato questi numeri in maniera maldestra per dimostrare il disastro gestionale lasciando intendere che questi soldi sono andati a finire a pagare i debiti della società maturati in questi anni. E’ un falso totale e facilmente dimostrabile. Questi sono stati investimenti rendicontati nel dettaglio per opere realizzate per ridare un minimo di immagine dignitosa ad un seroporto che si presentava in uno stato di degrado e di abbandono totale basta andare sul sito e vedere la galleria fotografica del prima e dopo i lavori effettuati. Tutto queste realizzazioni sono state semplicemente e maldestramente cancellate: le fognature con pompe di sollevamento, l’acquedotto, il potenziamento dei sistemi antincendio, viabilità interna, parcheggi, marciapiedi, aiuole e giardini, la nuova torre, il recupero e il completamento della nuova aerostazione abbandonata, il rifacimento del tetto della palazzina della protezione civile e di un hangar, la messa a norma dell’impiantistica, i sistemi di comunicazione e sicurezza, l’agibilità e la fruibilità delle strutture in gestione, tutto questo per il consigliere Lunardi semplicemente non esiste, tutto cancellato. Tutto questo esiste e, grazie a questi investimenti, oggi abbiamo restituito una immagine dignitosa e ridato credibilità all’aeroporto”.
“Sempre per rinfrescare la memoria – spiega l’ex assessore regionale – a partire dai primi anni Ottanta, proseguendo per gli anni Novanta, quando ancora era in vita il consorzio pubblico come soggetto gestore, per arrivare alla fine del 1999/2000 con una privatizzazione della società voluta dal sindaco Martinelli, allo scopo di promuovere e facilitare lo sviluppo dell’aeroporto, si sono susseguiti e hanno avuto breve vita progetti più o meno ambiziosi, ma tutti fondati sulla stessa ipotesi di sviluppo dell’aeroporto come scalo di aviazione generale commerciale con nuova pista potenziata e allungata. L’indirizzo strategico dell’amministrazione comunale nel 2011 era ancora quella di perseguire questo tipo di sviluppo commerciale. Si sviluppò all’ora, un acceso dibattito politico che divise anche la stessa maggioranza e venne raggiunto un compromesso, che prevedeva la possibilità di un allungamento dell’attuale pista ad un massimo di 1200 metri. Il 10 ottobre 2011 viene approvato dall’assemblea dei soci il bando di gara per la selezione del socio privato per la cessione di una parte delle quote societarie. Il bando andò deserto, sia perché l’aeroporto era in un evidente stato di degrado e completamente fuori dagli standard di sicurezza, sia perché, dallo studio di fattibilità condotta da alcuni tecnici specializzati e da alcuni gruppi industriali, emerse con chiarezza l’insostenibilità di un progetto di sviluppo legato esclusivamente all’aviazione generale anche di tipo commerciale per l’ingente investimento necessario (nuova pista) sia per lo scarto esistente tra i costi necessari per assicurare servizi aeroportuali e di sicurezza obbligatori e i ricavi delle tariffe aeroportuali largamente insufficienti alla copertura di tali spese. In seguito a questo esito negativo, la società Aeroporto di Capannori, con l’approvazione dell’assemblea dei soci, abbandonò in via definitiva, per impraticabilità ed insostenibilità economica, il progetto di una nuova pista per uno sviluppo commerciale dell’aeroporto ed iniziò, ad elaborare un nuovo piano che, per la prima volta, introdusse un elemento nuovo ed originale: accanto alle attività caratteristiche di aviazione generale e a servizi di pubblica utilità, antincendio regionale, protezione civile, soccorso pubblico, che nessuno voleva e vuole mettere in discussione oggi, si aggiunse, su mia iniziativa, una nuova direttrice strategica di sviluppo per un aeroporto di servizi qualificati per la ricerca ed innovazione nell’ambito dell’aeronautica leggera”.
Baonti proseguee parlando di un ritardo accumulato che ha rallentato il progetto di sviluppo: “Purtroppo i tempi non abbiamo avuto la possibilità di gestirli e determinarli noi – spiega Baronti – Il 13 dicembre 2011 l’assemblea dei soci ha approvato il piano di sviluppo, il piano degli interventi e degli investimenti e il piano economico finanziario realizzato dalla società in solo 4 mesi e consegnato nello stesso giorno ad Enac. La stessa assemblea dei soci deliberò la costituzione e l’acquisizione di una quota di minoranza (14,28 per cento) nella costituenda società Zefiro Ricerca&innovazione Srl costituita allo scopo di sviluppare e coordinare la parte riguardante la ricerca e l’innovazione, per creare una rete di collaborazioni con il sistema universitario e della ricerca toscano e promuovere progetti di ricerca e sviluppo coinvolgendo, nella sua fase finale di test sperimentali, l’aeroporto di Capannori, per farne un centro di riferimento a livello regionale e nazionale dell’innovazione nel settore aeronautico. (ancora non si parlava di aerospazio). Dopo circa 2 anni, passati in attesa del nuovo regolamento Enac di aviazione generale, la società aeroporto di capannori, è chiamata da Enac a presentare un aggiornamento del piano ormai invecchiato in cui erano previsti interventi ed investimenti già realizzati (fognature, acquedotto, viabilità, parcheggi, nuova Torre eccetera). Il 26 settembre 2014 viene presentato il piano definitivo aggiornato si riconfermano le tre linee strategiche di sviluppo contenute nel piano presentato nel luglio 2012 ma viene rafforzata quella relativa alla ricerca e l’innovazione nel settore aeronautico, viene inserito il progetto di realizzazione, nell’ambito dell’aeroporto, di un flight Ttest center (tra l’altro autorizzato in questi giorni da Enac) e di un dimostratore tecnologico (dovrebbe uscire a breve un bando regionale per finanziamenti a questa tipologia di strutture per favorire il trasferimento tecnologico). Il 16 novembre 2014 viene pubblicato il nuovo regolamento Ag di Enac sulla base del quale Enac può rilasciare direttamente le concessioni totali per aeroporti demaniali di aviazione generale. Il 28 novembre 2014 viene approvato il Piano della società AdC Sspa, sulla base del quale ci viene assegnata con atti successivi la concessione. Il 23 dicembre 2014 viene sottoscritta la convenzione per la gestione in concessione totale dell’intero sedime aeroportuale civile. Il 25 febbraio 2015 viene emanata la disposizione della direzione generale Enac di concessione totale e ventennale. Il 16 giugno 2015 ci vengono consegnate ufficialmente, con verbale di consegna, tutte le aree ed infrastrutture aeroportuali in concessione totale. Ad oggi ancora siamo in attesa dell’approvazione del Pua (Piano utilizzo aeroportuale) e questo ritardo grava negativamente ed economicamente sulla società. Quattro lunghi anni di attesa per ottenere la concessione totale e ventennale che fin dall’inizio è stata considerata la precondizione per realizzare qualsiasi progetto di sviluppo, ma, in questi anni, non ci siamo limitati a resistere, abbiamo ridato un’immagine dignitosa all’aeroporto perlomeno alle strutture in nostra gestione e realizzato le condizioni perché oggi questo aeroporto possa incontrare l’interesse di qualche soggetto”.
Bartoni affonta poi il tema del futuro dell’azienda e le ipotesi di liquidazione della società o concordato in continuità aziendale. “Se si parte dall’impostazione data nel suo intervento dal consigliere Lunardi ma anche dai consiglieri Masini e Rontani – dice Baronti – la scelta è semplice e senza alternative, è chiaro che bisognerebbe mettere in liquidazione la società. Il consigliere Masini ha detto che l’aeroporto si limita ad affittare una stanza a quattro soldi a Zefiro e non c’è altro. Ad oggi in aeroporto c’è la sede operativa e direzionale di Sima (Società italiana di manutenzioni aeronautiche) che ha in locazione due hangar e l’intero primo piano dell’aerostazione adibito ad uffici, c’è l’Avionica una sua partecipata che ha un laboratorio di 150mq per la progettazione e produzione di sistemi di guida aeronautici, c’è l’European aircrane che gestisce i grandi elicotteri dell’americana Ericson, ci sono tre associazioni aeronautiche operative c’è un bar e un ristorante e c’è Zefiro che ha un ufficio di 35 metri quadri dove paga 10 euro a metro quadro, il prezzo intero stabilito senza alcuno sconto. Ci sono una trentina di lavoratori impegnati. Zefiro ricerca e innovazione è stata ideata e fondata ed è partecipata dalla società Aeroporto, da alcuni professori e ingegneri universitari e da uno spin off di Unipi, questa realtà significa oggi convenzioni e accordi di collaborazione con tre dipartimenti dell’Università di Pisa, due dell’Università di Firenze, con il Consorzio interuniversitario italiano, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Cnr, Toscana Spazio e diverse società private che operano nel settore aerospaziale. Grazie a questa rete si sono creati partenariati e sono nati diversi progetti di ricerca due dei quali il Saprid e il Mufen sono stati ammessi dalla Regione toscana e sono in attesa di finanziamenti, il progetto Acas finanziato dall’Asi (Agenzia spaziale italiana) un progetto di drone robotico automatico, selezionato a livello internazionale per il challenge che si svolgerà ad Abu Dhabi nel 2017 con la scuola superiore Sant’Anna di Pisa, il progetto AgriErmes, il drone tutto “made in Lucca” per l’agricoltura di precisione, presentato alla fiera agricola di Verona nel febbraio 2016, un centro di formazione teorico pratico per piloti e operatori di Sapr (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) che in due anni ha visto la partecipazione di circa 250 allievi provenienti da 13 regioni e 44 province italiane. Tutto questo non può essere ridotto ad una stanza in affitto, non è un qualcosa che dobbiamo realizzare nel futuro, è già il nostro presente, è quello che si muove in questi giorni e, la ricerca, non si fa ovviamente nei freddi hangar dell’aeroporto ma nei laboratori delle università e del Cnr toscano. Dentro questo percorso e grazie a questa collaborazioni costruite in alcuni anni di intenso lavoro, si è concretizzata la proposta progettuale di fare dell’aeroporto di Tassignano il centro regionale toscano per l’aerospazio e la robotica che si articola in un primo nucleo industriale, in un Dimostratore tecnologico e in un flight test center per test sperimentale dei prototipi realizzati per valorizzarli e facilitare processi di industrializzazione e commercializzazione di nuovi prodotti creando occupazione di qualità e dando opportunità ai nostri giovani ricercatori di rimanere in Italia. La Regione Toscana ha più volte manifestato il proprio interesse e anche promesso un cospicuo contributo di un milione di euro a fondo perduto per sviluppare il progetto del centro nell’ambito dell’aeroporto”.
“Il consigliere Rontani . continua Baronti – ha espresso nel suo intervento una posizione di duro contrasto al progetto, che ovviamente non condivido, lo ringrazio sinceramente però, delle parole di stima che ha avuto nei miei confronti; penso, che se riuscisse ad andare oltre alla propaganda politica e riuscisse a vedere, anche con i suoi occhi, le cose che si sono prodotte e i fatti realizzati, nonostante questa difficile situazione, forse troverebbe una ragione parchè ci sono dei soggetti industriali interessati all’aeroporto. Se fosse vera la rappresentazione fatta da alcuni consiglieri, se fosse vero che l’aeroporto è solo ed esclusivamente un gigantesco disastro economico, un guscio vuoto, inutile, inservibile, allora si sarebbe dovuta ripetere la situazione del 2011, nessuna manifestazione d’interesse, nessuna trattativa reale e nessun partecipante al bando. Le manifestazione d’interesse ci sono, trattative aperte anche, per il bando vedremo come andrà, io sono fiducioso. Liquidare la società oggi sarebbe una scelta irrazionale e fuori da ogni logica anche di pura e semplice convenienza economica, in quanto procurerebbe un grave danno all’amministrazione comunale e di conseguenza alla comunità capannorese”.
“Giunti a questo punto – è la conclusione – gli scenari sono due, secchi e senza alternative: Il concordato preventivo in continuità aziendale che salva la concessione totale e ventennale, conquistata con grande fatica e determinazione e mette in salvaguardia e in sicurezza la società. Questa scelta non ci obbliga a fare alcuna ricostituzione del capitale sociale oggi in negativo, ne a coprire le perdite di esercizio, ci obbliga semplicemente a presentare, entro 60 giorni, o 120 giorni su autorizzazione del tribunale, un piano di sviluppo che possa garantire la copertura delle spese del concordato (in 3/5 anni) dopo l’omologa prevista all’incirca tra 20/24 mesi dal deposito della richiesta. In questo modo il debito ereditato nel 2011, prevalentemente in capo ad istituti bancari, verrà abbattuto drasticamente per oltre un milione di euro andando a costituire una sopravvenienza attiva per la società di pari entità, che farà aumentare in maniera considerevole il patrimonio netto attivo, abbattendo nel contempo gli oneri finanziari giunti ormai alla soglia dei 100mila euro anno e che ci hanno strangolato in questi anni. Al termine della procedura il risultato sarà quello di avere una società pulita con un progetto di sviluppo sostenibile di grande qualità con ricadute sociali ed occupazionali estremamente positive. L’altro scenario è quello della messa in liquidazione della società. In questo caso, il Comune di Capannori perde tutto, anche gli investimenti realizzati in questi anni che hanno riqualificato infrastrutture fatiscenti e inagibili e ridato un immagine dignitosa all’aeroporto. In questo modo non recupera nemmeno un centesimo, perde la concessione totale, l’aeroporto rientra nei poteri dell’Enac che nominerà un commissario e pubblicherà un bando pubblico per trovare un nuovo gestore dell’Aeroporto, si ritornerà, come al gioco dell’oca, alla casella da cui siamo partiti nel 2011 quando l’aeroporto era finito prima in mano a degli imprenditori senza idee, poi a una società russa con sede a Cipro e infine ad una rumena con una azienda già in fallimento in quel di Latina. Il Comune non ha nessun potere decisionale all’interno del sedime civile demaniale statale. Tutti i lavori che abbiamo eseguito, compresa la nuova torre, le autorizzazioni, il collaudo e l’agibilità le ha concesse Enac; il Comune, per le normative vigenti nell’ambito del demanio statale aeroportuale, non può decidere niente. Diversi consiglieri, nei loro interventi, hanno chiesto le mie dimissioni per coerenza personale di fronte ad un fallimento di queste dimensioni. Confesso che sono stanco e anche profondamente amareggiato da tutta questa vicenda e più volte ho avuto la voglia di gettare la spugna. Nessuno in questo mondo è indispensabile, figuriamoci se lo sono io, però in questi anni ci ho messo la mia faccia, a quei tanti tavoli con ricercatori, professori universitari, ingegneri di aziende, in cui si sono strette collaborazioni, c’ero io di fronte a loro ad illustrare questa idea progettuale che è cresciuta fino al punto attuale, ad un passo dalla sua concretizzazione. Loro mi hanno dato fiducia, ci hanno creduto e tutti hanno fatto la loro parte, con spirito di servizio perché ritengono questo un progetto di innovazione concreto e fattibile, utile e dal quale si possono creare opportunità di ricerca e di lavoro di qualità in pochi anni per qualche centinaio di persone. Ringrazio ovviamente il Comune di Capannori e le forze politiche della maggioranza per la lungimiranza e il coraggio politico che hanno avuto, per aver saputo guardare avanti, immaginare e contribuire a progettare un futuro per questo aeroporto per farlo diventare una concreta opportunità di sviluppo territoriale. Per questo, nonostante la stanchezza resisto, non m’importa delle polemiche sterili, degli insulti e offese, lasciano il tempo che trovano. Le bugie hanno le gambe corte. Non penso sia giusto abbandonare oggi la barca nel momento in cui siamo sicuramente vicini al porto ma ancora non in acque tranquille e ancora alto è il rischio di naufragare. Non so dire oggi se avremo un approdo sicuro, abbiamo fatto parecchia strada in questi anni per cui è mia intenzione arrivare fino in fondo. Se il progetto naufragherà almeno potrò dire di averci provato con determinazione, chi non ci prova mai, chi si accontenta dell’ordinaria amministrazione dell’esistente, ha già fallito prima di cominciare”.