Cgil Toscana: “No a cessione quota di maggioranza del gruppo Acque ad Acea”

2 dicembre 2016 | 15:25
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Cgil Toscana: “No a cessione quota di maggioranza del gruppo Acque ad Acea”

La Cgil Toscana interviene sulla vicenda che nei giorni scorsi ha visto il Gruppo Acque comunicare la volontà di vendere ad Acea – la multiutility romana che già detiene il 45 per cento di Acque – la quota maggioritaria (51 per cento) del pacchetto azionario di Acque Industriali, società (totalmente controllata da Acque) che si occupa della gestione di alcune piattaforme all’interno degli impianti di depurazione delle acque reflue, di trattamento e stoccaggio dei fanghi biologici e di bonifiche dei siti inquinati. L’operazione, secondo il management aziendale, avrebbe l’obiettivo di rafforzare le attività di recupero e smaltimento dei fanghi biologici attraverso interventi e investimenti che il partner individuato è in grado di garantire.
“La Filctem-Cgil ha dichiarato immediatamente – si legge – la propria contrarietà ed esplicitato tutti i dubbi e le perplessità legate al passaggio delle quote di maggioranza ad Acea. Infatti, su buona parte del territorio regionale, la gestione del servizio idrico integrato e delle attività collegate ha visto in questi anni affermarsi un modello (chiamato toscano per le molte specificità che lo contraddistinguono rispetto al panorama nazionale) caratterizzato dalla presenza maggioritaria degli enti locali nel capitale sociale dei gestori quale elemento di ulteriore garanzia per la programmazione e realizzazione degli investimenti e per la qualità e universalità del servizio. Il sindacato, a questo proposito, ha sempre sostenuto la necessità di rafforzare tale ruolo delle amministrazioni pubbliche nel settore, ruolo che, in alcune realtà, si è dimostrato insufficiente e carente”.

L’analisi del sindacato prosegue: “Questo modello ha prodotto, a partire dagli inizi degli anni 2000, importanti avanzamenti rispetto alla situazione precedente, come il forte rilancio degli investimenti (con importanti ricadute sulla qualità e la continuità del servizio) ma ha generato anche diverse problematiche che debbono essere urgentemente risolte, come la Filctem-Cgil ha più volte evidenziato. Tra queste il peso delle tariffe sui bilanci familiari e una migliore definizione della tutela per le fasce deboli e delle misure di aiuto per le famiglie numerose, per citarne alcune che interessano i cittadini-utenti oltre, naturalmente, alle innumerevoli problematiche organizzative/funzionali che riguardano direttamente i lavoratori e la categoria. A livello societario, il cosiddetto modello toscano è stato caratterizzato dalla presenza di aziende di scopo, controllate e partecipate direttamente dai soggetti gestori, che sono nate come rami operativi finalizzati ad assicurare elementi di sinergia e di specializzazione. Le società partecipate/controllate dai soggetti gestori toscani hanno dato vita ad importanti esperienze – tra cui quelle di Acque Servizi, Acque Industriali, Le Soluzioni, Ingegnerie Toscane – che nel tempo (anche grazie al contributo costruttivo, seppur critico su diversi argomenti, del sindacato) hanno consolidato ed incrementato i livelli occupazionali nel settore e il patrimonio di professionalità e di esperienze. Grazie a queste competenze, le aziende di scopo sono state in grado di proporsi anche all’esterno con servizi integrati dal forte valore aggiunto. Per tutte le argomentazioni sopra elencate, la Filctem-Cgil ha manifestato il proprio giudizio critico sull’operazione di Acque Industriali che entra in contraddizione con il più volte annunciato percorso di collaborazione e sinergia tra le aziende toscane (anche in considerazione del soggetto gestore unico imposto dalla normativa regionale) e col necessario, secondo il sindacato, rafforzamento del ruolo delle amministrazioni pubbliche nel settore e del presidio delle attività sul territorio”.