Spettacoli di falconeria ad Altopascio, Wwf in rivolta

14 luglio 2017 | 07:34
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Spettacoli di falconeria ad Altopascio, Wwf in rivolta

“No agli spettacoli di falconeria”. Domenico Verducci, vice presidente del Wwf Alta Toscana ha scritto all’amministrazione comunale di Altopascio dopo aver appreso che sono state organizzate “per i giorni 15 e 16 luglio, nell’ambito della manifestazione Altopascio medievale, due esibizioni di falconeria”.  Dal Comune, tuttavia, lamenta Verducci nessuna risposta è ancora giunta alle richieste del Wwf. “Vogliamo rammentare – si legge nella lettera inoltrata al Comune – che la falconeria è una pratica assolutamente diseducativa e inopportuna, che in taluni casi si è scoperta in collegamento con il bracconaggio e con la cattura di pulli di specie rare di rapaci dai nidi. La netta opposizione delle associazioni ambientaliste è supportata da una serie di accertamenti degli organi di polizia che hanno messo in relazione la falconeria con il mondo illegale del bracconaggio. La Falconeria mette in pericolo la tutela di specie a rischio e di grande bellezza, favorendo i criminali che vanno a caccia di facili guadagni, rubando dai nidi i pulli di specie rare o in via d’estinzione, come accade in Sicilia per l’Aquila di Bonelli, il Lanario e il Falco pellegrino, per rivenderli nei mercati internazionali. A questo si aggiunga che nessun tipo di caccia o di manifestazione che vede l’uso imbarazzante di animali vivi può essere considerata un’attività sana e alla quale conferire riconoscimento”. 

“La cultura di oggi è conoscenza, rispetto e consapevolezza che gli animali selvatici abbiano bisogno del proprio habitat, nel quale soltanto possono esprimersi in modo pieno – prosegue Verducci -. Ci sono mille ragioni culturali, ambientali, didattiche perché la falconeria sia letta in tutto il suo anacronismo e abbandonata. Per questo vi chiediamo di annullare, nell’ambito della manifestazione, l’esibizione di falconeria. Nessun uso di animali negli spettacoli, nessuna forma di caccia con il falco, nessuna pratica che privi gli animali selvatici della libertà possono essere considerati un’attività culturale. Ad ogni buon conto inviamo per conoscenza questa comunicazione anche ai carabinieri forestali, per gli opportuni accertamenti sulla regolarità della detenzione dei rapaci”.