A Tassignano le tracce di un impianto termale romano

31 luglio 2017 | 11:02
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A Tassignano le tracce di un impianto termale romano

Piccoli archeologi crescono e con loro anche le meraviglie del nostro territorio. Dopo anni di fatica e passione si è finalmente conclusa – grazie anche allo speciale contributo dei bambini della scuola primaria di Lunata – la campagna al sito archeologico della Domus Aemilia di Tassignano, dove gli esperti, ancora carichi di dubbi e lavoro, ipotizzano la presenza di un polto ma, un po’ accaldati e con un filo di polvere sui vestitini, c’è chi ne è già orgoglioso così. I risultati della campagna di scavo sonresunto “balneum”. Che si tratti di un piccolo impianto termale della Capannori di epoca romana? Da scoprire c’è ancora mo stati presentati questa mattina (31 luglio) nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti, oltre ai piccoli archeologi e alle loro famiglie, Silvia Amadei, vicesindaco di Capannori con delega alla cultura, Giulio Ciampoltrini, archeologo responsabile della zona archeologica di Lucca, Alessandro Giannoni, direttore scientifico degli scavi e Mauro Lazzaroni, presidente del Gac e capogruppo dei bambini che hanno partecipato a questo straordinario gioco.

Ma spieghiamo meglio di che si tratta: a poche centinaia di metri dall’aeroporto di Tassignano, dove già in passato fu scoperto un sito archeologico di epoca romana e ritrovato uno scheletro appartenente a una donna – ribattezzata Emilia dagli studiosi del Gac – oggi si può vedere ciò che resta della pavimentazione di un’antica zona termale, denominata Domus Aemilia proprio in onore della defunta. Gli scavi, iniziati nel 2014 grazie alla collaborazione tra l’istituto Comprensivo di Capannori Carlo Piaggia e il Gac – caso isolato nel panorama archeologico italiano – il progetto, come ha spiegato con grande vanto Alessandro Giannoni, “viene condotto in regime di ‘concessione ministeriale di scavi e ricerche archeologici’ dal Museo Archeologico-Etnografico Athena”, sotto la direzione scientifica dello stesso Giannoni, con il quale hanno collaborato nella conduzione dello scavo Elena Genovesi, Massimiliano Piantini e Fabrizio Burchianti e con la collaborazione e la supervisione della sovrintendenza di Giulio Ciampoltrini.
Quattro anni di studio in cui la valenza didattica ha effettivamente rappresentato il punto di forza del progetto che, negli ultimi mesi, ha visto la partecipazione delle due classi quinte della Don Bosco – Don Bigongiari di Lunata, e, successivamente, ha portato a intervenire sullo scavo i giovani aspiranti archeologi dagli 8 ai 14 anni del corso estivo organizzato dal Gac nelle sale del museo Athena, per un numero complessivo di oltre cinquanta ragazzi. E muniti di pazienza e tanta voglia di scoprire i piccoli archeologi hanno potuto seguire da vicino e partecipare ai diversi momenti che caratterizzano la ricerca, portando sicuramente un po’ di pepe nel lavoro degli specialisti.
Una storia, quella di questo insediamento (siglato Tax/C dal Gac), di almeno cinque secoli che ci parla di un edificio sorto lungo le sponde di un ramo del fiume Auser, progenitore del nostro Serchio, al tempo della prima colonizzazione romana della piana di Lucca (si parla dunque del secondo secolo a.C.), sviluppatosi nel I-II secolo d.C. e vissuto fino a quando una sepoltura femminile – l’ormai famosa Aemilia – non ne segnò , in età tardo antica (IV-V secolo), la fine dell’uso abitativo a favore del l’utilizzo come area cimiteriale.
“Oltre a un ritrovamento così importante è bello che certe attività siano state portate avanti dai giovani. – ha detto il vicesindaco Silvia Amadei – Per noi è sicuramente un vanto, come vanto è anche il Gac che ormai da anni è capofila del nostro comune soprattutto con la cura del museo Athena che quest’anno ci ha regalato un’estate di grandi gioie e soddisfazioni”.
“Questo della Domus Aemilia è sicuramente un ritrovamento di estremo interesse – ha spiegato Giulio Ciampoltrini che presto sarà nominato socio onorario del Gac – non farà certo scalpore ai media, ma sono lavori come questi che fanno conoscere la vera storia del nostro territorio. Tassignano è il cuore di grandi scoperte e attività e spero che questi bambini si appassionino ancora di più della storia antica. Trent’anni fa non si sapeva nulla – racconta – oggi, grazie ai tanti ritrovamenti, invece, sappiamo moltissimo”.
“Vorrei fare un ringraziamento speciale alle famiglie e ai bambini che con tanta pazienza hanno pulito l’area degli scavi e tolto le erbacce, studiando e imparando la storia del luogo con passione e divertimento – ha detto Mauro Lazzaroni, presidente del Gac -. In una tesi sulla Lucca Romana scritta negli anni Settanta scrissero che nelle campagne circostanti non c’era alcun insediamento rurale: direi che adesso la situazione è completamente diversa e che quelle pagine vadano riscritte”.
Ma l’elemento che più di tutti ha suscitato la curiosità e l’interesse dei ricercatori è senz’altro rappresentato dalla presenza di un ampio ambiente tripartito, impreziosito da un pavimento in piccoli ‘cubetti laterizi’ messi in opera su una base di malta cementizia: si tratta di una tipologia pavimentale (il cosiddetto ‘commesso laterizio’ o ‘opus figlinum’), piuttosto rara nei contesti rurali del nostro territorio e solitamente legata ad ambienti di tipo urbano. In particolare, alla funzione di cubiculum (camera da letto) inizialmente presa in esame, alcuni indizi facevano preferire l’ipotesi della pertinenza dell’ambiente a un piccolo balneum o impianto termale privato. Rispondere a tale quesito era dunque lo scopo dichiarato delle indagini 2017, che non hanno tradito le aspettative. Proprio in posizione adiacente al lato sud dell’ambiente pavimentato in opus figlinum è infatti emersa un’ampia vasca rettangolare, resa impermeabile da un rivestimento di malta idraulica (il cosiddetto ‘cocciopesto’), sul cui fondo si conservano tracce in negativo del sistema di adduzione dell’acqua. Questa verosimilmente affluiva già calda dalla contigua area posta ad est, per ora non scavata, dove la marcata presenza di resti di carbone induce a ipotizzare la presenza di un forno, costruito proprio per scaldare l’acqua.
“Se, dunque, per ovvie ragioni di prudenza e in attesa di completare le indagini nell’area limitrofa, è opportuno usare cautela nell’asseverare come vera l’ipotesi balneum, questa comunque sembra prendere sempre più corpo – spiega il direttore scientifico degli scavi, Alessandro Giannoni – . Compatibili con tale quadro appaiono anche i risultati delle indagini svolte lungo il lato est dell’ambiente pavimentato in figlinum: malgrado la presenza di una estesa spoliazione, è stato infatti possibile verificare l’assenza su quel lato di un muro di chiusura, a vantaggio di un ampio varco che permetteva evidentemente l’accesso a un ulteriore ambiente, anch’esso per ora non indagato. In conclusione, le indagini finora svolte – prosegue Giannoni- permettono di riconoscere un impianto planimetrico articolato, dove si distinguono alcuni vani caratterizzati dal pavimento in opus figlinum, strettamente collegati tra loro, che paiono creare un percorso effettivamente compatibile con quello proprio degli impianti termali di età romana, la cui sequenza-base normalmente prevedeva l’accesso all’ apodyterion (o spogliatoio), da riconoscere nel vano nord, cui seguivano il frigidario, per i bagni freddi, forse da ricercare nell’ambiente non scavato ad est, il tepidario, ambiente di passaggio con temperatura intermedia, e infine il calidario, per i bagni caldi, da individuare nel vano sud, con annessa vasca”.
Si tratterebbe, dunque, di un piccolo balneum, nella versione semplificata senza ‘ipocausto’ (il sistema di riscaldamento ad aria calda sotto il pavimento che solitamente troviamo nei complessi maggiori) adeguata a un contesto rurale, dal tono medio, quale era quello di Tassignano. Ipotesi, questa, tanto più suggestiva in quanto, se confermata, costituirebbe la prima attestazione in assoluto di un impianto termale nel nostro territorio e aprirebbe a sua volta nuovi interrogativi sulla interpretazione dell’edificio di Tassignano e sull’identità dei suoi antichi abitatori, arricchendo ulteriormente il quadro delle conoscenze sulla storia antica del nostro territorio.
Nell’attesa che le ricerche future chiariscano definitivamente la questione è possibile visitare una piccola mostra dei materiali più significativi rinvenuti durante lo scavo, allestita dai ragazzi di Officina Fabvlae nelle sale del museo Athena, che sarà visitabile nei mesi di agosto e settembre. Tra i reperti in esposizione, si distinguono un ampio frammento di pavimento in opus figlinum , una coppa in Terra Sigillata tardo Italica, un frammento di una elegante coppa in vetro blu con costolatura e uno specillum o strumento per la toeletta femminile, in bronzo. Proprio la presenza di quest’ultimo manufatto potrebbe essere ulteriore elemento corroborante la tesi del balneum privato.
Una Capannori antica ancora tutta da scoprire che ogni tanto regala e fa riaffiorare pezzi della nostra storia. Occhio a dove camminate, dunque, chissà quante meraviglie si nascondono sotto ai nostro piedi.

Giulia Prete