Cane sacrificato 2mila anni fa trovato a scavi di Tassignano

31 agosto 2018 | 12:18
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Una scoperta inattesa. E’ quella che ha fatto il team di archeologi dello scavo di Tassignano che, dopo la scoperta della Domus Aemilia, hanno lasciato riaffiorare dalla terra un’altra sensazionale sorpresa: proprio lì, in quello che un tempo fu un ‘balneum’ di epoca romana, tra mosaici e sassi ecco spuntare infatti i resti di un cagnolino di, pensate, oltre duemila anni. Se nell’antico Egitto l’animale ‘’porta fortuna’’ era il gatto, sembrerebbe essere il cane, infatti, quello prediletto dai romani: deporre l’animale sotto la costruzione della casa era, per gli antichi, una funzione purificatrice e di protezione per il nuovo abitato. Un rito, per noi forse un po’ macabro, noto ma ancora molto difficile da documentare.

La scoperta è stata presentata questa mattina (31 agosto) a Tassignano dall’archeologo e direttore scientifico dello scavo Alessandro Giannoni, dal funzionario responsabile della zona di Lucca Neva Chiarenza, dal presidente del Gac Mauro Lazzeroni, dalla vice sindaco Silvia Amadei, dal consigliere della Fondazione Banca Del Monte che da sempre supporta gli scavi, Lamberto Serafini, e dalle dirigente vicario dell’istituto Carlo Piaggia di Capannori, Francesca Bini, con il quale il Gac collabora ormai dal 2014. Il ritrovamento del cane, in buono stato di conservazione e deposto su un fianco in una fossa ricavata all’interno della fondazione del muro perimetrale del balneum, si aggiunge alle tantissime clamorose scoperte del nostro territorio che da oggi può vantare anche una rara occasione di vedere quelli che erano i riti di fondazione del mondo antico. Proprio la particolarità della scoperta ha indotto gli archeologi a programmare la rimozione dei resti del cagnolino – con annessa la sua ‘cuccia’ di terra – al fine di preservarne l’integrità e consentirne lo studio in laboratorio e, magari dopo aver scoperto anche il sesso della bestiola, porlo nella collezione del museo Athena di Capannori.
“Ringrazio il Gac e gli archeologi che hanno collaborato e reso possibile questa straordinaria scoperta – ha detto la vice sindaco Silvia Amadei – Con questo ennesimo ritrovamento il nostro museo Athena si arricchirà ulteriormente diventando sempre più un museo invidiabile. E’ bello che anche i piccoli siti abbiano lo spazio che meritano’’.
Della stessa opinione anche l’archeologa Neva Chiarenza: “La vera bellezza per un archeologo sta proprio qui, nei piccoli siti: dei grandi ne è già stato parlato a lungo anche dagli studiosi del passato, fare scoperte del genere in comuni come Capannori non fa altro che alimentare la passione. E’ bello trovare un Comune come questo che fa fare attività anche ai più piccoli insegnando loro che la storia si può trovare dappertutto, non solo nelle grandi città”.
Ma c’è di più: insieme al cagnolino – che tra pochi giorni si godrà anche lo spettacolo della Festa dell’aria – sono stati ritrovati anche due piccoli ma importantissimi pezzi di storia…e di mistero.
“Nella terra che copriva il cane – ha detto Alessandro Giannoni – sono stati ritrovati anche due pezzi di ceramica. Niente di sensazionale, direte voi, il fatto è che si tratta di pezzi risalenti all’epoca pre-romana. Le mie sono solo ipotesi perché quei pezzi sono potuti arrivare fino a qui in mille modi diversi, ma molto probabilmente prima della nostra domus Aemilia qui c’erano anche stabilimenti etruschi”.
Quella del 2018 è la quinta campagna di scavi che, come molti ricorderanno, è partita nel 2014 anche grazie alla collaborazione dei piccoli archeologi della primaria di Capannori. Obiettivo di quest’anno era quello di completare le ricerche nella domus e verificarne l’interpretazione come balneum: proprio a tale scopo, sono stati effettuati ampliamenti delle indagini nelle aree contigue all’ambiente le quali hanno fornito dati che confermano il quadro proposto, aggiungendo alcuni importanti tasselli alla storia del sito. In particolare, ha trovato conferma la presenza di un ambiente dove si svolgevano attività connesse all’utilizzo del fuoco necessario al riscaldamento dell’acqua. Lo scavo, ricordiamo, si inserisce nell’ambito del progetto Capannori Vetus del Gac che mira la creazione di un percorso archeologico che unisca i celebri siti di via Martiri Lunatesi e Tassignano col museo Athena. E chissà che altri scavi non ci regalino ancora una volta grandi e simpatiche sorprese.
La storia del sito. La storia di questo insediamento è di almeno cinque secoli e ci parla di un edificio sorto lungo le sponde del fiume Auser, progenitore del Serchio, al tempo della prima colonizzazione romana della piana di Lucca (180 a.C.), sviluppatosi nel I-II secolo d.C. e vissuto fino a quando una sepoltura femminile – Aemilia che appunto dà il nome a Domus Aemilia – non ne segnò in età tardo antica (IV-V secolo), la fine dell’uso abitativo a favore del l’utilizzo come area cimiteriale.
Il sito di Tax C è stato individuato dal Gac grazie a ricerche di superficie concluse da saggi conoscitivi effettuati nel 2002, che portarono alla luce cospicui materiali archeologici e lembi di una pavimentazione in cubetti laterizi.
Dei tre ambienti per ora messi in luce dalle indagini, in particolare ha destato interesse l’ambiente C, interpretabile come balneum – o impianto termale – caratterizzato dalla presenza di una pavimentazione in cubetti laterizi e di una vasca per i bagni.

Giulia Prete