Porcari, il 70% di pm10 deriva dai riscaldamenti





“Solo la conoscenza consente di affrontare con serietà il problema dell’inquinamento e della qualità dell’aria”. Si è tenuto ieri sera (4 marzo), nell’auditorium Da Massa Carrara, l’atteso incontro pubblico a Porcari sulla qualità dell’aria, organizzato dall’amministrazione comunale anche con lo scopo di rendere pubblici i risultati dello studio svolto sulla centralina di via Cavanis, che fu riattivata con fondi comunali per un anno. All’incontro hanno partecipato il sindaco, Leonardo Fornaciari, l’assessore all’ambiente Franco Fanucchi, la dirigente dell’agenzia regionale per la qualità dell’aria dell’Arpat di Firenze, Bianca Patrizia Andreini e il professor Franco Lucarelli, docente di fisica sperimentale all’università degli studi di Firenze. Presente anche un numeroso pubblico, che ha partecipato attivamente aprendo un dialogo con gli esperti, che hanno risposte alle curiosità e alle domande dei cittadini. Un tema molto sentito dalla Lucchesia, che negli scorsi mesi ha registrato numerosi sforamenti per quanto riguarda le polveri sottili. Durante l’incontro è emerso un dato: oltre il 70% del particolato primario in Lucchesia è dovuto a combustione fossile. Tra l’altro è stata anche lanciata la proposta di controlli più capillari e un monitoraggio più puntuale a livello di Pac.
La combustione domestica rappresenta infatti un’importante fonte di inquinamento atmosferico urbano da polveri, sia a livello mondiale che locale: nel nostro territorio oltre 70% del Pm10 primario è prodotto proprio dal riscaldamento domestico e più del 99% delle emissioni di polveri da riscaldamento domestico/terziario derivano dalla combustione di legna. Di queste, circa l’84% è dovuto alla combustione in caminetti aperti e stufe tradizionali. Più della metà dei riscaldamenti a biomassa, inoltre, si trovano nel territorio della provincia di Lucca. I numeri parlano chiaro: per riscaldare una casa con la legna inquiniamo come 4200 case equivalenti scaldate a metano. Per bruciare all’aperto una tonnellata di potature o di sfalci emettiamo più polveri sottili di un inceneritore o di un’industria che brucia materiale equivalente. I falò, infatti, non possono avere dei filtri.
Ad aprire l’incontro le parole del sindaco Leonardo Fornaciari: “Stasera andremo ad analizzare due aspetti: i dati della centralina di Porcari ed i dettagli dell’inquinamento. La centralina di via Cavanis, ricordo, è di proprietà dell’amministrazione comunale. Nel 2015 è stata interrotta la sua attività, poiché i dati della centralina di Capannori risultavano molto simili: i dati, quindi, erano doppioni. Da qui è partito un forte dibattito a Porcari, con la nascita di un comitato per riaccendere la centralina. In accordo con Arpat ed il comitato, la centralina di via Cavanis è stata riaperta per dare un contributo diverso. La nostra centralina è rimasta accesa nel dicembre del 2016 e per tutto il 2107, per un totale di 13 mesi. Adesso presentiamo lo studio interessante di questi dati. Il nostro Comune ha sempre investito risorse economiche per percorsi scientifici: continueremo su questa strada, sotto la regia di esperti. Solo la conoscenza consente di affrontare con serietà il problema dell’inquinamento e della qualità dell’aria. Queste saranno le sfide di tutti noi nel prossimo futuro”.
I dati forniti dagli esperti. Il professor Franco Lucarelli, ha presentato alla platea il progetto Airuse, uno studio per identificare le sorgenti del particolato atmosferico e quantificare i loro contributi in diverse aree urbane dei paesi del sud Europa, evidenziando similitudini e differenze rispetto alle città dell’Europa centro-settentrionale. Un progetto con lo scopo di sviluppare, testare e proporre strategie di miglioramento della qualità dell’aria per i paesi del sud Europa. L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento di Bianca Patrizia Andreini, che ha illustrato alla popolazione i risultati misurati della centralina di Porcari confrontata con quella Arpat collocata a pochi chilometri, nel territorio di Capannori. Quest’ultima è stata scelta dalla Regione come struttura di riferimento per tutta la Piana di Lucca e Valdinievole e fa parte quindi della rete ufficiale. Dai due interventi emerge un dato forte: oltre il 70% del particolato primario in Lucchesia è dovuto a combustione fossile. Bruciare legno è molto dannoso per l’aria, i dati parlano chiaro: “Bruciare un chilogrammo di legna – sottolinea Bianca Patrizia Andreini – in caminetto aperto equivale a percorrere 5mila700 chilometri con un auto a benzina Euro 0, 11mila500 chilometri con un auto a benzina Euro 4, 57 chilometri con un auto diesel Euro 0, 401 chilometri con un auto diesel 4; o bruciare 23 chili di pellet o 1.750 metri cubi di metano”. Proprio su questo dato c’è cattiva informazione: la combustione di legna, ma anche quella del pellet, è la principale causa del particolato primario. L’analisi del particolato raccolto sul filtro, infatti, consente di identificare la sorgente esatta dell’inquinamento. Le ordinanze dei Comuni, quindi, vanno rispettate sempre con buonsenso: il divieto di accensione degli impianti di riscaldamento domestico alimentati a biomasse, infatti, si applica nel caso in cui questo non sia l’unica fonte di riscaldamento presente e dell’utilizzo di legna da ardere per il riscaldamento domestico per tutti i camini che non garantiscano un rendimento energetico superiore al 63% ed emissioni di monossido di carbonio inferiori allo 0,5%. Il provvedimento non è valido per le zone collinari al di sopra dei 200 metri sul livello del mare.
Altri miti da sfatare: “Il problema parte da lontano, ci sono addirittura dei documenti che risalgono al 1600. La qualità dell’aria nel nostro pianeta è in miglioramento – affermano gli esperti -. A Londra, per esempio, non c’è più la nebbia dovuta alla combustione del carbone. Una situazione migliorata grazie a diversi interventi, è cambiata anche la coscienza delle persone. Anche nella Piana di Lucca si può notare questo miglioramento negli ultimi 15 anni. Questa però è una zona particolare e complicata, nel 2018 ha registrato la peggior situazione in Toscana dal punto di vista della qualità dell’aria. Serve mettersi al tavolo per studiare azioni per il bene del territorio: le istituzioni sono già a lavoro”.
I dati sulla centralina di Porcari. Lo studio ha evidenziato un fattore: i dati registrati nella centralina di via Cavanis, così come sottolinea Bianca Patrizia Andreini, coincidono con quelli della centralina di Capannori. “Dopo lo studio abbiamo visto che i dati coincidono – commenta l’assessore Fanucchi -. Per questo abbiamo deciso di investire risorse diversamente, senza creare doppioni per uno studio utile. A breve partirà un progetto della Regione Toscana su Capannori, abbiamo chiesto di investire per una cosa complementare a ciò. Vogliamo impiegare i soldi per qualcosa che non c’è”.
Il ciclo di incontri sulla qualità dell’aria proseguirà sabato 16 marzo, alle 9, dove il tema verrà affrontato da un punto di vista medico.
La proposta. Durante il dibattito di ieri sera è stato lanciato anche un progetto per instituire delle aree con un controllo più serrato sulla qualità dell’aria, con verifiche settimanali e multe. È questa l’iniziativa lanciata dall’assessore all’ambiente di Porcari Franco Fanucchi. Un progetto che mira al coinvolgimento dei 5 Comuni che fanno parte del Pac: Lucca, Montecarlo, Capannori, Altopascio e Porcari.
I dettagli del progetto. Un modo per affrontare il tema dell’inquinamento dell’aria, con l’individuazione di determinate aree con norme più rigide: “Stiamo studiando questo progetto, dove ogni Comune del Pac dovrà trovare un’area dove saranno istituite norme più restrittive, con più limitazioni. Un impegno per il bene del territorio: una volta a settimana, durante il periodo più critico per gli sforamenti di Pm10, tutte le municipali dovranno fare un pattugliamento serio per verificare abbruciamenti e traffico veicolare. Una parte dei proventi delle multe, dovranno essere investiti per il miglioramento della qualità dell’area. Questo è il progetto su cui stiamo lavorando”.
Claudio Tanteri