Pini (Progetto Comunità): “Congresso famiglie, un raduno per negare diritti”

Pierguido Pini consigliere comunale di Progetto Comunità di Montecarlo critica la partecipazione del Comune al congresso delle famiglie di Verona, “un raduno – lo definisce – della destra oscurantistica e integralista, che riunisce conservatori evangelici americani, nazionalisti ortodossi russi e ultrà cattolici italiani, che si è configurato come una specie di fronte neocrociato”.
“Ad organizzarlo – prosegue Pini nella sua aspra critica – una rete di gruppi ed associazioni antiaborto, antidivorzio, antigay, antiscuola pubblica, che cercano di rovesciare i loro messaggi in positivo, presentandosi come movimenti per la famiglia, per il matrimonio, per la vita, per l’istruzione fatta in casa. A queste parole viene aggiunto il termine tradizionale, quindi famiglia tradizionale, matrimonio tradizionale etc.Ma di quale famiglia tradizionale si parla? Della famiglia degli anni ’50? Di quella degli anni ’60? Di quella di oggi? La famiglia, ma vale anche per il matrimonio e per gli altri temi, è come la società, cambia, si evolve, si modifica, oggi ci sono le famiglie allargate, le famiglie composte da single. La parola famiglia viene utilizzata per coprire l’attacco che viene portato ai diritti civili, diritti che gli italiani hanno conquistato dal dopoguerra ad oggi, dal voto alle donne ad oggi. La parola stessa è esemplificativa diritti, quindi non dovere, non obbligo, ma libera possibilità di scelta. Nessuno è obbligato a divorziare, ma chi vuole ha la possibilità di farlo. I diritti civili non sono stati inventati dalle leggi promulgate, la necessità di diritti civili è espressione della società, sono nati nella società, sono nati dalla persone, sono nati nel rispetto di tutti. Il divorzio non l’ha inventato la legge, la legge è intervenuta per risolvere situazioni di disperazione, per consentire ai cittadini di uscire da una gabbia che dava infelicità, lasciare una prigione. La situazione della famiglia e del matrimonio (tradizionali) negli anni sessanta sono state esplicitate da Pietro Germi e da Marcello Mastroianni nel 1961 nel film Divorzio all’Italiana, dove Fefè, nobile siciliano decide di liberarsi della moglie Rosalia per vivere il suo amore per Stefania Sandrelli. Bene direte: divorzia, no la legge arriva 10 anni dopo. L’unica soluzione è il delitto d’onore, omicidio con lievissima pena e grande appoggio pubblico al nobile gesto. Ecco come ci si liberava di una moglie che non si amava più, era sufficiente una scusa per ucciderla e vivere felici con un’altra. Ed anche l’aborto non l’ha inventato la legge, era comunemente effettuato in clandestinità, dove le donne morivano per le scarse condizioni igieniche. La legge ha messo delle regole. Le donne morivano. In effetti i diritti civili hanno riguardato in primis i diritti che le donne non avevano e gli attuali attacchi sono rivolti proprio alle donne per limitare le loro scelte, per condizionare le loro decisioni, per farle restare subalterne al maschio. Ed, insieme alle donne si attaccano gli altri soggetti più deboli nella società. Ma indietro non si torna, non lo dico io, ma lo dicono migliaia di donne in tutta Italia, al di là della fede o dello schieramento politico”.