Capannori, tre appuntamenti per la Festa della Liberazione

La cerimonia di Capannori per la Festa della liberazione quest’anno si terrà a Colle di Compito, in linea con l’obiettivo dell’amministrazione Menesini di valorizzare le frazioni del territorio che hanno contribuito a difendere gli ideali della democrazia durante la seconda guerra mondiale. Giovedì (25 aprile) dalle 10,30 nel parco della Rimembranza, alla chiesa di Santa Maria Assunta si svolgerà la gioranta promossa dal Comune di Capannori con la collaborazione dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea in Provincia di Lucca e della comunità di Colle di Compito.
La Festa della liberazione si aprirà con i saluti del sindaco Luca Menesini e con la deposizione di una corona di alloro al monumento dei caduti. Momento importante della cerimonia sarà il battesimo della targa del 74esimo anniversario della liberazione dell’Italia. Alle 11 nella sede autonoma del gruppo Donatori di sangue e assistenza di Colle, Castelvecchio di Compito e Ruota sono in programma gli interventi di Emmanuel Pesi, storico dell’età contemporanea, Italo Galli, dell’associazione culturale Amici del melograno e Andrew Adams dell’associazione Monte San Martino trust. Seguirà l’esibizione musicale a cura della Filarmonica Puccini di Colle di Compito. La cerimonia si concluderà alle 12 con un momento conviviale a cura della comunità di Colle di Compito. “Quelli della memoria sono valori fondamentali – afferma l’assessore alle politiche per la comunità, Francesco Cecchetti -. Come amministrazione comunale siamo impegnati da tempo in un’azione finalizzata a tramandarli, soprattutto alle nuove generazioni, riscoprendo i protagonisti e i luoghi del territorio. Per questo in occasione di un anniversario dall’alto valore simbolico come il 25 aprile abbiamo programmato, grazie alla collaborazione di enti e associazioni del territorio, una serie di eventi, a partire dalla cerimonia in programma a Colle di Compito, per mantenere alto il ricordo di una pagina storica tragica come quella della seconda guerra mondiale”. Il 25 aprile sarà celebrato con altre due iniziative.
Martedì (23 aprile) alle 18 nella sala Pardi del polo culturale Artemisia di Tassignano è in programma la presentazione del libro Fulmine è oltre il ponte, vite sospese al di là della linea Gotica, di William Domenichini promossa da Comune e Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea in Provincia di Lucca, in collaborazione con Anpi Lucca. Dai racconti di un nonno che ha combattuto la Resistenza, tra i boschi e le valli della val di Vara, nasce un romanzo partigiano, in cui si narra del popolo e non dei re, dove i fatti realmente accaduti si fondono con le emozioni di chi le ha ascoltate fin da bambino, con la descrizione dei paesaggi e i luoghi in cui hanno lottato i partigiani, con la ricerca documentale che l’ha impreziosita, cadenzata dai versi di Italo Calvino: “Non è detto che fossimo santi, l’eroismo non è sovrumano“. L’iniziativa, alla quale sarà presente l’autore, si aprirà con i saluti del sindaco Luca Menesini. Sarà presente Giacomo Bini in rappresentanza di Anpi Lucca e l’incontro sarà moderato da Carlo Giuntoli della stessa associazione.
Venerdì (10 maggio) alle 18 sempre al polo culturale Artémisia di Tassignano e promossa da Comune e Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea in Provincia di Lucca, si svolgerà la presentazione del libro Il Sarto di Rughi, ricordi e appunti di vita di un internato in un campo di prigionia tedesco di Carmignani editrice scritto a quattro mani da Virginio Giovanni Bertini e Dante Unti. Il libro racconta la storia di quest’ultimo, porcarese oggi 98enne e allora sarto strappato al suo lavoro dalla chiamata alla leva obbligatoria nel 1939, coinvolto nel conflitto in Jugoslavia dopo l’inizio della seconda guerra mondiale nei contingenti che si ribellarono anche militarmente ai tedeschi tra l’otto e il dodici settembre 1943 a Ragusa (Dubrovnik), dove fu fatto prigioniero. Fu poi internato nel campo di lavoro di Stablack, a Kaliningrad. Furono circa trentamila quelli come lui deportati da quella zona della Jugoslavia nei campi di lavoro forzato. Riuscì a sopravvivere e a tornare a casa alla fine della seconda guerra mondiale.