Quella cena affollata a Segromigno e la paura del contagio a Capannori

Il sindaco: “Niente panico: seguiamo le regole per ridurre il contagio. Basta con la caccia all’untore”
Altre 6 persone contegiate dal coronavirus e vivono nel territorio del comune di Capannori. Un caso? No. Avrebbero partecipato tutte ad una cena piuttosto affollata che si è svolta il 21 febbraio scorso a Segromigno in Monte. C’era anche l’imprenditore di 59 anni che da qualche giorno è ricoverato alle malattie infettive di Lucca.
E da allora è scattato il panico fra i tanti (si parla di circa 50 persone) che vi avrebbero partecipato. Nessuno all’epoca avrebbe potuto nemmeno immaginare che quel momento conviviale sarebbe stato poi causa di tanta apprensione. Ma dai primi contagi e dal monitoraggio delle persone in quarantena arrivano anche le buone notizie: gli altri non hanno al momento sviluppato i sintomi tipici dell’infezione.
“La cena si è svolta il 21 febbraio scorso, e ci hanno partecipato diverse persone – conferma il sindaco di Capannori, Luca Menesini -. Il dato positivo è che coloro che erano alla cena ma che a oggi non hanno sintomi significa che molto probabilmente non hanno contratto il virus. Il virus – per trasmettersi – richiede il contatto stretto, quindi è normale che non tutti lo abbiano preso”.
“Il dato che invece dobbiamo monitorare – e che insieme a Asl e Regione stiamo monitorando – aggiunge – è quello delle persone che oggi sono già risultate positive o che comunque presentano sintomi. È fondamentale, se si presentano sintomi come tosse raffreddore e febbre stare a casa, chiamare il medico di famiglia e seguire le sue indicazioni. Non si può in questo momento dire ‘ho qualche linea di febbre, prendo la tachipirina e esco’. Non si può, dobbiamo essere responsabili, è importante per se stessi e per gli altri”.
“Dobbiamo riuscire – aggiunge Menesini – a rallentare i contagi e possiamo farlo tutti insieme, seguendo le prescrizioni del Governo: evitiamo gli assembramenti. Igenizziamoci spesso le mani, non tocchiamo bocca occhi e naso, starnutiamo e tossiamo coprendoci la faccia con il braccio, teniamo la distanza fra persone”.
“Ci tengo anche a dire un’altra cosa – avverte il primo cittadino -: smettiamola con la caccia all’untore, perché se ancora non fosse chiaro siamo tutti sulla stessa barca. Non c’è nessun cattivo che si prende il Coronavirus di proposito: a chi ha contratto il Coronavirus deve andare tutta la nostra solidarietà. E il nostro aiuto, a loro e alle famiglie”.
“Dobbiamo stare uniti – sottolinea Menesini – spingerci tutti a rispettare le regole: chi le infrange non è figo, è stupido. Perché evitare un’accelerazione dei contagi è l’unico strumento con cui possiamo combattere il virus. È l’unica opzione che abbiamo per evitare che non ci siano cure per tutti. Il nostro straordinario sistema sanitario (medici, infermieri, sanitari tutti e volontari) ha bisogno di noi: lui c’è sempre per tutti noi, a prescindere dal nostro conto in banca. È giunto il momento di dare una mano con scelte responsabili, umane e che domani ci faranno dire di nuovo orgoglioso di essere italiano”.