Cena ‘focolaio’ di Segromigno oggetto di studio sul covid

Areare i locali. Questa la precauzione fondamentale da adottare, secondo il sindaco Luca Menesini, per limitare la diffusione del Covid-19 soprattutto in vista dell’inverno.

Una precauzione semplice ma poco citata, venuta fuori sulle basi di uno studio scientifico condotto sulla cena di Segromigno del 21 febbraio scorso che, purtroppo, come ricorderete divenne un focolaio Covid per la Piana.

“Allora – spiega Menesini – i commensali e i titolari del ristorante non potevano sapere il rischio che stavano correndo, oggi invece lo sappiamo quindi facciamo tesoro dell’esperienza”.

Lo studio.

“Grazie alla disponibilità di 47 partecipanti alla cena di Segromigno – si legge in una nota del sindaco – il medico di medicina generale e tutor del corso di formazione  specialistica dell’Ordine dei medici di Lucca Franco Antonio Salvoni (che è anche un nostro consigliere comunale di maggioranza) – insieme a tre medici in corso di formazione specialistica – ha condotto uno studio scientifico sulle cause per cui quella cena sia diventata un focolaio Covid”.

Un abstract della ricerca è stato pubblicato sulla rivista scientifica Recenti progressi in medicina, rivista autorevole nel panorama italiano: “Dopo la cena (erano presenti 49 persone) – continua Menesini – sono risultate positive al Covid 26 persone su 47 (55,3%) di cui sintomatiche 24, e sono risultate negative 21 persone (44,7%), di cui sintomatiche 2. Il sintomo più frequente è stata la febbre”.

“Nei 14 giorni precedenti alla cena – si legge – si erano recate a Milano 6 persone, di queste 3 sono risultate positive e sintomatiche, e 3 negativi asintomatici.  Si ipotizza che il focolaio si sia sviluppato dalle 3 persone sintomatiche, che però al momento della cena non avevano ancora nessun sintomo manifesto. Questo porta i medici a dire che l’R0 (il numero medio di persone che ogni positivo può contagiare) della cena risulta essere compreso fra 7 e 8. Valori altissimi rispetto alla letteratura, che lo attesta sul 3,8″.

“Perchè questa discrepanza? Secondo lo studio – spiega il sindaco – ciò è dovuta verosimilmente alle condizioni in cui si è svolta la cena: ambiente chiuso non aerato, dimensioni contenute del locale rispetto alla densità dei presenti, assenza di misure adeguate alla prevenzione di un eventuale contagio(msacherine, distanziamento sociale, igienizzazione mani). Misure assenti, lo ricordo, perché la cena si è svolta prima che in Italia scattassero le misure e l’allerta per il nuovo virus”.

“Altro dato interessante – prosegue – è che 3 persone andate a Milano prima e poi presenti alla cena non hanno mai sviluppato alcun sintomo. Non hanno preso il Covid-19 a Milano, nè alla cena. Questo fa riflettere sulla possibile esistenza di fattori personali protettivi nei confronti dell’infezione. Infine la asintomaticità al momento della cena delle 3 persone state a Milano poi risultate positive conferma l‘ipotesi che gli asintomatici contagiano”. 

“Alla luce di questo studio – commenta Menesini – vi chiedo ancora più di prima di rispettare in maniera rigorosa e in ogni occasione le regole anti-contagio e di aggiungere, anche se fa freddo, la buona norma di areare le stanze, i locali, i posti in cui stiamo con altre persone. Oltre a non creare affollamento (e con i protocolli adottati non si creano) è importante ogni tot fare il ricambio dell’aria. A breve pubblicheremo questo studio sul sito del Comune, in modo che sia accessibile a tutti”.