Scontro con il cda, Villa Basilica esce dal consorzio per la gestione delle risorse agroforestali

3 novembre 2020 | 21:18
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Scontro con il cda, Villa Basilica esce dal consorzio per la gestione delle risorse agroforestali

Avviate le procedure per il recesso: “Gestione verticista e troppo improntata alla sola dimensione imprenditoriale”

Questa mattina (3 novembre) l’amministrazione ìcomunale ha deciso di dare inizio al procedimento per il recesso del Comune di Villa Basilica dal Consorzio per la gestione delle risorse agroforestali di Villa Basilica, del quale fa parte dalla sua costituzione.

A spiegare la decisione del Comune è il sindaco del Comune, Elisa Anelli: “Questa sofferta decisione – spiega – è stata determinata da due distinti, ma concorrenti ordini di motivi. Sotto un primo profilo, da qualche tempo si è registrato il progressivo orientamento del Consorzio verso lo svolgimento, oggi diventato prevalente se non esclusivo, di operazioni commerciali e finanziarie aventi carattere imprenditoriale, a sfavore delle altre attività previste dallo statuto. Non si è dato corso, ad esempio, alla pianificazione di tagli, della quale numerosi consorziati non imprenditori hanno lamentato la mancanza. Più in generale, sono venute meno le iniziative volte alla “salvaguardia dell’ambiente attraverso la gestione razionale dei boschi”, come recita lo statuto consortile, che costituivano la ragione prevalente dell’adesione del Comune“.

“Lo sbilanciamento verso le iniziative imprenditoriali – spiega il sindaco – ha coinciso con la decisione, presa dall’assemblea del 28 settembre, di trasferire la fabbrica del “cippatino” fuori dal territorio comunale, decisione che il Comune non condivide, ma della quale prende atto. Questo orientamento è confermato dalla proposta, oggi all’ordine del giorno, di trasferire anche la sede del Consorzio”.

“Sotto un secondo profilo – prosegue la nota – il Comune rileva che nella vita del Consorzio ha assunto una indubbia prevalenza il ruolo del Cda, il quale ha dato luogo a ripetuti conflitti con il collegio sindacale. Si è pervenuti così alla elaborazione di un regolamento volto a disciplinare l’attività del collegio sindacale, poi prudentemente lasciato cadere, e alla proposta, accolta dall’assemblea dei consorziati tenutasi il 28 settembre di “sospendere” sine die il collegio e di sostituirlo con un comitato di controllo nominato dal Cda”.

“Questa condotta – è il commento del Comune – è illegittima sotto più profili, poiché il Cda, e segnatamente il suo presidente non hanno convocato l’assemblea del 28 settembre nelle forme di legge; hanno omesso di convocare alcuni consorziati; hanno messo in discussione, peraltro oltre la mezzanotte, dopo oltre tre ore di dibattito, argomenti non previsti dall’ordine del giorno (sospensione del collegio sindacale e sua sostituzione con il comitato ci controllo), quindi non preventivamente conosciuti dai consorziati, alcuni dei quali avevano delegato gli amministratori a rappresentarli in assemblea, in contrasto con le più elementari regole delle deliberazioni assembleari”.

“Si è pervenuti, così – prosegue la nota – all’adozione di decisioni nulle, segnatamente nei capi che dispongono la sospensione “in autotutela” (così nel testo della deliberazione) del collegio sindacale e la sua sostituzione con un comitato non previsto dallo statuto e nominato dal Cda, ossia dall’organo destinato a essere controllato. Il cda è stato delegato anche a elaborare un regolamento che disciplini l’attività del collegio sindacale, una volta (non si sa quando) che quest’ultimo torni in vigore, con il paradosso che l’organo controllato (il Cda) è chiamato a regolare il suo controllore (il collegio sindacale). Il presidente del Cda è ben consapevole di avere chiesto all’assemblea di adottare decisioni che violano la legge, tanto che è dovuto sollecitamente correre ai ripari. Nel giro di trenta giorni dalla precedente assemblea, in piena emergenza Covid, ha convocato una seconda assemblea dei consorziati che è chiamata a tornare sulle sue precedenti deliberazioni, così da eliminare i presupposti o alcuni presupposti, della loro impugnazione”.

“È per questa ragione – spiega il sindaco – che oggi il presidente del Cda chiede all’assemblea dei consorziati di revocare la nomina dell’organo di collegio sindacale, come recita l’ordine del giorno dell’assemblea, quando questo organo era stato sospeso il 28 settembre. La presenza del collegio sindacale costituisce una condizione irrinunciabile per la partecipazione del Comune al Consorzio, tanto più quando nella sua attività prevale l’aspetto economico imprenditoriale. Questa esigenza è dettata dall’obbligo normativo, a carico del Comune, di perseguire la sana gestione degli enti a cui partecipa, con la costante verifica delle possibili ricadute sui bilanci pubblici, così da salvaguardarne gli equilibri finanziari attuali e futuri. Tale esigenza può essere soddisfatta solo alla previsione del collegio sindacale che operi secondo i parametri del codice civile. Peraltro, la controversia sulla soppressione del collegio sindacale ha posto in evidenza le lacune dello statuto e la sua impronta verticistica, fortemente sbilanciata verso l’organo amministrativo, con potenziale pregiudizio dei diritti dei consorziati tutti, non solo del Comune”:

“A questo riguardo – prosegue Elisa An elli – si consideri che non è previsto quorum costitutivo dell’assemblea dei consorziati, per cui delibere determinanti per la vita del consorzio, anche di carattere straordinario, possono essere assunte da una minoranza dei consorziati; i componenti del cda possono ricecvere dai consorziati sino a cinque deleghe di voto in assemblea, senza alcuna preclusione ne incompativilità, con il potenziale pregiudizio, così, del controllo dell’assemblea del cda; la previsione del collegio sindacale è solo eventuale, con la conseguenza che, se il collegio è non nominato, l’operato del cda è sottratto al controllo contabile e di legittimità, che non può fare capo ai consorziati o ad atipici comitati, considerata la valenza altamente tecnica e specialistica di questa attività”.

“Per tali ragioni – concude la nota – la pretesa del cda prima di sospendere, poi di revocare il collegio sindacale, oltre che inaccettabile è apparsa al Comune incomprensibile. Coloro che assolvono funzioni pubbliche, non necessariamente di carattere istituzionale, non possono sottrarsi al controllo del loro operato: è interesse primario e irrinunciabile che il controllo sia continui, efficace e svolto con la garanzia della massima professionalità del controllore.  Solo il collegio sindacale, istituito ed operante nelle forme di legge, assolve queste funzioni. Il Comune poteva impugnare la delibera del 28 settembre 2020, nulla sotto plurimi profili, instaurando così un aspro contenzioso giudiziari con una realtà associativa del territorio che vede la partecipazione di un numero rilevante di cittadini. Invece il Comune ha preferito prendere atto che l’indirizzo impresso alla conduzione del consorzio non consentiva più di perseguire i fini di pubblico interesse che l’avevano indotto a prendere parte alla sua costituziuone e alle sue attività. Peccato: un’occasione perduta per il Comune e per il consorzio”.