Villa Basilica, il caso del Consorzio acque e depurazione approda in Regione

11 giugno 2021 | 15:39
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Villa Basilica, il caso del Consorzio acque e depurazione approda in Regione

La consigliera regionale Valentina MercantI e il consigliere regionali Marco Niccolai presentano un’interrogazione sul tema

Il caso dell’alienazione del complesso immobiliare del Consorzio acque e depurazione da parte delle amministrazioni comunali di Pescia e Villa Basilica torna all’attenzione della Regione.

I consiglieri regionali del Pd, Valentina Mercanti e Marco Niccolai, hanno infatti presentato un’interrogazione per chiedere al presidente della giunta toscana “se sia a conoscenza della decisione assunta dalle amministrazioni comunali di Pescia e Villa Basilica di procedere all’alienazione del complesso immobiliare afferente al Consorzio Acque e Depurazione – nel quale risulta inserito l’impianto di depurazione di Veneri destinato al trattamento depurazione dei liquami civili e dei reflui industriali prodotti dal settore cartario – e se non ritenga opportuno, nel rispetto della propria competenza, monitorare il percorso e gli esiti della citata alienazione, alla luce della rilevanza dell’impianto”.

“Crediamo che si tratti di una vicenda delicata che merita attenzione, anche da parte della Regione – spiegano Mercanti e Niccolai – soprattutto per quel che concerne l’impianto di depurazione di Veneri, gestito dal Consorzio del Torrente Pescia Spa e dove, a detta dello stesso Consorzio, sembra risultino ancora in corso ‘numerosi lavori di miglioramento e potenziamento che hanno lo scopo di continuare ad adeguarne le capacità depurative all’evolversi dell’attività industriale e della normativa vigente in campo ambientale’. Per questi motivi e per diverse sollecitazioni da parte di cittadini abbiamo deciso di interessare la giunta regionale con la nostra interrogazione”.

“Fa molto riflettere – aggiunge Niccolai – che il Comune sede dell’impianto, ovvero Pescia, sia promotore di un processo che non riguarda l’affidamento della gestione, rispetto alla quale possono esserci differenti opzioni, ma la totale dismissione della proprietà stessa dell’impianto, perdendo dunque la ben che minima possibilità di poter esercitare una funzione di indirizzo e controllo su una tipologia di impianto che, per sua natura, ha rilevanti implicazioni ambientali su tutta la zona sud del Comune. È una scelta miope e profondamente sbagliata che segna il totale arretramento del Comune rispetto a temi su cui invece occorrerebbe semmai un ruolo di presidio ancor più rilevante”.