Reinterrato il sito archeologico di Tassignano: “Progetto gratificante”

Il gruppo di archeologi è riuscito a coinvolgere le scuole
Mercoledì (13 ottobre) scorso è stato un giorno particolare per il Gac. Si è infatti proceduto con il reinterro del sito archeologico di Tassignano Aeroporto, noto anche come Tax C o Domus Emilia, ponendo definitivamente fine a un percorso di ricerca e di divulgazione archeologica durato sette anni che, come si legge nella nota, “ha avuto momenti estremamente gratificanti”.
“Il progetto – si legge – aveva avuto le sue premesse quasi vent’anni fa, nelle ricerche di superficie condotte dal Gac nei campi limitrofi all’aeroporto di Tassignano, concluse nel 2002 con l’apertura di alcuni saggi esplorativi, ovviamente svolti in accordo con la Soprintendenza e i proprietari del terreno interessato, che portarono alla luce resti relativi ad un abitato di epoca romana. I semi gettati nel 2002 germogliarono però soltanto 12 anni dopo, quando nell’anno scolastico 2013/14 il Gac propose alla scuola primaria San Giovanni Bosco di Tassignano, oggi soppressa, ma allora in prima fila nell’impegno e nell’attenzione alla storia del nostro territorio, un progetto di scavo archeologico-didattico incentrato sul sito di Tassignano, che portasse avanti i due percorsi paralleli della ricerca e della didattica, coinvolgendo le classi quinte direttamente nell’attività di scavo”.
“Progetto indubbiamente ambizioso – prosegue il team del Gac – in primis in quanto aveva come presupposto la ‘concessione di scavo e ricerca archeologiche’ rilasciata dal ministero direttamente a un gruppo archeologico, caso decisamente poco frequente. In secondo luogo necessitava il reperimento dei necessari fondi, a integrazione di quelli messi a disposizione dalla scuola attingendo dal proprio fondo pof. Grazie alla passione e all’impegno di tutti gli scogli furono superati: il Gac ottenne infatti la Concessione da parte del Ministero e i finanziamenti necessari da parte della Fondazione Banca del Monte di Lucca e del Comune di Capannori. Il progetto dunque partì”.
“Da allora – raccontano – si sono succedute sette campagne di scavo, svolte nel periodo primaverile-estivo. A cinque campagne (le ultime due campagne si sono svolte ‘a porte chiuse’ per ovvie ragioni sanitarie) hanno partecipato circa 200 ragazzi della Don Bosco e 30 ragazzi dei corsi estivi organizzati dal Gac, ragazzi che hanno potuto fare un’esperienza ‘sui generis’, che ha permesso loro di toccare con mano la storia del territorio nel quale vivono. Altrettanto significativi sono stati i risultati conseguiti sul piano conoscitivo, che hanno permesso di ricostruire parte della storia dell’insediamento. Un edificio privato fondato tra II e I secolo a.C. dotato di un piccolo impianto termale (balneum), caso unico per il nostro territorio, che trova significativi confronti solo in ambito centro e sud italico. Ancor più eccezionale è stato scoprire che tale fondazione fu preceduta dalla deposizione rituale di un cane, il cui scheletro è stato trovato proprio alla base dei muri perimetrali e del pavimento in cubetti laterizi del balneum. L’edificio ha avuto vicende alterne nei primi secoli dell’era cristiana e, come in tanti altri insediamenti antichi del nostro territorio, nei secoli a cavallo tra tardo impero e inizio del medioevo (IV-VI secolo d.C.) ha visto la riduzione dello spazio abitativo e l’utilizzo di un vecchio ambiente del vecchio edificio per fini cimiteriali: sono state infatti ritrovate due sepolture, una di adulto, l’altra infantile. Innumerevoli, infine, i reperti mobili recuperati grazie allo scavo: ceramiche, oggetti e manufatti in bronzo, resti di fauna antica”.
“Insomma – prosegue il Gac – un vero e proprio scrigno ricolmo di informazioni, la cui chiusura il Gac annuncia con un velo di malinconia, ma con la soddisfazione e l’orgoglio per il bel percorso fatto in compagnia di tanti collaboratori e grazie al sostegno di tante istituzioni. Sono d’obbligo pertanto una serie di ringraziamenti. In primo luogo le insegnanti e gli alunni della ex Scuola primaria S.Giovanni Bosco di Tassignano, l’istituto comprensivo Piaggia di Capannori. Quindi gli archeologi: i funzionari della Soprintendenza Giulio Ciampoltrini e Neva Chiarenza, il cui sostegno è stato fondamentale ai fini della concessione ministeriale; il direttore di scavo, Alessandro Giannoni, e i suoi collaboratori Elena Genovesi, Massimiliano Piantini, Fabrizio Burchianti, Ilaria Rinaldi. Infine le istituzioni: Il Comune di Capannori e la Fondazione banca del Monte, in particolare i presidenti Alberto Del Carlo e Oriano Landucci, sempre sensibili alla tutela e alla conoscenza della storia del territorio lucchese, senza il cui fondamentale sostegno economico nulla sarebbe stato possibile. Se la ricerca sul campo è conclusa, continua comunque la divulgazione portata avanti dal Gac. E proprio la divulgazione dei risultati degli studi svolti sui ritrovamenti di Tassignano più recenti sarà lo scopo della prossima conferenza pubblica, organizzata presso l’auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca per il prossimo 20 novembre, nella quale in particolar modo Francesco Boschin, ricercatore dell’università degli studi di Siena, presenterà i risultati dello studio archeozoologico dello scheletro di cane trovato nel 2018, mentre il direttore di scavo Alessandro Giannoni presenterà i risultati delle campagne di scavo 2018-2020″.