No alla vendita del depuratore di Veneri, cittadini, politici e associazioni scrivono a ministro e prefetti

In una lettera il lungo elenco di dubbi sull’operazione: “Impianto inalienabile ai sensi del testo unico ambientale”
È ancora polemica sull’aggiudicazione per la vendita del depuratore di Veneri.
Cittadini di Villa Basilica e di Veneri, consiglieri comunali ed associazioni per la tutela dell’acqua pubblica, hanno scritto al ministro dell’interno ed ai prefetti di Pistoia e Lucca per annullare le delibere dei Comuni di Villa Basilica e Pescia e i relativi atti per la vendita.
“Ci sono molti aspetti – Rosanna Crocini, presidente dell’associazione Acqua bene comune Pistoia e Valdinievole, Rosella Michelotti del Forum toscano dei movimenti per l’acqua, Giovanni Bertilacchi, Tommaso Panigada, Alessandro Pennino e Cristina Tronchetti per i Cittadini di Veneri e Villa Basilica e Gianluca Flosi e Giancarlo Mandara, consiglieri comunali di Pescia e Villa Basilica – dal punto di vista amministrativo, erariale e penale sulle quali necessita fare chiarezza. Nella missiva oltre al richiamare le segnalazioni già effettuate ad Anac, Corte dei Conti – sezione regionale di controllo per la Toscana, procure della Repubblica di Pistoia e Lucca ed ai consigli comunali di Pescia e Villa Basilica e quanto già contenuto nei nostri articoli inviati in merito ai principali organi d’informazione del territorio abbiamo evidenziato ulteriori elementi”.
“L’impianto di depurazione di Veneri di proprietà del Coad (dei quali sono soci il Comune di Pescia e di Villa Basilica), in quanto di proprietà pubblica è inalienabile, come indicato dall’articolo 143 del decreto legislativo 152/2006 (Testo unico ambientale) che testualmente dichiara inalienabili “gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture idriche di proprietà pubblica…”; l’articolo 13 bis della legge regionale toscana 20/2006, al comma 1, stabilisce che i suddetti impianti possono essere soltanto concessi in gestione, contrariamente a quanto fatto credere ai consiglieri comunali di Villa Basilica, non potendo, per ovvi motivi, una norma regionale essere in contrasto con una legge nazionale; dall’esame dell’avviso d’asta del depuratore di Veneri si rileva inoltre che in realtà la cessione è relativa all’azienda come definita dall’articolo 2555 del Codice civile, che tra l’altro dovrebbe ricomprendere l’avviamento e come citato negli allegati “tutto il personale con contratto a tempo indeterminato già operante alle dipendenze del concessionario uscente”, mentre i consiglieri nelle delibere comunali hanno votato di fatto la mera alienazione “…del complesso immobiliare…”, come risultante dalle perizie estimative effettuate, con la concreta sotto estimazione del valore del complesso aziendale in vendita e possibili riflessi di danni erariali”.
“Le delibere di consiglio comunale – è il commento – appaiono quindi viziate nella forma e nella sostanza e quindi la vendita effettiva non collima con gli indirizzi dei consigli comunali di Pescia e Villa Basilica. Non è stato possibile fare per tempo una analisi dei bilanci del Coad in quanto lo stesso non ha mai depositato gli stessi al registro delle imprese pur essendone obbligato ai sensi dell’articolo 2615-bis del codice civile e nemmeno pubblicato sul proprio sito, non istituito, come reso obbligatorio dall’art. 29 del decreto legislativo 33/2013 e successive modificazioni. Eventuali pubblicazioni presenti prive di note integrative non hanno altresì alcuna valenza di legge. Il prezzo a base d’asta di 3.691.597,26 euro è motivo di parecchi dubbi anche in considerazione che dalla scheda dettaglio delle partecipazione estratta dalla pagina Amministrazione trasparente/enti controllati/società partecipate del Comune di Pescia si rileva un valore delle immobilizzazioni materiali, per l’anno 2018, ultimo pubblicato, di 6.786.447 euro. All’articolo 2 delle condizioni particolari dell’avviso d’asta viene precisato “l’acquirente è tenuto ad acquisire dal gestore uscente, Consorzio del torrente Pescia di Collodi, gli impianti, i macchinari e le apparecchiature, di proprietà dello stesso consorzio, a servizio dell’impianto di depurazione di Veneri, al valore di stima di 719.957,20 euro” di cui non viene fatta alcuna menzione nei verbali dei consigli comunali e nemmeno del verbale di assemblea del Coad del 10 dicembre 2020, ad ulteriore conferma che si tratta di un subentro nella concessione del citato Consorzio, cosa di fatto che si evince chiaramente dall’avviso d’asta. A tal proposito occorre precisare che nel contratto di appalto del 1990 per la gestione del depuratore di Veneri tra il Consorzio fra Comuni di Pescia e Villa Basilica (precedente al Coad) ed il Consorzio del torrente Pescia di Collodi era testualmente stabilito quanto segue: “I beni in consegna dovranno essere restituiti in piena disponibilità del Consorzio alla cessazione dell’appalto, unitamente agli impianti ed alle attrezzature che eventualmente verranno realizzati a cura e spese dell’appaltatrice”. Tale condizione contrasta fortemente con quanto sopra riportato nell’avviso d’asta”.
“Trattandosi inoltre di un subentro in una concessione cessata – conclude la nota – i beni di proprietà del Consorzio del torrente Pescia di Collodi costituiscono comunque dotazione del servizio idrico e, in quanto tali, essendo un “valore residuo” come previsto dall’ultimo comma dell’articolo 153 del decreto legislatico 152/2006, devono rientrare nel valore che costituisce base d’asta. In realtà nelle perizie estimative a corredo dell’avviso d’asta compaiono per soli 5.707,26 euro. Si produce peraltro di fatto un indebito vantaggio ad un soggetto partecipante all’asta che ha una riduzione di spesa pari a 719.957,20 euro (valore che dal contratto di appalto avrebbe dovuto ritornare nella piena disponibilità del Coad e quindi far parte del valore d’asta), che appare immotivata, per tutto quanto sopra riportato, mentre un altro partecipante avrebbe dovuto pagare, come riportato nell’avviso d’asta, il suddetto surplus di spesa di 719.957,20 euro al Consorzio del torrente Pescia di Collodi. E che dire delle esternazioni di un politico dell’amministrazione comunale che ad asta aperta interviene sugli organi di informazione indicando la presenza di un’offerta? Come faceva a saperlo? E come mai, come evidenziato da partecipanti all’apertura delle buste, l’unica offerta è arrivata dopo tale uscita a mezzo stampa? Per quanto riguarda l’essiccatore / inceneritore, nel bilancio Coad dell’anno 2016 lo stesso è riportato con un valore di 4.305.414,03 euro, mentre nell’avviso d’asta non vi è traccia di alcun riscontro economico, né è indicata una data certa per la sua dismissione in carico a chi si aggiudica l’asta, creando possibili elusioni di tale intervento. Con l’occasione auspichiamo vivamente che i vari enti ai quali abbiamo segnalate le diverse rilevanti criticità legate alla vendita del depuratore di Veneri, possano fare chiarezza totale sulla vicenda”.