Lupi a San Ginese, dal paese il tifo per i due piccoli: “Portateli in un rifugio”

Al momento non sembrano esserci ancora novità sulla sorte dei due lupacchiotti che, da diversi mesi, vagano tra le case di San Ginese di Compito
Al momento non sembrano esserci ancora novità sulla sorte dei due lupacchiotti che, da diversi mesi, vagano tra le case di San Ginese di Compito. Una storia, questa, che ha commosso molti e che ha fatto in poche ore il giro del web, ma che ha suscitato anche diverse polemiche.
L’appello per salvare i piccoli lupi arriva anche da Massimo Raffanti, residente in paese: “Sono nato e, da sempre, vivo a San Ginese. Dopo aver personalmente incontrato ieri in località La Speranza un piccolo canide che, dell’apparenza stanca e denutrita deambulava in mezzo alla strada, fermandosi e guardandomi con occhi supplichevoli e disorientati, mi sono deciso a raccogliere una sua evidente e visiva supplica. In tanti lo hanno visto ma da San Ginese, luogo di ripetuti avvistamenti, purtroppo, non è giunta finora nessuna soluzione definitiva all’aiuto da dare”.
“Da scrittore di libri ambientati nella natura ed in misteriosi vallate montane con relativi avvistamenti di aquile e lupi – prosegue – credo che anche in questa circostanza, sia giusto ritornare a ‘ballare con i lupi’. Come farlo? Dando risalto ad una storia che non è certo solo romantica. Sono un animalista e, proprio per questo, non solo mi dichiaro un fan dei due lupetti ritrovati, ma spero vivamente che questa storia sia maggiormente diffusa negli ambienti protezionistici. Anche per prevenire altre similari situazioni. Sto dunque con tutti coloro che adesso intendono salvare i due piccoli, preservandoli da altri episodi d’eccessiva umanizzazione”.
“Adesso la gente , commossa dalla storia, colloca pezzi di carne fuori dalle abitazioni ed in posti particolari del bosco. Il gesto, pare però che sia stato severamente vietato, sia dalle associazioni di volontariato che dai biologi. Da ultime confidenze – racconta – sembrerebbe che il lupo papà sia stato ucciso da un cacciatore dopo attacchi alle pecore, mentre della madre non si hanno notizie. Personalmente – conclude – ritengo che sarebbe giusto trasferirli, prima possibile, in un apposito rifugio per poi, una volta curati e più grandi, rilasciarli liberi in una riserva”.