Pm10, ecco le cinque piante che possono salvare l’aria nella Piana di Lucca

29 novembre 2022 | 15:14
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Rese note le linee guida a conclusione dello studio multidisciplinare: emerse correlazioni tra patologie cardiovascolari e respiratorie e alte concentrazioni di particolato

La Piana di Lucca è maglia nera per concentrazione del particolato nell’aria. Lo dice la condanna della Corte europea, lo conferma ogni anno il monitoraggio dell’Arpat e oggi anche i risultati dello studio triennale Veg-Pm10, sostenuto con 180mila euro dalla Fondazione Cassa di risparmio di Lucca.

Ma la ricerca condotta a partire dal 2019 dai dipartimenti di biologia e di scienze e tecnologie agrarie dell’Università di Firenze (capofila) insieme al Cnr, ad Arpat e al dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’Università di Pisa nei territori di Lucca, Capannori, Altopascio e Porcari non si ferma a questa constatazione. Se infatti, tra le diverse azioni che singoli o enti mettono in atto per contrastare l’inquinamento da polveri sottili, c’è la piantagione di nuovi alberi, quali di questi sono i più efficaci per combattere la diffusione del particolato? Dopo più di due anni di analisi genomiche incrociate oggi abbiamo la risposta: alloro, olivo, oleandro, magnolia e lauroceraso. Specie autoctone che, senza andare a minare la diversità del verde pubblico, adesso potranno muovere le amministrazioni locali – anche in questi giorni a lavoro per la messa in essere di nuove piante – verso una scelta consapevole e funzionale, soprattutto nelle aree della Piana dove i Pm10 la fanno da padrona, che come mostra il dossier – che sarà pubblicato ufficialmente il 12 dicembre prossimo – sono quelle urbano-traffico e industriali.

Non solo. Grazie al progetto è stata possibile l’installazione di 16 centraline low cost di monitoraggio della qualità dell’aria (quattro per ogni Comune coinvolto, dislocate per area urbano-fondo, rurale, industriale e urbano-traffico), fornite dal Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze che, sommandosi alle stazioni Arpat già presenti sul territorio, hanno permesso di incrociare i dati anche dal punto di vista epidemiologico. In particolare il dipartimento di ricerca dell’Università di Pisa – analizzando sul solo territorio di Capannori gli accessi al pronto soccorso mirati per specifiche malattie – ha concluso che esiste una correlazione tra patologie respiratorie e cardiovascolari e l’andamento annuale del Pm2,5 e Pm10 e quindi il conseguente innalzamento di entrambi i valori nei mesi invernali (quando aumentano le concentrazioni di particolato nell’aria) e la massima interdipendenza dei due fattori (maggior numero di ingressi negli ospedali e più alta presenza di polveri sottili) nelle aree urbano-traffico e industriali. Ad avere la peggio in salute, sempre secondo l’analisi del tasso grezzo di malattia condotta dallo studio, sono quindi gli abitanti di Paganico,  San Giusto di Compito, Toringo, Carraia e San Ginese di Compito mentre ad avere la meglio sono i residenti di Lappato, Castelvecchio di Compito e Colle di Compito.

studio pm10 aria piana di lucca fondazione cassa di risparmio

Questo è, in sintesi, quanto emerso dal progetto Veg-Pm10. Azioni multidisciplinari e integrate per il monitoraggio e la riduzione del particolato atmosferico nella piana lucchese, che adesso, arrivato a conclusione, potrà ‘guidare’ gli enti nelle scelte da attuare per la tutela dell’aria, della salute e del verde pubblico. Soddisfatto quindi il vicepresidente della Fondazione Cassa di risparmio di Lucca Raffaele Domenici, che nel corso della presentazione del progetto avvenuta questa mattina (29 novembre) in San Micheletto ha sottolineato l’attenzione dell’ente ai temi ambientali, ricordando il successo di Pianeta Terra Festivale i conseguenti 200mila euro stanziati per la messa a dimora di nuovi alberi, proprio nella Piana lucchese, per ‘riparare’ ai grandi flussi di gente che la manifestazione ha richiamato sul territorio – 14mila presenze – confermando il ritorno dell’evento nel 2023, dal 5 all’8 ottobre.

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A intervenire sono stati poi gli assessori competenti di tre delle quattro amministrazioni coinvolte, Daniel Toci (Altopascio) che ha annunciato la messa in cantiere sul territorio di 2mila nuove piante, Giordano Del Chiaro (Capannori) che ha definito il tema della qualità dell’aria “una priorità che riguarda la vita di tutti” ricordando che “non basta piantare nuovi alberi, ma servono azioni a tutti i livelli per tutelare la salute, senza che le colpe vengano fatte ricadere sulle scelte dei cittadini” e Franco Fanucchi (Porcari), che fresco di un incontro con le scuole per la Giornata dell’albero, ha parlato dell’importanza di affrontare il tema dell’inquinamento con le nuove generazioni e della divulgazione delle problematiche, ricordando come anche il Comune tra pochi giorni metterà a dimora nuove piante sulla collina che sovrasta il paese.

Dopodiché la parola è passata agli esperti e ai professionisti che hanno illustrato il progetto nel dettaglio, anticipando la pubblicazione ufficiale delle linee guida che saranno rilasciate lunedì (12 dicembre) sul sito luccagreenproject.it.

Il progetto nel dettaglio

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Il progetto ha preso il via nel 2020 con lo studio dei territori della Piana lucchese, a cui è seguita nel 2021 l’installazione delle 16 centraline lowcost di monitoraggio dell’aria e l’inizio della raccolta dei dati sui particolati. Dati che volta volta sono stati incrociati e approfonditi fino ad arrivare al 31 ottobre 2022 e al termine formale del progetto, i cui risultati saranno pubblicati a breve.

Come ricordato dal professore del dipartimento di biologia dell’Università degli studi di Firenze e coordinatore del progetto Federico Martinelli, le ‘azioni multidisciplinari e integrate’ hanno riguardato, in un primo stadio, l’analisi della qualità dell’aria (Cnr e Arpat) e l’analisi dei particolati nelle foglie di 13 specie (Unifi – Dagri), dopodiché si è passati alle analisi genomiche, ovvero allo studio delle risposte all’inquinamento nelle piante, per proseguire con le analisi epidemiologiche (Unipi) per valutare lo stato di incidenza delle patologie nella piana lucchese e infine alla divulgazione dei risultati.

“Grazie alle nuove centraline – ha spiegato Beniamino Gioli, dirigente di ricerca Ibe Cnr – abbiamo potuto ottenere un miglior quadro conoscitivo del territorio che si andasse a integrare a quello di Arpat, che comunque ha confermato quanto già sapevamo: nella Piana di Lucca, essendo una zona sfortunata per conformazione, si registrano elevate concentrazioni di Pm10 nell’aria, che vanno ad aumentare nelle zone più inquinate. Sebbene combattere questa situazione sia una sfida complessa, dobbiamo partire dal basso per contrastarla, approfittando dei rincari attuali per attivare atteggiamenti virtuosi accompagnati da un’adeguata tecnologia, senza rischiare di ottenere l’effetto contrario”. Della complessità del problema ha parlato anche Bianca Patrizia Andreini, responsabile del Centro regionale di qualità dell’aria, che ha ricordato come nel 2023 dovrà essere aggiornato anche il Piano regionale.

“Come Unifi in particolare – ha spiegato  Federico Martinelli, – abbiamo iniziato il progetto piantando due piante di alloro ad Altopascio, una in una zona trafficata, l’altra in una zona rurale. Dopo tre mesi abbiamo campionato le foglie e verificato come l’inquinamento avesse avuto un impatto sulla capacità della fotosintetica della pianta più esposta. Da qui abbiamo condotto analisi genomiche e individuato i geni che possono contribuire, anche in ottica futura, al miglioramento della pianta”.

“Infine – ha concluso Michele Totaro, dottore al dipartimento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie di medicina e chirurgia all’Università di Pisa – abbiamo condotto un’analisi retrospettiva sui dati che ci sono stati forniti dai pronto soccorso in merito ai residenti di Capannori che, nel 2019 e quindi pre-pandemia, hanno fatto accesso agli ospedali con patologie respiratorie, cardiovascolari o neoplasie. Su 458 indirizzi validati, ne abbiamo riscontrate 198 delle prime, 238 delle seconde e 22 delle terze, per le quali non abbiamo quindi avuto dati sufficienti per stabilire l’impatto dell’inquinamento. Dividendo il territorio in 40 frazioni e facendo una proporzione con il numero complessivo di abitanti di ciascuna aree abbiamo quindi visto che esiste una correlazione significativa tra le aree più inquinate e la maggior incidenza di questo tipo di patologie“. Incidenza questa che comunque non sembrerebbe distanziarsi troppo dalle altre zone della regione.