Porcari celebra il Giorno della memoria con l’Isrec e gli studenti della scuola media Pea

Fornaciari e Lamandini: “Oggi è ancora più forte la necessità di fare memoria tra i giovani”
Questa mattina (26 gennaio) il Comune di Porcari ha celebrato, in anticipo, il Giorno della memoria insieme agli studenti e alle studentesse della scuola media Enrico Pea.
Al centro dell’incontro, condotto da Nicola Barbato dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca, l’esperienza dell’internamento militare e della deportazione per motivi razziali e politici. Oltre al sindaco Leonardo Fornaciari e all’assessora alle politiche educative, Eleonora Lamandini, era presente il dirigente dell’istituto comprensivo di Porcari, Filippo Guidi.


“Fare memoria dell’Olocausto, dell’azzeramento di ogni diritto umano e della troppo facile indifferenza che ha accompagnato la pagina più nera del secolo scorso, è oggi un dovere civile ed etico. E così sarà domani – dicono Fornaciari e Lamandini – se oggi seminiamo bene. La memoria è come un orto che richiede cure quotidiane: la nostra società ha bisogno di braccia forti e cuori pazienti per rendere vivo, di anno in anno, il ricordo di ciò che è stato. Siamo certi che i giovani che questa mattina hanno potuto ascoltare l’intervento di Nicola Barbato abbiano ben chiara la loro responsabilità nel ripetere, raccontare, testimoniare quello che hanno conosciuto alle generazioni che verranno dopo di loro. I loro volti attenti e le domande che hanno posto sono il migliore antidoto affinché una barbarie come quella scaturita dalla violenza nazifascista non possa trovare più terreno fertile”.
“L’anno che abbiamo alle spalle – proseguono Fornaciari e Lamandini – ha rimesso in discussione la pace proprio quando pensavamo che non potesse essere più messa in discussione, non qui, non in Europa. Ma nessuna conquista è per sempre e non possiamo permetterci di esautorare il Giorno della memoria, relegandolo a formalità senza anima. Ecco perché crediamo fondamentale coinvolgere gli studenti e le studentesse della nostra scuola pubblica. Sono loro che torneranno a casa e condivideranno con la famiglia le storie di un passato con il quale la nostra società dovrà sempre fare i conti”.
“C’è infatti un pericolo molto insidioso – aggiungono Fornaciari e Lamandini – che ha bisogno di quei giusti anticorpi che solo la cultura e l’esercizio costante della memoria possono produrre. Se, infatti, la storia non fa sconti nel descrivere e analizzare l’atrocità del genocidio degli ebrei e delle persecuzioni razziali, politiche e di identità sessuale agite nei ghetti prima e nell’orrore dei campi di sterminio poi, il ricordo che ogni singola famiglia custodisce dai racconti tramandati è spesso un po’ diverso. La soggettività di quel nonno che ‘sotto il fascismo stava benissimo’ o di quella nonna ‘aiutata nei campi dalle camicie nere nel momento del bisogno’ rischia di imporsi sull’oggettività di discriminazioni e violenze. Abbiamo il compito, tutti noi, di dare forza ai fatti, ai numeri, e di tramandarli con la loro portata emotiva”.
“Non è un caso – concludono Fornaciari e Lamandini – che l’Istituto al quale ci siamo rivolti per questa interessante mattina di dialogo con la scuola abbia nel nome il riferimento alla Resistenza e all’età contemporanea, unite da un invisibile nesso di causalità: è grazie alla Resistenza, parola che il consiglio comunale del nostro capoluogo ha voluto espungere da un regolamento, che per il nostro Paese c’è un’età contemporanea, cresciuta su nuove basi, salda nei valori della Costituzione e nel rinnovato impegno per una memoria che da ogni 27 gennaio tragga linfa per tutto l’anno”.