Ballantini a Porcari: “Con il mio Petrolini ricreo l’atmosfera di 100 anni fa”





Parla il comico livornese reso famoso dalle imitazioni a “Striscia la notizia”: “Presto uno spettacolo sui miei 40 anni da trasformista”
Suscitare il riso dalla caricatura, dalla caratterizzazione dei personaggi famosi con i loro difetti e le loro peculiarità, nascono così le imitazioni di Dario Ballantini, entrare nella storia della televisione e della comicità. Da quella dello stilista Valentino a quella dell’omonimo pilota Valentino Rossi, figure iconiche che hanno dato slancio a Striscia la notizia.
Oggi Ballantini torna a fare un lavoro sulle origini della comicità mettendo in scena e riattualizzando i personaggi di Ettore Petrolini e lo fa dal palcoscenico dell’auditorium Vincenzo Da Massa Carrara di Porcari sabato (6 maggio).
Cosa porta sabato sera a Porcari e come sarà lo spettacolo? Che rapporto ha con la figura di Ettore Petrolini e con la sua arte?
“Questo spettacolo, che si chiama Ballantini e Petrolini, fa parte del mio repertorio e lo propongo ormai da anni. Ripropongo i personaggi più importanti dell’attore Ettore Petrolini, considerato il capostipite della comicità in Italia. Sabato sera, tra un personaggio e l’altro, mi trucco di fronte agli spettatori, in una postazione tipica dei camerini, che però è allestita sul palco, posizionata da una parte. Ci sarà uno specchio immaginario, dato che gli spettatori dalle loro postazioni vedranno mentre mi trucco e cambio personaggio. Ricreo l’atmosfera di 100 anni fa. Ho una grande ammirazione per Petrolini, e una profonda passione per la sua arte. Lui non era figlio di attori, si è creato da solo senza frequentare alcuna scuola. Ha sperimentato ed ha creato, fino a diventare il creatore della comicità e un’ispirazione per tutti gli attori comici che sono venuti dopo di lui”.
Qual è il suo rapporto con il teatro amatoriale locale?
“Io vengo dal teatro vernacolare livornese. Sono cresciuto in un ambiente amatoriale, non solo perchè anche mio nonno faceva parte di una compagnia amatoriale, ma anche perchè è stato la mia scuola. In generale, Livorno è ricca di realtà amatoriali, per le quali ho sempre provato e provo tutt’ora un certo fascino. E forse le preferisco”.
Lei è famoso per il suo lavoro a Striscia la notizia, cosa le ha regalato questa esperienza a livello umano e lavorativo?
“Innanzitutto sono grato ad Antonio Ricci per aver creduto in me. Lo ho conosciuto a Mediaset, che in quel periodo aveva indetto un concorso per giovani talenti al quale ho partecipato. Per la mia formazione, a livello lavorativo sono sempre stato molto indipendente, quindi sicuramente ho imparato anche a lavorare in un vero e proprio gruppo di lavoro. Insieme abbiamo capito che le mie imitazioni rendevano meglio sulla strada, a contatto diretto con le persone, invece che rinchiuso in uno studio. Lo abbiamo capito soprattutto quando ho interpretato Valentino, che è iniziato come esperimento. È stato veramente un onore per me lavorare lì”.
Chi sono oggi, secondo lei, i personaggi su cui fare satira?
“Direi che il personaggio migliore su cui poter fare satira è Ignazio La Russa. È un mio personaggio da tempo, infatti lo ho interpretato anni fa, ma ora che ha raggiunto una popolarità maggiore, regala molti più spunti per poter fare satira. Nel complesso, direi che ogni figura politica popolare oggi è perfetta. I personaggi politici sono diventati ormai il mio terreno”.
È mai capitato che qualcuno si sia arrabbiato per le sue imitazioni?
“C’è stato un episodio, in cui io e Alvaro Vitali a Striscia abbiamo imitato Vittorio Emanuele e la moglie Marina Doria (interpretata da Vitali), e abbiamo ricevuto una diffida. Il personaggio poi è scomparso, non per questa vicenda ma perchè Vittorio Emanuele è uscito di scena”.
La scuola del teatro ci insegna che per un attore è molto più difficile far ridere piuttosto che far piangere. Alla luce di questo insegnamento, cosa consiglia a un giovane che desidera intraprendere la carriera di comico? E soprattutto, quando è fondamentale l’autoironia in questo mestiere?
“Innanzitutto, l’autoironia è molto importante per sostenere questo lavoro. Io ad esempio, mi maschero e mi trucco sempre. Per quanto riguarda chi vuole fare questo lavoro, ho un principio: non si può fare se non si ha un dono. La prima caratteristica che serve è riuscire a far ridere le persone che ti stanno vicino, quindi familiari o amici, e vedere se questi ti spronano a intraprendere una carriera di comico. Poi seguono gli studi di recitazione e soprattutto della storia, ma il dono del saper far ridere rimane alla base della vita da comico”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“In programma ho tre spettacoli. Il primo è questo, Ballantini e Petrolini; il secondo è su Lucio Dalla, che è nato nel 2014 e che non smetterò mai di interpretare, perchè per me è un tributo al grande artista. Si tratta di trasformismo e imitazione. Infine, per i miei 40 anni di imitazioni, ho deciso di fare uno spettacolo sulla mia vita, racchiusa in 10 personaggi. Inoltre, ho in programma per giugno una mostra con le mie opere pittoriche a Vercelli”.