Lillero, grande partecipazione al progetto “Io sono l’altro” dedicato alle migrazioni

L’iniziativa sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha coinvolto l’artista Fabio Saccomani e l’attrice Giulia Perelli
Un percorso per sensibilizzare sul tema delle migrazioni, fra laboratori teatrali, performance e istallazioni artistiche.
E’ l’ultimo progetto firmato Lillero, Il vero mercato del baratto, di cui l’associazione di volontariato lucchese si è fatta promotrice grazie a un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dal nome Io sono l’altro. L’altro come migrante, in fuga da guerre e alla ricerca di una vita migliore, infatti, è stato il protagonista delle attività messe in campo nel mese di giugno dai volontari dell’associazione insieme ad altri attori, che hanno collaborato alla realizzazione di questa iniziativa.
A partire dall’attrice, performer e videoartista Giulia Perelli, con il laboratorio teatrale ospitato nella sede di Bi-Done al Foro Boario, che si è concluso con una performance aperta al pubblico durante una serata dell’Estate Lillero, a dimostrazione di quanto i partecipanti hanno potuto sperimentare durante i tre appuntamenti del corso.
“Il desiderio è stato il filo conduttore del laboratorio, – racconta l’attrice – un percorso di esplorazione dei propri ostacoli e delle proprie risorse. Il desiderio, infatti, è il motivo che spinge all’esodo i migranti, in fuga per una vita possibile, o migliore”.
“I tre appuntamenti si sono svolti al Bi-Done, tra i suoi oggetti in disuso, non finiti, separati da altri componenti che li renderebbero utili al quotidiano e quindi, in qualche modo, simbolici. Qui ho aperto uno spazio ‘creativizzante’ per stimolare e valorizzare la specificità e la capacità di ciascuno. Uno spazio senza giudizio, dove prendere coscienza delle proprie maschere e lasciarle fuori per ascoltare la parte più autentica di sé. Fiduciosa che stare nell’ascolto di sé sia la chiave per dare il via ad ogni movimento autentico, frutto di un processo personale, meraviglioso.. e creativo”.
“I partecipanti hanno così toccato momenti vitali intensi, confrontandosi con le loro dinamiche, resistenze, paure, evitamenti ed hanno così potuto far parlare il loro punto più sensibile, quello che scotta. Hanno attraversato vita, intimità, verità. Verità – spiega Giulia – è una parola stranissima, lo so, potrei dire ‘congruità’, aderenza tra anima, cuore, corpo. Il corpo è sempre il mio protagonista preferito, tendenzialmente abbandonato in questa società che tende a dissociarlo, limitarlo, ridurlo a forme di controllo come la razionalità, che se eccessiva porta ad una dissociazione dell’individuo. Ho proposto esercizi per dare spazio all’inconscio, nutrire l’immaginazione, ascoltare il proprio corpo e le emozioni, in un percorso che spero abbia portato vitalità”.




Da questo percorso è nata la performance andata in scena sotto gli occhi del pubblico il 28 giugno nei locali di Lillero in via Traversa di Parezzana 1, dal titolo Qual è la tua terra promessa?: un momento di comunione con i migranti che proprio in questo instante stanno cercando di andare verso ‘nord’. “E’ stata come una preghiera fatta col corpo e col pensiero: un modo per camminare insieme a loro, per partecipare al loro esodo”. Durante l’esibizione, “si è rotta l’idea del palcoscenico: la performance è partita dalle sedie del pubblico, che poteva unirsi alle partecipanti, per mettere a fuoco la propria percezione: partire dalla loro terra, dalla loro storia, da una loro afflizione e personale prigione, da una costrizione percepita nel corpo e avanzare verso un proprio desiderio, una speranza, un sogno, una propria terra promessa. Quel movimento ha dato vita a danze del corpo, lente ed uniche, come se fossimo, ora, insieme alle centinaia, migliaia di migranti che stanno andando verso quella speranza, nella stessa identica direzione. È stato come partecipare al loro viaggio, un esodo esteriore ed interiore”. Ad accompagnare l’esibizione, le voci di cronaca dei telegiornali sulle traversate migratorie, la poesia Profezia di Pier Paolo Pasolini, e infine, il solo rumore del mare. “Le partecipanti hanno poi scelto una persona dal pubblico e, se sentivano autenticità potevano dire: ‘Mi accetto per quello che sono, ti accetto per quello che sei’. C’è stata molta commozione, presenza, empatia ed unione creata in poco tempo, perché una performance, come ogni atto artistico, può essere uno strumento per imparare a conoscerci, avere compassione, sentire che io sono l’altro”.
Proiettata verso l’altro è stata anche l’attività proposta dall’altro protagonista del progetto di Lillero: è l’artista Fabio Saccomani, che nel mese di giugno ha accolto i ‘clienti’ del mercato del baratto con una singolare richiesta: quella di non voltarsi dall’altra parte di fronte ai morti in mare, ma scegliere di ‘metterci la faccia’. E farlo, non solo in senso figurato, ma letterale.
Fabio infatti invitava le persone a prestare il proprio volto per chi è scomparso fra le acque del Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Europa – “ad oggi – sottolinea – oltre 57mila individui” – attraverso la realizzazione di calchi di gesso del loro viso. Con l’obiettivo di creare una istallazione, ammirabile sulle pareti esterne di Lillero, dal nome Face the wall: un’iniziativa che l’artista, da vari anni, porta in giro per l’Italia e l’Europa.
“Face the wall – dice Fabio – ha l’intento di consentire alle persone che partecipano di prestare il proprio volto per tutti coloro che sono annegati nel tentativo di raggiungere il nostro continente. Perché prestare il proprio volto? Perchè il volto è il luogo dell’altro, è ciò che mostriamo agli altri e ciò che non vediamo mai: l’idea dell’opera è quindi prestare, dare i propri tratti, la propria faccia, come gesto di cura verso queste persone e corpi che non hanno identità né nome, molto spesso, quindi, neanche una sepoltura”.
“Persone impoverite da guerre, carestie, mutamenti climatici dovuti al colonialismo, che quando cercano di scappare per trovare un futuro migliore altrove, e riescono ad arrivare ai confini dell’Europa, trovano un muro. Trovano un’Europa sempre più intenta ad alzare barriere su una stupida retorica dell’invasione, del ‘noi contro di loro’. Poche decine di migliaia di individui stanno mettendo in mostra le contraddizioni di un’Europa che si configurerebbe come la patria dei diritti umani e poi questi diritti non li rispetta, lasciando che centinaia di donne, uomini, bambini muoiano in mare.. Ecco, questo è particolarmente odioso, perciò abbiamo deciso di creare un progetto artistico che sia da un lato un gesto di memoria, ma dall’altro di denuncia. Questo è Face the wall: un’azione per denunciare queste morti, facendole riaffiorare alla memoria e al cuore di ciascuno di noi, proprio come riaffiorano, come fantasmi, i calchi dei volti dai muri su cui vengono istallati”.




Questi calchi sono realizzati con una tecnica economica e replicabile, che utilizza una pasta fatta con materiali alimentari, sulla quale si imprime il proprio volto, resta il negativo e si cola del gesso. “Appena l’ho messa appunto, durante il lock down – continua Fabio – ho proposto a gruppi di persone, associazioni, amici e scuole, di realizzare i propri calchi e affliggerli sulle pareti delle loro sedi”.
Fra queste numerose sedi, dislocate in tutto il vecchio continente, adesso c’è anche Lillero, una realtà composta da “ragazzi molto attivi dal punto di vista dell’impegno civico e sociale, che quindi hanno subito raccolto la mia idea e la proposta di ‘metterci la faccia’” conclude.
In prima linea su numerosi temi, dalla sostenibilità all’inclusione, Lillero da sempre ‘mette la faccia’ sulle questioni di maggiore urgenza sociale. Fra queste, l’immigrazione: “Vogliamo farci portavoce di un messaggio positivo – afferma Violetta Menconi, presidente di Lillero – quello dell’accoglienza, dell’accettazione dell’altro e dell’inclusione, anche con attività inerenti rivolte alle persone che ci frequentano. Per questo, come associazione, ci siamo fatti promotori di questo percorso sul tema migratorio, un argomento con cui facciamo i conti tutti i giorni e su cui è necessario sensibilizzare quante più persone possibili”.
Per maggiori informazioni su Lillero, Il vero mercato del baratto e su tutte le iniziative dell’Estate Lillero visitare le pagine Facebook e Instagram dell’associazione.
