Il consigliere Zappia (Capannori Cambia) chiede trasparenza sulle indennità ai dipendenti pubblici

29 gennaio 2025 | 11:10
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Il consigliere Zappia (Capannori Cambia) chiede trasparenza sulle indennità ai dipendenti pubblici

L’esponente di opposizione: “Nella determina dirigenziale 32 del 21 gennaio 2025 non è chiaro se ci sia o meno l’obbligo di pubblicare i dati dei soggetti premiati”

Il consigliere di Capannori Cambia, Bruno Zappia, ancora all’attacco: “Sono consapevole che i miei controlli non piacciono ad una maggioranza di potere che nemmeno risponde o chiarisce ma io voglio che i cittadini sappiano, perchè (purtroppo) ho ragione, fino a prova contraria. Stavolta intendo spiegare come, in Comune a Capannori, si applichino le regole della riservatezza/privacy, di fatto contrastando spesso quelle della trasparenza/pubblicità”.

“Un chiaro esempio – spiega – ce lo dà la determina dirigenziale 32 del 21 gennaio 2025, che approva la liquidazione di circa, in totale, 45mila euro di indennità, riconosciute a 30 dipendenti, nell’anno 2024 incaricati di svolgere ulteriori specifiche responsabilità. Procedimento del tutto regolare, salvo che, nell’allegato elenco, parte integrante dell’atto, leggiamo 30 numeri di matricola con accanto la cifra spettante e fine della storia. Ciò nonostante che, nel testo della determina sia scritto, in premessa “dato atto che la presente determina non è soggetta agli obblighi di pubblicazione di cui al decreto legislativo 33 /2013” (legge sulla trasparenza). Al punto 6 della parte approvata, troviamo la dicitura “di dare atto che il presente provvedimento è soggetto a pubblicazione, ai sensi dell’articolo 19 del decreto legislativo 33/2013”. Allora, l’obbligo di trasparenza c’è o non c’è? E se c’è, come io credo, perchè nell’elenco dei 30 dipendenti pubblici, non si trovano comunque i nomi degli stessi? Quando occorre liquidare  compensi a professionisti o a ditte esterne, già incaricati di far qualcosa, i riferimenti nominativi ci devono essere, eccome. Perchè invece in questo caso è stata applicata una tutela di riservatezza?”.

“Garante privacy, Anac e giurisprudenza, concorde in merito – prosegue – sostengono come anche nei concorsi e nelle graduatorie finali (ma questo, ripeto, è definito solo un elenco) ex articolo 19 del decreto legislativo 33/2013 si devono evitare le eccedenze inutili, riferite soprattutto ai dati sensibili o comunque a tutto ciò che possa far riconoscere magari il cellulare di un soggetto o che ha problemi particolari eccetera. Ma qui si tratta di semplici nomi e cognomi, cui si liquidano somme da 260 a 2300 euro per lavoro svolto bene, in cifre probabilmente diverse a seconda del ruolo di appartenenza. E se ci fosse stata anche una valutazione di merito, perchè non si devono far conoscere i nominativi di chi l’ha raggiunta, visto che l’efficienza dimostrata va pure promossa?”.

“Ho notato che, sempre lo stesso dirigente alle risorse – prosegue Zappia – quando firma gli atti per inviare qualche dipendente a iniziative pubbliche esterne o a corsi di aggiornamento che l’ente paga, fa riportare nel testo i numeri di matricola invece dei nomi. Questa non è tutela di riservatezza ma oscuramento ingiustificato di dati, che contribuisce ad accrescere il fenomeno delle  ughe altrove, da parte dei dipendenti (l’ultimo caso di un funzionario che se ne è andato al Comune di Vecchiano è proprio di questi giorni) che forse non si sentono neanche gratificati da un appiattimento generale”.

“In sintesi, mi chiedo  – conclude – chi dovrebbe garantire legittimità e correttezza, anche e soprattutto in vicende di maggior consistenza economico- finanziaria, le leggi le conosce bene o no?”.