
Un milione di modi per morire nel west è il secondo film che vede l’autore dei Griffin Seth Macfarlane alla regia dopo il grande successo della pellicola Ted, ma la novità stavolta è che oltre ad essere cosceneggiatore e regista è anche attore protagonista. Il film parla delle difficoltà di un giovane pastore (Seth Macfarlane) lasciato dall’amore della sua vita e per niente a suo agio in un ambiente rude e pieno di pericoli come il far west. Le difficoltà diminuiscono nel momento in cui conosce una nuova ragazza (Charlize Theron), da poco arrivata in città, che però purtroppo è sposata con il cattivo di turno, interpretato da Liam Neeson.
L’ambientazione della storia è un west così tanto surreale e demenziale da ricordare a tratti Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks. Nel film di Brooks però l’utilizzo della comicità e del non-sense era ben strutturato ed intelligentemente incastrato all’interno della sceneggiatura, qui invece le gag sono casuali e la maggior parte delle volte totalmente inutili. La storia e la recitazione invece sono accattivanti e piacevoli (anche Seth Macfarlane riesce ad essere credibile nella sua interpretazione), così come la regia e la fotografia che senza osare mai troppo sono ben sfruttate al servizio dello spettatore.
In conclusione il voto è 5,5: è dai tempi della trilogia di Una Pallottola spuntata che i film demenziali sono realizzati con troppo sufficienza, perché ritenuto un genere di serie B.
Esistono due surrogati dei “veri” film demenziali: quelli “alla Scary Movie” con gag senza mordente, senza una ricerca vera sulla comicità e senza trama, oppure quelli come questo che non hanno il coraggio di essere totalmente demenziali e mescolano vari generi. In entrambi i casi comunque il risultato è scadente.
Damiano Baccetti