
È tornato il regista più controverso di tutti. Lo ha fatto ancora una volta a modo suo, col suo linguaggio e i suoi temi provocatori, rivolto come sempre a quella duplice cerchia di pubblico composta prima di tutto da chi lo ama, ma anche dai numerosi detrattori che non potrebbero, mai, perdersi un suo film.
“Quando penso a tutte le cose che ho fatto in vita mia, senza essere punito in alcun modo… Proverò a dividere la mia storia in cinque incidenti scelti a caso, in un periodo lungo 12 anni”. È il protagonista a raccontarci la sua storia.
Matt Dillon è un imperturbabile Jack lo Squartatore degli anni ‘70, un serial killer collezionista di vittime, di cadaveri, e di loro foto nelle pose più strane. È schiavo del proprio disturbo ossessivo compulsivo e della sua, totale, mancanza di empatia. Impreca per quello che fa, impreca perché non può farne a meno.
Rinominato dai giornali Mr.Sophistication, il suo spasmodico bisogno di uccidere è sempre meno ossessivo e sempre più rischioso, arrivando persino a sfidare la fortuna. Jack non ci mette molto a scoprire una verità che sembra quasi “autorizzarlo” a continuare il suo operato: nel mondo di oggi, il miglior modo per nascondersi a volte è non nascondersi affatto.
È possibile terminare la lettura della recensione di Marco Andreini su Project Movie.