‘Climax’, l’incubo febbrile di Gaspar Noè

19 giugno 2019 | 11:05
Share0
‘Climax’, l’incubo febbrile di Gaspar Noè

Un’esperienza, un viaggio assurdo e completamente fuori di testa che mixa alla perfezione ansia, erotismo, paura e follia. Siamo nel 1996 (il film è ispirato a un caso di cronaca avvenuto quell’anno) e venti giovani ballerini vengono selezionati per l’ingresso in una compagnia di danza che prevede, infine, un viaggio negli Stati Uniti. In seguito alle prove, i ragazzi organizzano una festa all’interno del collegio in cui alloggiano, che ben presto si trasformerà in un incubo…

Il Climax, questo il titolo del film, detto anche ‘gradazione ascendente’ è una figura retorica che consiste nel disporre più elementi del discorso secondo un ordine basato sulla crescente intensità del loro significato per creare un effetto di progressione che potenzia l’espressività del discorso. Questa premessa mi sembrava doverosa visto che il film orbita tutto intorno a questo, un film che rifugge da qualsiasi idea di struttura, al punto da iniziare dalla propria fine. Letteralmente, dai titoli di coda.
Gaspar Noé trascina ed immerge il proprio pubblico all’interno di un incubo febbrile, ambientato in una dimensione dalle sembianze oniriche, in un’atmosfera surreale che si presenta come uno sfondo allucinato davanti al quale i personaggi si aggirano con inquietudine, assenti, completamente fagocitati dalle allucinazioni della droga. Come ho detto è un viaggio totalmente assurdo dove tanti vorrebbero farsi rimborsare il biglietto. Personalmente, pagherei per rifarlo di nuovo.
Sono Mariaregina Fabbri, e nella mia recensione su Project Movie cerco di spiegarvi meglio il perché.