Fake news e deliri social nel primo fumetto da BookerPrize

3 novembre 2018 | 14:28
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Fake news e deliri social nel primo fumetto da BookerPrize

Folgorante l’incontro con Nick Drnaso, ospite oggi (3 novembre) in sala Robinson a Lucca Comics & Games. Al suo primo viaggio fuori dagli Stati Uniti, Drnaso – classe 1989 – è il primo fumettista della storia candidato al Man Booker Prize, premio assegnato al miglior romanzo in lingua inglese pubblicato nel Regno Unito con la ‘sua’ Sabrina (Coconino Press). Una graphic novel durissima, alla quale ha iniziato a lavorare nel 2014 e che, con una lucidità disarmante, senza sbavature, racconta il processo di costruzione di una fake news e di come, colpo dopo colpo, la manipolazione della realtà riesca a distruggere la vita delle persone che coinvolge. Intervistato dal giornalista di Repubblica Luca Valtorta, Drnaso ha parlato di sé, della provincia americana dove ha vissuto fino ai 20 anni, di Beverly (il suo primo lavoro, uscito nel 2016) e, chiaramente, di Sabrina.

Nomi di donna, scelti perché tanto significativi quanto indeterminati: titoli così non anticipano niente, in realtà, del contenuto narrativo. “Sono nato e cresciuto a Palos Hills, nell’Illinois, area metropolitana di Chicago – ha raccontato, con voce bassa – e poi, verso i 20 anni, mi sono trasferito in città, dove mi sono sposato. Ho condotto una vita semplice, in un ambiente chiuso e limitato, e questa cultura si riflette in Beverly perché per me era importante non scrivere niente che non fosse vero, niente che non conoscessi direttamente”. La passione per il disegno ha accompagnato Nick Drnaso fin dall’infanzia ma soltanto intorno ai 18 anni, a conclusione del ciclo di scuola pubblica, ha iniziato a pensare di poterne fare un lavoro. Obiettivo tuttavia raggiunto soltanto negli ultimi due anni: “La gestazione di Beverly è stata molto lunga – spiega l’autore – anche perché avevo pochissimo tempo per disegnare. Ho fatto il bidello, manutenzioni qua e là, e anche adesso, quando due quando tre volte a settimana, lavoro per un’azienda che produce spille: ero lì quando ho iniziato a ricevere richieste di interviste, a poche ore dalla notizia della candidatura di Sabrina al Man Booker Prize”. Nick Drnaso dà l’impressione di non essere cosciente fino in fondo dell’interesse suscitato dai suoi lavori. Sabrina è la storia di una donna scomparsa, che ‘riappare’ in un video pubblicato in rete: quello del suo massacro. Un evento messo in dubbio fino al paradosso – tanto da arrivare a negare persino la stessa esistenza di Sabrina – in un crescendo di teorie complottiste e deliri paranoidi. “Non sono iscritto a Facebook – racconta Drnaso – ma non serve esserci per capire che quello è il modo in cui in questo momento storico comunichiamo. I media sono camere che fanno eco: quando ho iniziato a scrivere Sabrina, nel 2014, il livello di consapevolezza del fenomeno in Usa era molto più basso. E mentre la mia storia procedeva, è iniziata la campagna elettorale, quello che oggi sappiamo essere stato un depistaggio ad arte sui social fatto di fake news moltiplicate: è così che quello che avevo da dire ha coinciso con l’attualità, una convergenza che ha dato una visibilità diversa alla mia graphic novel. Non è stato semplice disegnare schermi, tablet, cellulari e i loro contenuti rendendoli coerenti con la graphic novel”. L’ispirazione di Drnaso nasce tutta dalla realtà: “Leggo soprattutto quotidiani e saggi. Passo la maggior parte del tempo a documentarmi su quello che succede, la cronaca in particolar modo. Mi alimento di non fiction, ma certo leggo volentieri anche storie illustrate sebbene non sia mai stato un grande consumatore di fumetti main stream. Credo – continua Nick – che questo sia stato un bene: non ho mai fatto indigestione di niente e il mio interesse è rimasto costante nel tempo”. Tra i suoi più grandi amici e maestri, il disegnatore italo americano Ivan Brunetti: “Per me è un punto di riferimento, una persona capace di darmi sostegno e consigli preziosi, sia dal punto di vista creativo sia personale. Qualche anno fa – racconta – mi si è presentata l’occasione di andare via da Chicago, ma non ho accettato, anche perché mi sarebbe dispiaciuto perdere i contatti con lui”. Allo stand di piazza Napoleone si puà trovare sia Sabrina, sia Beverly. Del suo primo lavoro Nick Drnaso dice: “Ho raccontato l’America che conosco, per come è. Decadente, forse. Ma non ho voluto attribuire a nessuno dei miei personaggi giudizi positivi o negativi. È la storia di famiglia. Il figlio minore ha improvvise visioni violente. Ma è una sindrome, quella dei pensieri non voluti, che ti porta a immaginare scene che in verità non vuoi agire”. Nick Drnaso da qualche mese sta lavorando a un nuovo libro, ma nel frattempo si sta dedicando alla vetrofania e a illustrazioni per decorare il negozio di fiori di sua madre. “La mia vena creativa – conclude – è molto concreta. Forse ho ereditato questa caratteristica da mio padre: ripensandoci oggi, a lui è sempre piaciuto fare decorazioni artigianali o regali fatti a mano. Caratteristica che i padri dei miei coetanei, a Palos Hills, non avevano”.

Elisa Tambellini