Star di Narcos Messico: “Mai vista una convention così”

3 novembre 2018 | 09:59
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Star di Narcos Messico: “Mai vista una convention così”
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Star di Narcos Messico: “Mai vista una convention così”
Star di Narcos Messico: “Mai vista una convention così”

“Sono stato in altre convention in giro per il mondo, ma non hanno nulla a che vedere con quello che sto vedendo a Lucca”. Parola di Michael Pena, star di Narcos Messico e di molti blockbuster a stelle e strisce, affiancato dall’altro protagonista della serie, Diego Luna. Dal 16 novembre sbarca su Netflix un nuovo capitolo della storia dei cartelli della droga, che si sposta dalla Colombia al Messico: “Sarà un nuovo inizio – racconta Pena – non la quarta stagione di Narcos. Sono felice che il pubblico possa scoprire la grande qualità degli attori messicani”.

Gli attori affermano che questo nuovo lavoro ha significato pressioni e responsabilità: “E’ importante – riattacca Luna – che per persone sappiano cosa è accaduto realmente in passato, per comprendere al meglio il futuro. E’ una sfida anche nei confronti dei fan, che sono abituati a Narcos. Abbiamo bisogno di far capire loro come si è arrivati agli attuali rapporti tra Usa e Messico”. Sul punto Pena aggiunge: “Oggi, arrivando dal Messico, non puoi portare negli Stati Uniti nemmeno una bottiglietta d’acqua: allora ci trasportarono chili di cocaina”.
Ma che differenza c’è, viene chiesto a Pena, tra interpretare un personaggio Marvel come Ant-Man ed il protagonista di una serie come Narcos? “Chiaramente – afferma – in Marvel interpretavo un supereroe sopra le righe. Ad ogni modo faccio l’attore da 23 anni, non mi annoio mai ed approccio ogni nuovo lavoro con la stessa concentrazione”.
Nel bel mezzo degli anni Ottanta, il messicano d’origine Diego Luna – Felix Gallardo nella serie – prende il comando del pericoloso cartello di Guadalajara: “Non riesco a capire le motivazioni che hanno spinto il mio personaggio a fare quello che ha fatto, ma ho cercato di umanizzarlo il più possibile”. Quando l’agente della Dea Kiki Camarena (Michael Pena) si trasferisce con la moglie ed il giovane figlio dalla California per assumere il nuovo incarico, capisce rapidamente che il suo ruolo sarà molto più complicato di quello che immaginava.
I due protagonisti si dicono pronti ad affrontare eventuali ulteriori stagioni della serie: “Ho accettato questo ruolo – dichiara Luna – perché penso che questa sia una storia molto importante da raccontare. In dodici anni sono morte 250mila persone per la guerra della droga: vorrei anche che chi si droga in Europa si domandasse da dove arriva quella droga. Continuare con la serie? Se non piacerà ai fan non avrò più un lavoro (ride, ndr), ma spero vivamente di sì”.
Pena racconta di essere una persona piuttosto noiosa nel privato: “Mi piacciono gli scacchi, il golf e leggere. Oggi ho una figlia di 10 anni e la mia priorità è essere un papà: è bello pensare, un domani, di poter condividere il mio lavoro con lei”.
In una serie come Narcos il fascino esercitato dalle figure criminali potrebbe avere un’influenza negativa, secondo alcuni. Non è così per i protagonisti: “Non è arrivata prima l’arte, ma la vita – spiega Pena – né è arrivata prima la serie tv, ma la droga in Messico”. Anche secondo Luna “non c’è alcuna glorificazione dei criminali, anzi: lo guardi e capisci che non vuoi fare quella vita terrificante. Quando avevo quattordici anni ho guardato Quei bravi ragazzi, ma non ho mai chiuso un amico nel bagagliaio di una macchina. Narcos Messico non è soltanto ‘buoni contro cattivi’: parliamo di un sistema complesso, che coinvolge anche polizia, militari e governo, in entrambi i paesi. Noi vogliamo raccontare queste scale di grigio”.
Oggi Trump sta mettendo in piedi alcune proposte politiche, come quella del muro tra Usa e Messico, che fanno discutere anche gli attori della serie, ambientata in Messico ma prodotta negli Stati Uniti. “Conosco la retorica di Trump – afferma Pena – perché gli è servita per essere eletto. Ha parlato molto del muro, ma di fatto ancora non è stato costruito”. Per Luna, inoltre “Trump si preoccupa delle persone sbagliate. In ogni caso, stiamo assistendo a processi di radicalizzazione in tutto il mondo: penso alle recenti elezioni in Brasile, a quelle in Colombia o alla Brexit. Si sta diffondendo la cultura del ‘Me contro di te’ e non del ‘noi, insieme’. Questo è molto pericoloso”.

Paolo Lazzari

Le foto di Andrea Simi