Don Emanuele e il fantasy su Majorana: Farneta protagonista

Un sacerdote con il “vizio” della scrittura. Emanuele Andreuccetti, originario di Farneta, è un sacerdote che tornò a Lucca per proseguire i suoi studi e a cui piace scrivere e raccontare, in particolar modo del mondo “invisibile” dell’interiorità. All’auditorium della Fondazione Banca del Monte, in occasione di Lucca Comics and Games, ha raccontato e spiegato il suo nuovo libro: Luz. E se la tua città nascondesse molto di più di ciò che vedi. E il protagonista è un illustre personaggio.
Si tratta infatti di un romanzo che racconta il passaggio del noto fisico, studioso delle particelle, Ettore Majorana, a Lucca, e la cui vicenda è accompagnata da quelle di altri personaggi di Jonas Gentili, del professor Pacifici, un cabalista in pensione il cui nome deriva da quello professore ebreo, e di Ariel, un enigmatico personaggio che porta il nome di un angelo.
Emanule Andreuccetti, dopo aver visto delle fotografie che ritraevano Majorana in vacanza nella pineta di Viareggio, ha ipotizzato che probabilmente fosse passato anche da Lucca. Inoltre, dopo aver letto Sciascia, dal quale ha appreso che forse Majorana non si è realmente suicidato ma che in realtà si nascose in un monastero. E nel romanzo di Andreuccetti quel monastero diventa la certosa di Farneta per sfuggire e per nascondersi e proseguire le sue ricerche in un luogo protetto. È da qui che l’autore fa nascere tutta la vicenda, scegliendo come luogo natale del protagonista proprio la città di Farneta.
I personaggi del professor Pacifici e di Ariel nel romanzo rappresentano i mentori che guidano Majorana nel suo percorso di ricerca – una ricerca che l’autore definisce soprattutto interiore, di ricerca di sé stessi – e aiutarlo ad entrare dentro il mondo di Lucca, passando anche attraverso i misteri della città, misteri che Andeuccetti definisce “cartelli indicatori verso l’interiorità”, ricordando per esempio l’importanza che Lucca, nelle sue architetture e nel suo volto santo, ha rappresentato per i pellegrini della via Francigena, stimolando proseguimento del loro viaggio interiore.
La stessa copertina del libro richiama uno dei tratti misteriosi della città: il labirinto che si può ammirare nella colonna di destra della Cattedrale del Duomo di San Martino. Andreucci notò che, seguendo col dito i percorsi disegnati dal labirinto, si arriva sempre al centro di questo. Inoltre, come spiega l’autore, nella parte destra del labirinto si può notare la sagoma di un candelabro ebraico a sette braccia la cui base è a ovest e l’estremità, nella quale si inseriscono le lampade è rivolta a est, dove il sole sorge, come a voler simboleggiare la direzione che il pellegrino deve prendere per arrivare alla Cattedrale. Andreuccetti prosegue spiegando che in questa parte del candelabro si usava mettere delle lampade a forma di fiore di mandorlo, che era chiamato ‘Luz’. Andreucci ha interpretato questo segno come se si riferisse proprio a Lucca.
“Nei miei libri ho sempre raccontato anche di me e mi piace raccontare un altro piano della realtà, invisibile e nascosto agli occhi”, ha spiegato Emanuele Andreuccetti. “Siamo dentro – ha aggiunto – ad una manifestazione che porta fuori un mondo sommerso e ce lo fa vedere, così come i personaggi di Ariel e Pacifici portano Ettore Majorana dentro al mondo misterioso di Lucca e glielo fanno vedere, altrimenti questo piano che va oltre la realtà resterebbe soltanto nella fantasia delle persone. Attualmente c’è una domanda di ‘oltre’, ma mancano le persone che in sincerità e senza strumentalizzare questa esigenza, come Ariel e Pacifici, sanno aiutare le persone a ricercare questo oltre”.
Gloria Congiu