Gigi la Trottola fa 40 anni. Rokuda: ‘Quel ragazzino tenace ero io’

1 novembre 2019 | 12:40
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Gigi la Trottola fa 40 anni. Rokuda: ‘Quel ragazzino tenace ero io’
Gigi la Trottola fa 40 anni. Rokuda: ‘Quel ragazzino tenace ero io’
Gigi la Trottola fa 40 anni. Rokuda: ‘Quel ragazzino tenace ero io’

Gigi la Trottola, il ragazzino che eccelle in ogni sport ma non arriva a un metro di altezza, sta per compiere 40 anni. Un anniversario che il suo creatore, il maestro del manga Noboru Rokuda, ha scelto di festeggiare incontrando il pubblico di Lucca Comics & Games. Questa mattina (1 novembre) in Cappella Guinigi, ad attendere i bambini degli anni Ottanta, ormai quarantenni, c’era proprio Gigi – o Kappei, nome originale del protagonista – in tre dimensioni. Una statua realizzata a regola d’arte che ha richiesto ben 6 mesi di lavoro. Sì, perché la Jungle quest’anno, dopo aver omaggiato con le sue statue i personaggi di Occhi di gatto e Memole, ha dedicato le proprie energie a questo nanerottolo che usa la sua non-altezza per sbirciare sotto le gonne delle ragazze, col tenace obiettivo di trovarne una che indossa semplici mutandine bianche, senza righe, pois o merletti.

Il gadget alto 30 centimetri, con due espressioni facciali diverse, in vendita alla Japan Town, è stato sold out già al primo giorno di manifestazione. “Sono rimasto davvero colpito da questa creazione – ha detto il sensei Noboru Rokuda – perché è la prova più tangibile che Gigi è ancora un simbolo degli anime degli anni Ottanta”. Un periodo che ha portato numerose storie animate giapponese sui teleschermi dei bambini italiani; storie che, tuttavia, hanno subito qualche trasformazione rispetto all’originale: i nomi, per esempio, sono stati cambiati – in favore, talvolta, di nomi assonanti presi in prestito dalla cultura americana. E poi sono arrivati anche i tagli, soprattutto alle scene con riferimenti più espliciti alla sfera erotica. “Non ero a conoscenza di questo processo di de-giapponizzazione dei cartoni animati – ha detto Rokuda – e non posso che ringraziare il pubblico italiano per aver amato così tanto Gigi e averne compreso la forza. Si tratta di un manga prima e di un anime poi che io trovo molto intriso di riferimenti al Giappone”.
“Quando mi sono messo a disegnare questo manga – racconta l’autore – non volevo fare né una parodia del genere spoken, termine usato per identificare i fumetti dedicati a protagonisti dello sport che con fatica riescono a raggiungere i loro obiettivi, né un fumetto umoristico in senso stretto. Volevo fare proprio uno spoken, serissimo. Ma mentre disegnavo, è arrivato Gigi. Ha fatto capolino da solo, non l’avevo pianificato prima. La storia lo ha generato spontaneamente. E oggi, a distanza di quasi 40 anni – rivela – posso dire che ho messo molto di me in lui. Quando ho scelto di diventare un disegnatore di manga ho avuto tutti contro: sono nato in campagna, la mia famiglia non vedeva futuro in questa professione. Io, però, ci ho creduto. Il mio desiderio più grande era che venisse riconosciuto il mio valore. Mi sentivo solo, non avendo frequentato una scuola di disegno non avevo nessuno a cui rivolgermi e potevo contare solo sulle mie forze, sulla mia determinazione. Come Gigi, che in fondo parte svantaggiato perché è molto basso. È un personaggio autobiografico: a un certo punto mi sono accorto che per andare avanti avevo bisogno di trarre forza da Gigi, dalla sua ostinazione. E pensare che se guardo alle tavole disegnate allora, le trovo proprio scarse”. E a chi l’accusa di aver creato un personaggio che può risultare antipatico, come spesso accade ai geni, Rokuda risponde: “Vero, tanto più perché Gigi è molto convinto di sé. Se la cava bene anche con le ragazze, riceve decine di lettere d’amore. Credo che sia la sua ‘caccia’ alle mutandine bianche lo renda divertente. Volevo creare un personaggio in grado di trarre energia e motivazione dai personaggi femminili e credo di esserci riuscito”. C’è un erotismo a misura di ragazzino, in Gigi la Trottola, ed è stato accolto senza pruderie. Gli editori hanno lasciato carta bianca al suo autore: “La libertà lasciata dagli editori negli anni Ottanta era totale. Non prevalevano logiche commerciali, il prodotto-manga era percepito come espressione artistica e per questo non poteva che essere libera. Ricordo – continua Rokuda – che quando ero alle prese col manga, non pensavo ai miei lettori come a dei ragazzini. Anzi, scrivevo per un pubblico adulto. E ho continuato a farlo anche dopo che è entrato in produzione l’anime: per un periodo, infatti, manga e anime sono usciti in parallelo”. Due linguaggi che, per Rokuda, stanno l’uno all’altro come un film sta a un dipinto. Anime e manga sono diversi perché diversa è la trasposizione dello scorrere del tempo.
Le possibilità di incontrare Noboru Rokuda a Lucca Comics & Games non sono finite: alle 15 di oggi (1 novembre) sarà nel salotto nerd dell’Agorà e domani (2 novembre) alle 12 in sala Tobino, showcase con il maestro sulla genesi di Gigi la Trottola.

Elisa Tambellini