Pestaggio a Ponte S. Pietro, fermato il presunto aggressore

E’ un operaio di 39 anni, residente a Lucca, ma originario di Roma l’uomo che gli inquirenti ritengono il presunto aggressore di Rossano Barsotti, il camionista 44enne di Sant’Anna, pestato a sangue la sera di venerdì scorso e ritrovato l’indomani mattina privo di sensi, vicino alla sua Golf cabrio, in uno spiazzo lungo il fiume, a pochi metri dalla piscina Reset H2O (Articolo e foto). E’ il compagno della donna con la quale Barsotti aveva avuto una relazione clandestina, all’insaputa dell’operaio che gliela aveva presentata. La vittima e il suo aggressore, infatti, si conoscevano, secondo quanto ipotizzato dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Mariotti. E da poco l’autotrasportatore che aveva deciso di mettere fine alla relazione con la donna l’aveva confessato all’amico. Che non l’ha presa per niente bene, tendendogli un agguato, con la complicità, sostengono sempre gli investigatori, della donna.
La ricostruzione degli inquirenti. L’operaio, A. S. le sue iniziali – di cui, pur conoscendole, non pubblichiamo le generalità, visti i tanti aspetti della vicenda che debbono ancora essere chiariti -, ora è stato colpito da un fermo di pg, che deve ancora essere convalidato dal gip, ma le indagini sul violento pestaggio sembrano tutt’altro che concluse. Anzi gli investigatori cercano ancora un complice: il sospetto, infatti, che all’aggressione abbia preso parte una seconda persona è maturata negli inquirenti sia per le gravissime lesioni provocate alle vittima, sia da elementi che emergono dall’esame delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del Reset, che avrebbero evidenziato la presenza di un’altra persona, non ancora identificata.
Sia la fiamma di Barsotti che il suo compagno sono stati individuati già dalle prime ore successive al ritrovamento dell’ex parà agonizzante a Ponte San Pietro: entrambi sono stati convocati in caserma e messi alle strette ma, specie l’operaio, di fronte al magistrato ha fatto scena muta. I carabinieri tuttavia sospettano che l’operaio e la compagna fossero d’accordo. Lei avrebbe telefonato a Rossano Barsotti invitandolo ad un incontro sul fiume al quale non avrebbe trovato soltanto la donna, ma anche i suoi aggressori. I carabinieri hanno messo insieme in un tempo record tutti i pezzi di un puzzle che sulle prime era apparso un vero e proprio giallo, smontando anche il movente che l’amante di Barsotti e il suo compagno si sarebbero costruiti per evitare guai. Hanno detto, infatti, che venerdì sera si trovavano in un locale di Pisa per fare una bevuta, però ci sono particolari ricostruiti dagli inquirenti che li inchioderebbero.
Tra questi la testimonianza del vicino di casa di Barsotti, con il quale il camionista si trovava a cena venerdì sera, poco prima che la sua ex amante gli telefonasse per invitarlo ad un appuntamento sul fiume, a Ponte San Pietro. Sarebbe stato lo stesso Barsotti a rivelargli dove sarebbe andato, nel salutarlo. Poco dopo l’ex parà ha telefonato anche a sua figlia che insieme al fratello era a casa dell’ex moglie di Barsotti. Rossano ha spiegato che non sarebbe passato a prenderli venerdì sera, perché doveva incontrare la donna che aveva appena lasciato. Nei confronti di quest’ultima non sono state applicate misure, ma la sua posizione resta al vaglio degli inquirenti.
Gli investigatori non hanno dubbi: alla base della violenza c’è la gelosia. Barsotti infatti che conosceva il suo aggressore, si era invaghito della sua compagna, con la quale aveva intrattenuto una relazione all’insaputa dell’amico per circa un anno. Recentemente si era deciso a troncare quel rapporto e aveva confessato tutto all’operaio accusato di averlo ridotto in fin di vita. Per qualche tempo i due non si erano più visti, fino a venerdì sera. Barsotti ha portato i suoi figli dalla ex moglie nel pomeriggio, prima dell’inizio della partita dell’Italia, poi è tornato dal suo vicino con il quale ha cenato guardando l’incontro. Poco prima delle 21 il cellulare di Barsotti squilla. E’ la sua ex amante che lo invita ad incontrarla sul fiume a Ponte San Pietro. Barsotti riattacca e saluta il vicino di casa, spiegando che andava ad incontrare quella donna. Sale in macchina e raggiunge il luogo indicato per l’appuntamento, a poco più di un chilometro da casa sua. Nel frattempo però scrive un sms alla figlia maggiore, avvisandola dell’incontro e del fatto che non sarebbe potuto tornare a prenderli dalla madre. Poi raggiunge l’ex Casina Rossa, dove arrivano con un’auto la donna e, a sorpresa, il suo compagno. Forse – è il sospetto degli inquirenti – c’è anche un’altra persona. Inizia una discussione e si arriva presto alle mani. Barsotti ha la peggio: cade a terra, incalzato da calci e pugni. Poi tutti si allontanano, lasciandolo a terra agonizzante e in una pozza di sangue.
Il fermo del presunto aggressore. “Volevo vendicarmi, ma non uccidere”. E’ quello che avrebbe detto agli investigatori l’operaio di 39 anni sospettato dell’aggressione. Gli inquirenti sono giunti a lui fin dalle prime ore successive al pestaggio e nella tarda serata di sabato è scattato invece il fermo di pg, con l’accusa di tentato omicidio. In parte l’uomo avrebbe già ammesso di aver aggredito Barsotti, ma sulle prime ha cercato di negare, fornendo un alibi – risultato non credibile agli investigatori – e spiegando di essersi procurato i segni e i lividi sulle mani facendo lavori di giardinaggio a casa. Tutto falso, secondo i carabinieri che l’hanno interrogato già nel corso della giornata di sabato. Tra l’altro anche la sua compagna sarebbe crollata, facendo le prime ammissioni, anche se nei suoi confronti non risulta al momento alcuna misura.
Le indagini. Un giallo risolto in tempi record dai carabinieri, anche se sulle prime è stato complesso ricostruire come si erano svolti i fatti. A dare l’allarme attorno alle 8 del mattino era stato il bagnino del Reset, trovando il camionista agonizzante, riverso sotto la parte anteriore dell’auto, in una pozza di sangue. Senza documenti, o cellulare, le chiavi inserite nell’auto rimasta aperta, Barsotti era stato trasferito d’urgenza al pronto soccorso del San Luca e poi trasferito all’ospedale Cisanello di Pisa, dove è ancora ricoverato nel reparto di rianimazione. I medici hanno riscontrato un grave trauma cranico e facciale, con gravi danni alla mascella destra e agli occhi e una frattura scomposta alla gamba sinistra. I suoi documenti personali erano stati gettati dagli aggressori in un cespuglio nei pressi della piscina, un modo forse per far perdere tempo agli inquirenti che però sono riusciti a chiudere il cerchio velocemente. A terra, nella stradina sterrata vicino al Reset, hanno trovato subito un mazzo di chiavi: erano della casa di Barsotti, dove i militari sono andati a caccia di elementi utili per ricostruirne identità e raggiungere i familiari. Alla fine, ascoltando il vicino e contattando la figlia, la pista passionale è apparsa come quella più credibile. E gli inquirenti l’hanno battuta dall’inizio, fino all’epilogo giunto nella serata di sabato. Ora però le indagini proseguono: c’è il sospetto che all’aggressione possa aver preso parte una seconda persona. Non solo, restano ancora alcuni dettagli da chiarire, come ad esempio se siano state usate armi per il pestaggio.
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