
di Roberto Salotti
Il supermercato della droga era nel bosco. Nascosto fra gli alberi e i rovi, dietro al cimitero di Castiglioncello di Nozzano. I pusher, invece, erano controllati dalla stessa famiglia di tunisini, che per l’accusa spacciava a giovani e giovanissimi, ma anche ad insospettabili professionisti di mezza età, tra le province di Lucca, Pisa e Pistoia. Una catena di montaggio in cui, sostengono gli inquirenti, ciascuno aveva il suo ruolo: i minorenni (due sono finiti in manette) si occupavano dello spaccio al dettaglio – soprattutto di eroina -, ma erano anche coloro che fornivano, in caso di arresto, l’alibi agli spacciatori maggiorenni, prendendosi ogni responsabilità di fronte al giudice, potendo usufruire comunque dei benefici di legge previsti per i minorenni. Gli altri invece si occupavano del traffico, anche all’ingrosso, degli stupefacenti, facendo attenzione a cambiare spesso il nascondiglio per la droga, sempre conservando i luoghi selezionati e prescelti. Tutti sulle colline dell’Oltreserchio, tra Nozzano e Castiglioncello. Luoghi impervi, ma da cui si controllavano tutte le vie di accesso e che soprattutto consentivano una facile via di fuga e veloci collegamenti o spostamenti fra Lucca, Pisa e la Versilia.
Otto le persone che sono finite in manette – sette arrestate in flagranza di reato e un’altra colpita da ordinanza di custodia cautelare in carcere – nell’ambito dell’indagine dei carabinieri del Norm e del nucleo operativo di Lucca, che prende il nome – Bush pusher – proprio dal fatto che gli spacciatori si servivano del bosco, per nascondere la droga. I risultati non sono mancati: oltre agli arresti, i militari hanno sequestrato complessivamente circa 220 grammi di eroina e segnalato alla prefettura una quindicina di assuntori. Ma il giro, secondo l’accusa, era molto più vasto: l’ipotesi, infatti, è che il supermercato della droga nascosto nel bosco servisse al giorno fino a 30 clienti, che diventavano molti di più nel fine settimana.
Le indagini. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, è partita nel maggio di un anno fa, dopo che ai militari era giunta la segnalazione di uno strano via vai nei boschi dietro al cimitero di Castiglioncello. I militari, appostati in zona, hanno osservato alcuni degli spacciatori finiti in manette, arrivare al parcheggio dietro il cimitero e poi scomparire nel bosco tra la vegetazione. In pochi giorni erano scattati i primi sequestri di droga, in tutto 10 grammi, suddivisi in dosi da 0,5 fino ad un grammo circa l’una, che avevano portato alla segnalazione dei primi fermati. Da qui le indagini hanno preso sostanza e i carabinieri si sono resi conto di aver imboccato la strada giusta per smantellare un vasto giro di spaccio.
I pusher ripresi dalle telecamere. Grazie ad una ventina di telecamere piazzate nel bosco, i carabinieri sono riusciti ad osservare i pusher in azione, ricostruendo le loro abitudini e i loro spostamenti. Ma soprattutto accertando gli orari per lo spaccio, dall’una del pomeriggio fino alle 19 di sera. La tecnica era quasi sempre la stessa: al cliente veniva dato appuntamento sul luogo indicato con un sms sul cellulare, da utenze telefoniche che venivano cambiate molto frequentemente dai presunti pusher, in modo da evitare le intercettazioni. La droga veniva invece pesata e suddivisa in dosi nel bosco, dove veniva lasciata in luoghi ben nascosti e recuperata soltanto quando il cliente era sul posto e quando c’era la certezza di non essere osservati da nessuno. Lo spaccio al dettaglio, invece, veniva affidato ai minorenni. Gli adulti si occupavano della logistica, secondo l’accusa: i contatti con i fornitori, l’acquisto delle partite di droga, la scelta dell’appuntamento e la gestione del denaro ricavato. Ma agivano sempre in coppia con il minorenne, in modo che, in caso di arresto e poi di processo, potessero salvarsi dalla condanna.
La “copertura” dei minorenni. E’ accaduto, riferiscono i carabinieri, nell’arresto scattato, nell’ambito dell’operazione, l’11 luglio di un anno fa. Al casello autostradale dell’A11 a Montecatini erano infatti finiti in manette Nejib Talbi, 34enne di origini tunisine, e N.T., 16 anni, trovati con 105 grammi di eroina. Al processo il minorenne si era assunto la totale responsabilità dello spaccio, consentendo così, per l’accusa, la scarcerazione del maggiorenne, dopo il ricorso al tribunale del Riesame.
Gli altri arresti. Il primo a finire in manette, il 12 giugno di un anno fa, in via delle Città Gemelle, a San Donato, era stato Kalid Meksawi, 38enne di origini marocchine. Era stato arrestato in flagranza con 45 grammi di eroina. Qualche giorno dopo, il 19 giugno, sulla via Sarzanese a Ponte San Pietro, finisce in manette Roberto Chelini, 44 anni, trovato con 10 grammi di eroina. Il 26 giugno è la volta di Ben Larbi Rezgui Kaies, tunisino 38enne, bloccato alla stazione ferroviaria di Lucca, alrientro da un viaggio a Perugia: era stato trovato con 15 grammi di eroina all’interno dell’intestino retto. Il 13 agosto, invece, sono finiti in manette a Nozzano Mohamed Talbi, tunisino di 41 anni, e A.T. di 17 anni: avevano con loro 20 grammi di eroina.
L’operazione. Le indagini sono tutt’altro che concluse e anzi sono andati avanti per un anno. I militari infatti hanno cercato riscontri per ricostruire la rete dello spaccio nei boschi dell’Oltreserchio. Così, il 7 giugno scorso, raccolti gli elementi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, in collaborazione con i militari della compagnia di Pisa, nei confronti di Salah Talbi, tunisino di 36 anni. Il 26 giugno di un anno fa era stato arrestato dal Norm di Montecatini Terme, per resistenza a pubblico ufficiale dopo un inseguimento in paese. Scarcerato, aveva fatto perdere le sue tracce, fino a quando non è stato rintracciato dalla compagnia dei carabinieri di Montecatini, di ritorno da Lucca, dove era andato a recuperare i due minorenni già finiti in manette, dopo lo spaccio. Durante le fasi dell’arresto, uno dei due minorenni era riuscito a fuggire con la droga.
Il giro dello spaccio.Quindici gli assuntori segnalati alla prefettura, ma i militari ipotizzano che il giro fosse molto più ampio. I clienti erano soprattutto giovani, ma al supermercato della droga nell’Oltreserchio facevano riferimento anche professionisti insospettabili. Una ulteriore prova, secondo gli investigatori, della crescente diffusione dell’eroina in provincia di Lucca.
VIDEO – Pusher ripreso dalle telecamere nascoste nel bosco
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