Omicidio Canozzi: due condanne a 28 e a 11 anni

19 novembre 2014 | 11:33
Share0
Omicidio Canozzi: due condanne a 28 e a 11 anni

E’ finita con due condanne severe il processo in Corte d’Assise per due degli indagati per l’omicidio di Ugo Canozzi, l’ex poliziotto di 82 anni morto nel suo letto a Castagnola di Minucciano dopo essere stato legato mani e piedi al suo letto con delle cinghie e imbavagliato per un tentativo di rapina. Ad essere condannati sono stato Lorenc Marini, 28 anni, imbianchino originario dell’Albania e il connazionale Besnik Metushi, 25 anni. Per il primo la condanna è a 28 anni di carcere, per il secondo a 11 con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Il primo sarebbe l’autore materiale della costrizione nel letto dell’anziano ex agente, l’altro non sarebbe fattivamente entrato nell’abitazione, avrebbe però guidato la vettura usata per compiere il colpo poi diventato rapina e infine omicidio volontario con dolo eventuale. Il pm, Fabio Origlio durante il dibattimento, aveva chiesto rispettivamente 16 e 30 anni per i due, pene sostanzialmente accolte dalla corte, che ha anche stabilito una provvisionale per il risarcimento danni alla parte civile, la famiglia del Canozzi, di 100mila euro oltre al pagamento delle spese processuali e per il mantenimento in carcere. Il terzo membro della banda Florind Marini invece non è ancora stato processato perché si trova in Albania dove sta scontando un’altra pena nel carcere del suo paese. Il processo per quest’ultimo si aprirà appena avrà terminato di scontare la pena, visto che le pratiche per l’estradizione sono già state espletate.

Durante il dibattimento è emerso che a introdursi in casa del Canozzi quella tragica notte furono i due cugini Marini, mentre Metushi rimase in automobile aspettandoli. Poi Lorenc Marini dopo aver legato l’uomo al letto e messo a segno il colpo, in automobile mentre tornavano dalla rapina avrebbe detto al Metuschi, che non era sicuro che la vittima ce l’avrebbe fatta e temeva di aver esagerato. Un elemento determinante alla ricostruzione dei fatti e alla formulazione delle prove che hanno portato alla condanna nel caso di Lorenc Marini per omicidio volontario con dolo eventuale. Ovvero secondo l’assise dei giudici Lorenc Marini nel momento in cui legava e imbavagliava la vittima al letto aveva la consapevolezza che l’uomo sarebbe potuto morire, come confermerebbero le parole riportate in aula dal complice Metushi. A quest’ultimo invece i giudici hanno attribuito la colpa di aver concorso alla realizzazione del furto poi diventato rapina per quanto gli siano state riconosciute le attenuanti generiche, non avendo fattivamente preso parte ai gesti da cui è scaturita la morte di Ugo Canozzi, l’ex poliziotto in pensione.
Amaro il commento del figlio dell’uomo presente in aula al momento della lettura della sentenza, Candido Canozzi, rappresentato in udienza dall’avvocato Silvia Cavani di Bagni di Lucca: “Anche se la giustizia ha fatto il suo corso, niente mi potrà restituire mio padre”.

I fatti
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 2013, i ladri entrano in azione pensano che la casa sia vuota. All’esterno non c’è la Panda rossa di Canozzi, ma i malviventi non sanno che proprio quel mattino il pensionato l’ha portata in carrozzeria per farla riparare. Così entrano in casa, servendosi di una scala o arrampicandosi, e poi – è la ricostruzione dei carabinieri – rompono il vetro della porta finestra al primo piano e si introducono in casa. A quel punto la sorpresa: Canozzi è in casa e forse ha una reazione alla vista dei tre. L’anziano ex poliziotto, forse è già a letto o sta facendo una doccia. Cerca di mettere in fuga i malviventi, ma viene bloccato, tenta di resistere ma viene poi legato ai polsi. Uno straccio sul viso lo soffoca: la morte sopraggiunge per asfissia. Nel frattempo, i killer si danno alla fuga.
Le indagini
I carabinieri del nucleo investigativo e quelli di Castelnuovo coordinati direttamente dal comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Stefano Fedele, nelle indagini istruite dal sostituto procuratore Enrico Corucci, erano finiti sulla pista giusta sospettando fin dall’inizio che la banda potesse aver colpito anche in altre case della zona. Indagando su altri furti compiuti in zona stringendo il cerchio su quanti si trovavano negli ultimi tempi nell’area, hanno battuto quella strada fino a giungere agli arresti. Il primo a finire nel mirino era stato Lorenc Marini. L’imbianchino aveva lavorato in zona e da ultimo in un agriturismo vicino alla casa del delitto. La sua presenza a Castagnola proprio la notte dell’omicidio aveva fatto sospettare i carabinieri. In particolare, molti dubbi li aveva suscitati anche il suo repentino allontanamento in Albania, a qualche giorno dalla scoperta del cadavere di Canozzi. Lo stesso aveva fatto del resto Besnik Metushi, monitorato in ogni suo spostamento dagli investigatori. Decisiva anche la testimonianza di un poliziotto che soltanto qualche giorno prima del delitto aveva preso la targa di un’auto sospetta avvistata in zona sfrecciare a folle velocità nelle tortuose strade che collegano Minucciano a Castelnuovo. L’agente era riuscito a prendere la targa dell’auto, che poi è risultata di proprietà di uno dei due.

Gabriele Mori