Eurosak, l’ex legale rappresentante: “Pronto a difendermi dall’accusa di bancarotta”

28 gennaio 2015 | 09:36
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Eurosak, l’ex legale rappresentante: “Pronto a difendermi dall’accusa di bancarotta”

E’ pronto a difendersi “a testa alta” e in tutte le sedi possibili, l’ex legale rappresentante di Eurosak, indagato dalla procura con l’accusa di bancarotta. Franco Colombini respinge le accuse e si dice sereno anche di fronte all’eventualità di un rinvio a giudizio. “Nel 2008, all’inizio della crisi economica – spiega in una lunga lettera -, l’Eurosak si trovò improvvisamente in difficoltà finanziarie per una serie di cause concomitanti, fallimento causato dal Conai di un’importante partecipazione pugliese e liquidazione di una strategica partecipazione francese, che generarono perdite per oltre 6 milioni di euro. Il Consiglio di Amministrazione di Eurosak deliberò un’urgente ristrutturazione cedendo attività non strategiche, vendendo un immobile per 3,5 milioni di euro e aumentando il capitale sociale di 2 milioni di euro, sulla base di un piano redatto da Il’Advisor Banca Finnat e asseverato da un noto professionista. Le banche si impegnarono, dopo la vendita dell’immobile, ad immettere nuova finanza per circa 3,5 milioni di euro”.

“Purtroppo – aggiunge Colombini – la società Ecolife non rispettò il compromesso di acquisto causando l’impossibilità di
realizzare il piano: tuttavia io versai ugualmente e integralmente i 2 milioni di euro dell’aumento di capitale deliberato.
Divenuto amministratore unico della società, chiesi l’ammissione a un concordato preventivo in continuità, redigendo un nuovo piano con la consulenza di Banca Finnat che prevedeva il pagamento integrale di tutti i ereditari privilegiati e il 97,5% dei chirografi; per gli ereditari in contenzioso, tra cui il Conai, era previsto, nell’eventualità di una totale  confitta nelle cause in corso, un pagamento del 10%; anche questa volta le Banche deliberarono all’unanimità un finanziamento di oltre 12 milioni di euro da erogare dopo l’omologa. Nel periodo pre-concordato l’attività continuò a ritmo forzatamente ridotto soprattutto a causa dell’impossibilità, non imputabile ad Eurosak, di acquistare le materie prime dal principale fornitore, che era anche uno dei più importanti clienti, per la mancata autorizzazione al proseguimento di un contratto facente parte integrale del Piano Concordatario che provocò ulteriori ingenti perdite non essendosi potuto realizzare il fatturato previsto dal piano. Nonostante il voto favorevole della stragrande maggioranza dei creditari il Tribunale di Lucca decretò il fallimento accogliendo il ricorso del Conai. Dopo il fallimento e durante l’esercizio provvisorio la curatela indisse una gara per l’affitto ed il successivo acquisto dell’azienda che fu vinta dal concorrente Selene. La proposta non fu attuata a causa dell’opposizione dell’unanimità dei dipendenti che per questo motivo presentarono anche un esposto alla Procura di Lucca. I dipendenti, riuniti in Cooperativa, fecero a loro volta una proposta di affitto di importo superiore a quello della Selene che però non venne accettata nonostante la Corte d’Appello di Firenze avesse revocato il fallimento ed omologato il concordato. Sinceramente, fin dall’inizio di questa vicenda che mi ha colpito nellò spirito e nel fisico, ho visto, senza peraltro comprenderne i motivi, una volontà di distruzione andata purtroppo a buon fine, senza alcun riguardo neppure per le decine di ex dipendenti, ormai definitivamente senza lavoro, qualunque possa poi essere la decisione finale sul mio ricorso presentato alla Suprema Corte. Desidero precisare che questi chiarimenti si rendono necessari per onestà dei fatti ma che sarà mia precisa volontà, nell’eventualità di un rinvio a giudizio, di difendermi a a testa alta nelle sedi competenti, ribadendo la mia totale e più convinta fiducia nella giustizia”.