Detenuto aggredisce gli agenti nel carcere di Pisa. Aveva ferito poliziotti anche a Lucca

7 febbraio 2015 | 15:37
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Detenuto aggredisce gli agenti nel carcere di Pisa. Aveva ferito poliziotti anche a Lucca

Aveva già aggredito diversi poliziotti nelle carceri di Lucca e Pistoia e per questo era stato trasferito alla Casa Circondariale di Pisa. Dove, l’altra notte, il detenuto ha colpito a calci e pugni e ferito diversi agenti di polizia penitenziaria. Dura la protesta del sindacato autonomo della polizia penitenziaria Sappe, che non più tardi di cinque giorni fa ha segnalato che, a livello nazionale, “è la Toscana la regione d’Italia con il numero più alto di episodi di autolesionismo in carcere (1.047 casi) e di tentati suicidio sventati (112)”.

“Questa aggressione è stata particolarmente violenta ed è ancor più inaccettabile perché vede protagonista un detenuto già resosi responsabile di analoghi gravi episodi in carcere: un detenuto tunisino che, seppur di soli 21 anni, ha commesso una sfilza di reati impressionati tra i quali lesioni, furto, rapina – spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece -. L’altra notte il detenuto, dopo essersi autolesionato il corpo perché pretendeva più terapia farmacologica, negata ovviamente dal medico di guardia perché non ve n’era la necessità, spesso in carcere i detenuti dipendenti da sostanze stupefacenti ed alcool cercano di abusa di farmaci, veniva accompagnato in infermeria per le cure del caso. Dopo le cure, è stato accompagnato nel suo reparto, ma giunto davanti alla cella si è rifiutato di entrare e ha minacciato i presenti con una lametta che aveva occultata in bocca. Dopo vari tentativi di convincere il detenuto a desistere da tale comportamento, visto che lo stesso continuava ad essere minaccioso ed aggressivo, si è informato il direttore che ha autorizzato i poliziotti all’uso della forza fisica, ma il detenuto stesso improvvisamente ha dato fuoco ad alcuni stracci e li ha lanciati contro il personale. I nostri poliziotti hanno spento il principio di incendio e hanno tentato di bloccare il detenuto, che però continuava a tirare calci e pugni. Risultato? Due colleghi sono stati refertati al pronto soccorso con prognosi di 10 giorni a testa e altri 6 sono stati refertati in istituto per piccoli traumi e graffi ricevuti nell’ immobilizzare il detenuto. Ora il detenuto è stato trasferito nel carcere di Livorno ma capirete bene che tutto questo è gravissimo. Noi non siamo carne da macello e la nostra pazienza ha un limite! E questo grave episodio dovrebbe fare seriamente riflettere tutti quelli che si riempono la bocca nel dire che l’emergenza penitenziaria è superata”.
Il Sappe, che in occasione di altre aggressioni a poliziotti penitenziari in varie carceri italiane aveva chiesto “di dotare le donne e gli uomini della polizia penitenziaria di spray anti aggressione recentemente assegnato a Polizia di Stato e Carabinieri”, sollecita il Governo Renzi ad azioni efficaci per espellere i detenuti stranieri presenti in Italia: “E’ sintomatico che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 20mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia”.
“Il dato oggettivo è però un altro – conclude il leader del Sappe -: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute: 896 nel 2011, 920 nel 2012 e 955 nel 2013, soprattutto in Albania, Marocco, Tunisia e Nigeria. Si deve però superare il paradosso ipergarantista che oggi prevede il consenso dell’interessato a scontare la pena nelle carceri del Paese di provenienza. Oggi abbiamo in Italia 53.623 detenuti: ben 17.462 (quasi il 35 per cento del totale) sono stranieri, con una palese accentuazione delle criticità con cui quotidianamente devono confrontarsi le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti di autolesionismo in carcere, che hanno spesso la forma di gesti plateali, distinguibili dai tentativi di suicidio in quanto le modalità di esecuzione permettono ragionevolmente di escludere la reale determinazione di porre fine alla propria vita”.