
L’ex assessore Marco Chiari e l’ex segretaria comunale all’epoca dell’amministrazione Favilla, Tiziana Picchi, sono stati condannati a due anni (pena sospesa) nell’ambito del processo per le ex officine della Latta. Il collegio giudicante stamani (9 febbraio) li ha ritenuti colpevoli del reato di falso. Assolti invece Umberto Pera, Alberto Baraldi, Massimiliano Volpi, Fabio Giorgetti e la Safill a titolo societario. Decade in aula, pertanto, anche l’ipotesi del reato di corruzione per la vendita dei parcheggi.
Il pubblico ministero in aula aveva chiesto invece tre anni per l’ex assessore Chiari e due per l’ex segretaria comunale. Il magistrato titolare dell’inchiesta, Fabio Origlio, aveva anche richiesto la condanna a un anno e sei mesi per Massimiliano Volpi, ex direttore generale del Comune di Lucca e a un anno e quattro mesi per Alberto Baraldi, legale rappresentante della Safill e Fabio Giorgetti consulente dell’azineda. Sempre durante la sua requisitoria il pubblico minstero aveva chiesto l’assoluzione per Umberto Pera, ex legale rappresentante della Safill, oltre a 200mila euro di ammenda per l’azienda. Il collegio giudicante ha respinto anche quest’ultima richiesta essendo decaduta l’ipotesi di corruzione perché il fatto non sussiste (Leggi).
La vicenda riguarda la vendita dal Comune alla Safill dei 65 posti auto a corredo dell’area ristrutturata, con il presunto intervento dell’allora assessore Chiari, a un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, secondo le ipotesi dell’accusa, in cambio di un ufficio dove il geometra avrebbe potuto svolgere la sua attività professionale.
Alla fine le uniche condanne, quindi, per il collegio giudicante hanno riguardato l’ex assessore Marco Chiari e l’ex segretario comunale del comune di Lucca, Tiziana Picchi, per il reato di falso in atto pubblico in merito a una delibera di giunta, lasciando decadere la ben più pesante ipotesi di corruzione. Una sentenza che di fatto riconsoce responsabilità solo alla parte pubbica della vicenda, ovvero a coloro che svolgevano funzioni pubbliche, attraverso nomine professionali, nel caso della Picchi o politiche. Nello specificio il reato di falso scaturirebbe dal fatto che nella giunta in cui si decideva la cessione dei posti auto all’azienda che aveva condotto l’intera operazione immobiliare, nel verbale della seduta del marzo 2011 redatto dal segretario comunale Picchi, Chiari risultava assente, mentre invece avrebbe partecipato a quella assise.
Immediato il commento alla sentenza dell’ex assessore Marco Chiari che così ha scritto nell’area commenti nel nostro quotidiano on line: “Oggi si è chiuso – scrive Chiari – il famoso processo Safill che tanto ha fatto parlare e discutere, locazione agevolata, parcheggi regalati, favori fatti dal sottoscritto alla proprietà e via dicendo, sempre in un crescendo per il Pm di accuse nei miei confronti. Processo nato di base come corruzione e proseguito per dimostrare che ero un corrotto. Oggi con la sentenza di questo tribunale si è voluto dimostrare che la corruzione non sussiste assolutamente, e questa, dopo che si erano già espressi il Tribunale della Libertà e la Cassazione, è l’ennesima riprova che non sono un corrotto. È vero che vengo condannato a 2 anni, pena sospesa, per falso in atto pubblico, riferita ad una delibera di giunta comunale, su cui chiaramente sin da adesso dichiaro che presenteremo appello, perché anche di quello verrà dimostrata la non esistenza. Però è anche vero che il processo madre era la corruzione. Questa sentenza ha dimostrato dopo 4 anni quello che ho sempre sostenuto, non esiste e mai è esistita corruzione, a nessun livello, da parte mia”.
Gabriele Mori