
di Roberto Salotti
Sale drammaticamente a due il bilancio delle vittime della tempesta di vento della notte tra mercoledì e giovedì scorsi: è morto nella tarda mattina di oggi (11 marzo) Masnis Hassan, l’operaio edile di 48 anni, origini marocchine ma residente a Molazzana, travolto dal crollo di un tetto, provocato dalle raffiche di vento, mentre stava riparando la tettoia di un capannone a Mologno, frazione del comune di Barga (Leggi l’articolo). Troppo gravi le ferite riportate: l’operaio era rimasto sotto le tegole insieme al titolare della ditta, Antonio Bertoncini, che si era fratturato una caviglia nel brutto incidente. Il cuore di Masnis ha smesso di battere alle 13 all’ospedale San Luca di Lucca, dove si trovava ricoverato in gravissime condizioni da una settimana per una frattura della colonna vertebrale.
Un lutto che si aggiunge ad un altro lutto, quello che ha distrutto la famiglia di Sauro Tortelli, l’imprenditore di 41 anni, originario di Camporgiano e titolare del centro benessere Vitality di Piazza al Serchio, ucciso da un masso che la terribile mattina del 5 marzo scorso si era staccato dalla parete rocciosa sulla Lodovica, centrando in pieno la sua Ford S Max, nel tratto tra Valdottavo e Rivangaio (Leggi).
L’infortunio fatale. In quegli stessi minuti, a Mologno, avveniva un altro gravissimo incidente. Antonio Bertoncini, titolare dell’impresa edile che porta il suo nome, era andato a sistemare la copertura di un capannone utilizzato come deposito, a Mologno, insieme a Masnis, suo dipendente da diversi anni. All’improvviso mentre i due si trovavano al di sotto della copertura, una tettoia sollevata dal vento ha ceduto e le strutture, comprese le tegole, sono loro piombate addosso. Ad avere la peggio è stato l’operaio, colpito alla schiena dai mattoni. Il primo a soccorrerlo, secondo quanto ricostruito anche dai carabinieri e dagli ispettori dell’Asl intervenuti sul posto, è stato proprio il suo datore di lavoro, anche lui rimasto ferito ma in maniera lieve. Nel crollo infatti ha riportato fortunatamente solo la frattura di una caviglia. Per Masnis è andata drammaticamente in modo diverso: nel crollo ha riportato lesioni spinali gravissime. L’ambulanza arrivata in pochi minuti e ancora in piena emergenza vento, con le tegole che continuavano a volare e con gli alberi che venivano piegati dal vento, ha trasportato l’operaio al pronto soccorso del San Luca con il codice rosso. Qui era stato ricoverato in stato di coma e per giorni i medici hanno tentato invano di salvargli la vita. La morte è sopraggiunta a fine mattinata.
La seconda vittima del vento. Masnis lavorava per l’impresa di Bertoncini da più di dieci anni e da tempo si era stabilito a Molazzana, in una casa che condivideva con il fratello, scomparso però qualche tempo fa. Non era sposato e non lascia figli, un altro fratello vive invece in provincia di Roma e la sorella è in Francia. In paese si era fatto ben volere da tutti, ed era conosciuto come instancabile lavoratore. A lavoro era andato anche quella maledetta mattina, nonostante la tempesta di vento stesse ancora piegando l’intera provincia di Lucca.
Un bilancio di morte. Il vento con la sua drammatica morte ha mietuto anche la seconda vittima in Lucchesia, dove la stima dei danni appare di giorno in giorno più pesante. Ma il tributo umano pagato al vento non potrà essere ripagato da nessuno alle famiglie che devono fare i conti con questi lutti. La tempesta di grecale ha fatto anche feriti. A Ponte a Moriano, la mattina del 5 marzo scorso, la docente Francesca Cantieri, 49 anni, di Antraccoli, e la bidella Patrizia Butori, 57 anni, stavano andando verso la scuola dopo aver parcheggiato l’auto e si sono trovate nel mezzo della tormenta di vento che ha scoperchiato il tetto della palestra dell’elementare, travolgendole (Leggi). Erano finite in pronto soccorso contuse e in stato di choc. Era rimasto ferito anche Mario Bertei, 36 anni, originario di Castelnuovo ma residente a Porcari: l’operaio era al lavoro sulla via Sarzanese a Maggiano quando un ramo spezzato dal vento gli era piombato addosso. Nessuno di loro, fortunatamente, è mai stato in pericolo di vita. Invece, la vita dell’operaio Masnis Hassan è rimasta per giorni appesa ad un filo sottile, che oggi si è spezzato.