
C’era un team di investigatori lucchesi al lavoro per la difesa di David Moss, il cestista 31enne oggi in forza all’Olimpia Milano, trascinato in tribunale da una giovane hostess della Lufthansa con l’accusa di violenza sessuale, quando Moss giocava ancora per la Mens Sana Siena. Un caso che all’epoca – era il 2010 – fece grande scalpore e che dopo un articolato iter giudiziario, fatto di proscioglimenti, ricorsi e annullamenti della Cassazione era di nuovo approdato un anno fa davanti al gup di Firenze che aveva ancora prosciolto lo sportivo. La hostess, 30 anni, originaria di Amburgo, ora chiede i danni al cestista e il procedimento civilistico pende ancora in Cassazione. Il procedimento penale, invece, è definitivamente “archiviato”, anche grazie alle indagini che la difesa di Moss rappresentata dall’avvocato Florenzo Storelli aveva messo in campo fin da subito. Il team lucchese era composto dal medico legale Stefano Pierotti e dall’agenzia Fox Investigazioni di Claudio Arpaia. Gli 007 lucchesi, incaricati dalla difesa, si erano precipitati in Germania ad acquisire elementi utili a far cadere tutte le accuse nei confronti di Moss che non aveva mai negato il rapporto sessuale con la hostess, sostenendo sempre però che era stato consensuale.
Secondo le ipotesi dell’accusa, non accolte evidentemente dal giudice per le udienze preliminari, i due si erano conosciuti su un volo Monaco-Firenze, mentre Moss insieme alla squadra stava rientrando dalla Polonia, dove si era disputata l’Eurolega di basket. Era nata subito una simpatia tra la giovane e il cestista, che si erano incontrati la sera stessa in una discoteca fiorentina per festeggiare. Dopo qualche ora di divertimento, i due che avevano riso e scherzato tutta la sera, si erano poi appartati e avevano avuto un rapporto sessuale in auto. Qualche ora dopo, tuttavia, la giovane hostess si era presentata all’ospedale di Careggi, sostenendo di essere stata violentata. Il medico aveva quindi immediatamente avvisato la polizia che aveva aperto un’indagine. La difesa e il team lucchese non aveva perso tempo. Arpaia e i suoi collaboratori erano partiti per Amburgo all’indomani della denuncia, con l’obiettivo di tracciare anche un profilo della giovane hostess che accusava Moss. Lei, però, aveva lasciato già da alcune settimane l’appartamento che aveva in affitto ed era andata a vivere dai genitori a circa 400 chilometri dalla città, nel piccolo paese di Stadtallendorf. Ad Amburgo e nella piccola cittadina, gli investigatori lucchesi che si erano appoggiati agli inquirenti tedeschi, avevano raccolto testimonianze di amici e conoscenti della ragazza, che l’avevano descritta come una persona introversa e con difficoltà nello stabilire relazioni. I detective avevano anche ricostruito la situazione economica della donna e della sua famiglia, senza rilevare alcun tipo di problema. Le informazioni raccolte erano poi servite all’avvocato a sostenere la difesa di Moss. L’iter giudiziario era cominciato con la richiesta di rinvio a giudizio ma il gup aveva deciso di prosciogliere l’imputato. Non era ancora finita qui per Moss che dopo il pronunciamento della Cassazione che aveva annullato il proscioglimento era tornato di nuovo davanti al gup di Firenze che, con rito abbreviato, lo aveva assolto. Il procedimento penale dunque è chiuso, l’iter civilistico no. Sulla richiesta di danni avanzata dalla hostess dove ancora pronunciarsi la Cassazione.