Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto

7 aprile 2015 | 06:32
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Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto
Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto
Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto
Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto
Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto
Aspetta sotto casa il capo e lo uccide con 13 colpi di pistola – Foto

di Roberto Salotti
C’era un killer ad aspettarlo sotto casa, nascosto dietro alla siepe di un palazzo di piazza Salvo D’Acquisto, nel cuore del quartiere di San Filippo, a pochi metri dalle Mura. Per Francesco Sodini, lucchese di 51 anni, caporeparto alla Lucart di Porcari non c’è stato scampo. Il caldaista che lavorava con lui, Massimo Donatini, 43 anni, di Camigliano, ha aperto il fuoco con una pistola Glock calibro 9×21, scaricandogli addosso tutto il caricatore e infierendo sulla vittima quando era già a terra con almeno sette dei 13 colpi sparati per uccidere l’uomo che riteneva origine dei suoi guai a lavoro. E’ quanto il killer ha detto ai carabinieri, presentandosi in caserma mezz’ora dopo il delitto e costituendosi: “Temevo di essere licenziato”.

Affermazioni tutte ancora da verificare e circostanze da chiarire ma alla base del drammatico omicidio che ha sconvolto la città ci sarebbero questioni legate al lavoro, almeno secondo quando indicato dallo stesso killer. Non solo: Donatini – è il racconto reso agli inquirenti – era convinto che proprio oggi sarebbe stato l’ultimo suo giorno di lavoro: sarebbe dovuto montare alle 14 con l’idea di dover dire addio al suo impiego, che era stato anche quello del padre, andato in pensione alcuni anni fa. E sempre secondo Donatini il responsabile era Francesco Sodini (nella foto), il suo capo, capace con una sola parola di cambiargli la vita. Eppure, lo hanno confermato anche i colleghi di lavoro, Sodini trattava il caldaista con grande considerazione e stima. Secondo il killer, però, il suo contegno sarebbe stato una farsa per indorare la pillola e rendergli meno pesante il licenziamento (Leggi). Tuttavia la prima versione sul movente fornita dall’omicida reo confesso non convince affatto gli inquirenti e soprattutto non combacia con il ritratto che i colleghi di lavoro danno del rapporto tra la vittima e il suo carnefice (Leggi) e con la posizione dell’azienda che ha smentito ogni ipotesi di licenziamento in vista. Per gli investigatori si tratta comunque di un omicidio studiato da giorni quello che si consuma dieci minuti prima delle 7 di un mattino come tanti, in un quartiere che si risveglia nel caos dopo tredici colpi di pistola e una vittima sull’asfalto di un parcheggio. Con quella stessa, orrenda scena alla quale assiste drammaticamente la moglie della vittima, Maria Pia Manfredini, 52 anni, impiegata alle Poste di Lammari.
L’ARTICOLO – Corre alla finestra e vede il killer del marito
Il marito, fratello dell’ispettore capo di polizia Massimo Sodini, in servizio alla divisione anticrimine della questura di Lucca, è appena uscito di casa. Ha salutato la moglie e ha sceso le scale dell’appartamento al secondo piano di un condominio di via Felino Sandei, proprio di fronte alla piazza D’Acquisto, teatro dell’esecuzione. Una volta uscito dal portone, Francesco Sodini attraversa via Sandei e arriva dopo pochi passi nel parcheggio della piazza. Si avvicina alla sua Lancia Phedra, una monovolume di colore grigio lasciata in sosta in uno stallo nel lato del piazzale più distante dalla sua abitazione.
In quegli istanti, il killer che era in attesa dall’alba (qui a fianco in una foto), spunta fuori da una siepe impugnando la pistola. Lo affronta: i due si guardano in faccia ma è un attimo perché parte il primo colpo di pistola, sparato ad una distanza di circa 4 o 5 metri, secondo i primi rilievi effettuati dalla polizia scientifica. Poi l’assassino, senza dire una parola, infierisce sul corpo martoriato di Sodini, spara standogli di fronte e quando cade a terra lo fredda con altri sette colpi di pistola. I segni di questa tragedia sono rimasti anche sull’asfalto, lì sotto al cadavere del caporeparto della Lucart, morto all’istante. Scoperti quando il cadavere viene trasferito in obitorio in attesa dell’autopsia che si svolgerà giovedì. Quei primi spari fanno trasalire la moglie. In casa c’è anche il figlio più piccolo della coppia. Si chiama Riccardo e ha appena 19 anni. Studente all’Itis Fermi Giorgi e giocatore di basket, accorre con la mamma in piazza. Lei ha visto che cosa è accaduto: è l’unica ad aver osservato la mano del killer sparare e infierire sul corpo del marito. Accorre gridando, mentre dai palazzi tutti sono già alle finestre e qualcuno per strada arriva a prestare soccorso, chiamando il 118. Per Francesco è tutto inutile.
Qualche istante dopo arriva sul posto l’ambulanza, insieme agli agenti della sezione omicidi della squadra mobile diretta da Virgilio Russo. Ma il killer si è già allontanato a piedi. Mezz’ora dopo si presenta con la pistola nella caserma dei carabinieri di Cortile degli Svizzeri e si costituisce. Indica anche, incalzato dagli investigatori, i motivi presunti del suo gesto in dissidi legati a questioni di lavoro anche se gli inquirenti cercano conferme e nutrono non pochi dubbi sul movente.
Il killer viene trattenuto in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. I militari, in collaborazione con gli investigatori della squadra mobile, sono riusciti a dare un contorno alla dinamica in cui si sarebbe svolto l’agguato anche se sono molti ancora gli aspetti che restano da chiarire. Secondo quanto trapelato finora, Donatini, sposato e con un figlio di appena tre anni, si presenta sotto casa del capo elettricista della Lucart di Porcari con l’intento di uccidere. Il giorno di Pasquetta aveva sottratto la pistola legalmente detenuta dal padre, dall’armadio blindato dove il genitore la custodiva insieme ad alcuni fucili da caccia. Stamani esce di casa attorno alle 5,30, con la scusa di voler fare una corsa mattutina. A piedi da Camigliano raggiunge, dopo ben otto chilometri, piazza Salvo D’Acquisto ma prima, poiché non ha dimestichezza con le pistole e non ha mai avuto il porto d’armi, decide di provare la rivoltella, sparando tre dei sedici proiettili che può contenere la Glock in un campo lungo la strada senza essere visto da nessuno. Arrivato a San Filippo si nasconde nella siepe di un palazzo, da cui può osservare bene l’intero piazzale. Quando attorno alle 6,50 Sodini appare a tiro, esce allo scoperto, lo raggiunge e fa fuoco. La vittima tenta inutilmente di fuggire e non hascampo: il capo elettricista cade nell’agguato e viene freddato a sangue freddo dal killer. Nel pomeriggio, confermerà questa versione nel corso dell’interrogatorio di garanzia nel carcere San Giorgio di Lucca davanti al sostituto procuratore Antonio Mariotti che coordina le indagini sul delitto.
FOTO – Donatini tradotto in carcere per l’interrogatorio del pm
Sul luogo del delitto gli uomini della scientifica raccolgono elementi utili per la ricostruzione dell’omicidio, insieme al medico legale Stefano Pierotti che svolge un primo esame sul cadavere della vittima e che giovedì eseguirà l’autopsia.
Una famiglia distrutta. Una famiglia sotto choc. La moglie di Francesco è una testimone chiave dell’inchiesta di polizia e carabinieri. Ha assistito dalla finestra di casa all’esecuzione del marito. I due si sono appena salutati ma poco dopo la donna, che è in casa con il figlio più giovane, sente i primi spari. Allora si affaccia alla finestra di casa da dove si vede tutto il parcheggio e vede il killer freddare il marito e poi allontanarsi velocemente a piedi, come un automa. Sconvolta è tra le prime ad accorrere in strada, poi viene accompagnata in questura dagli agenti che vogliono ascoltarla ma anche evitarle lo strazio di assistere ai rilievi dell’omicidio del marito. Lei è un’impiegata delle Poste, molto conosciuta in zona e a Lammari dove aveva lavorato allo sportello. Ora deve affrontare un dramma terribile, insieme ai figli Riccardo e a Damiano. Quest’ultimo non è presente al momento del delitto: 23 anni, frequenta il corso di scienze motorie all’Università. Entrambi i figli di Sodini giocano a pallacanestro. Damiano nella Libertas, in serie D, ed è vice allenatore della formazione Under 19 regionale del Centro minibasket, dove milita anche il fratello Riccardo.
Le prime testimonianze. Tutto il quartiere di San Filippo e il vicinato è sotto choc. Tra i primi ad accorrere sul posto c’è anche Soufiane Mourad, anche lui operaio della Lucart che conosce sia la vittima che il suo killer. “Vivo qua vicino sulla via di Tiglio e ho sentito all’improvviso degli spari provenire dalla piazza. Sono sceso dal mio appartamento – racconta – e ho visto un uomo a terra. Anche se era martoriato dai colpi ho subito capito che si trattava di Francesco Sodini, un uomo buono e sempre disponibile anche a lavoro”. La polizia ha inizialmente sentito anche alcuni abitanti della zona, per sapere se dai palazzi avevano visto qualcosa. Tutti hanno risposto di aver udito gli spari e di essersi affacciati a finestre e balconi ma di non aver visto altro che il corpo di un uomo riverso a terra. “Siamo arrivati al lavoro e abbiamo visto la tragedia appena compiuta – commenta il dentista Alessandro Sanna che ha l’attività proprio sulla piazza -: conoscevo bene la vittima e soprattutto la moglie che è una mia cliente. Persone rispettabilissime. Siamo sconvolti”.

L’ARTICOLO – Il quartiere sotto choc: “Quei tremendi spari, poi il cadavere a terra”

Increduli i colleghi di lavoro. Sono increduli i colleghi di lavoro della vittima. Daniele Ghelardoni, rappresentante della Rsu della Cisl alla Lucart, non crede che alla base del folle gesto del killer ci fossero problemi di lavoro. “Non abbiamo mai avuto sentore di dissidi tra Francesco e Massimo – commenta dopo essere accorso in azienda non appena appresa la notizia -: noi, come Rsu, non eravamo a conoscenza di screzi tra i due e siamo increduli. Ovviamente siamo vicini alla famiglia della vittima e anche noi vogliamo che sia fatta piena luce sulla vicenda, per cui chiederemo conto anche all’azienda”.

Lucart: “Siamo increduli e sconvolti”

Carabinieri in azienda. Proprio alla Lucart in tarda mattinata si presenta una pattuglia dei carabinieri con l’obiettivo di raccogliere eventuali riscontri al racconto del killer che finora non sono arrivati. Si indaga comunque per chiarire in ogni dettaglio il contorno di una tragedia che fino al drammatico gesto di stamani per Lucca non aveva precedenti.

FOTO – La polizia sul luogo del delitto (di Domenico Bertuccelli)

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