





di Roberto Salotti
E’ morto sul colpo, senza possibilità di avere alcuno scampo. Precipitato a terra da un’altezza di lancio di 1.300 metri, pari a circa 4.500 piedi. Una tragedia, il cui ultimo precedente risale a 15 anni fa, con una vittima ancora una volta in provincia di Lucca, ad Altopascio, che ha spezzato la vita di Fabio Comini, 26 anni compiuti 12 giorni fa, caporalmaggiore del quarto reggimento paracadutisti degli alpini di stanza a Verona, ma originario di Ascoli Piceno. Il giovane, che era stato in missione anche in Afghanistan, stava partecipando stamani (21 maggio) ad un corso del centro di addestramento paracadutismo del Capar di Pisa all’aeroporto di Tassignano. Con altri 8 compagni era salito a bordo del Pilatus Pc 6 per un lancio a caduta libera, detto tcl, nel gergo militare, con un paracadute a vela.
La seconda esercitazione della mattinata si è conclusa drammaticamente per Comini (nella foto a fianco): arrivato il suo turno, dopo i primi tre allievi, il caporalmaggiore si è lanciato nel vuoto dal velivolo. Poco dopo, quando è stato il momento, il militare ha azionato la vela principale del paracadute, ma un problema tecnico ancora tutto da chiarire e verificare, non l’ha fatta dispiegare. Con una grande lucidità e prontezza di spirito, il giovane che era al suo dodicesimo lancio ha azionato il dispositivo di emergenza. Ma è stato tutto inutile. Le maniglie della vela lo hanno avvolto e fatto precipitare nel boschetto ai margini della pista dell’aeroporto di Tassignano mentre il paracadute principale, distaccatosi è precipitato a pochi metri. Una caduta a cui hanno assistito drammaticamente i colleghi e che è stata fatale al giovane alpino.
FOTO – I soccorritori e i carabinieri all’aeroporto di Tassignano
L’allarme è stato dato immediatamente, attorno alle 11,40. I colleghi via radio hanno avvisato i responsabili dell’esercitazione di quanto stava accadendo e hanno chiesto subito l’intervento dell’ambulanza del 118. La misericordia di Montecarlo è arrivata il prima possibile, insieme ad una squadra dei vigili del fuoco che poco dopo hanno individuato il corpo del militare. Ma per lui non c’era più nulla da fare: troppo gravi le ferite provocate dalla caduta ma anche dalle ferite provate dai rami degli alberi sopra i quali è piombato Comini.
A Tassignano sono arrivati i carabinieri di Capannori, insieme al comandante della compagnia di Lucca, il maggiore Giangabriele Affinito, oltre al magistrato di turno, Aldo Ingangi che ha aperto un’inchiesta per stabilire la dinamica del tragico incidente. La procura ha disposto già il sequestro dell’attrezzatura e dei documenti dell’esercitazione in corso. A breve sarà anche nominato un perito che dovrà esaminare i dati – foto e video – raccolti sul posto dagli investigatori.
Allo stesso tempo anche l’esercito aprirà un’inchiesta parallela a quella della magistratura ordinaria. Lo ha spiegato il tenente colonnello Fabio Mattiassi, comandante dei reparti speciali.
Una prima ricostruzione è già stata tentata dagli inquirenti e dai militari: resta comunque da chiarire cosa abbia provocato il malfunzionamento della vela principale del paracadute e come mai non sia entrato in funzione il dispositivo di emergenza che, stando ai primi rilievi, Comini avrebbe comunque tentato di azionare.
Tutte risposte che tenteranno di dare le due inchieste aperte sul caso. Una vera e propria tragedia, che ha in Italia l’ultimo precedente ancora in Lucchesia. Un incidente molto simile, avvenuto nel 2000 ad Altopascio, sempre nel corso di una esercitazione di caduta libera con il paracadute. “Dovranno essere chiariti molti aspetti di questo drammatico incidente – spiega il tenente colonnello Mattiassi (nella foto a fianco) -, per questo sarà aperta un’inchiesta. Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, c’è stato un inconveniente alla velatura principale del paracadute. Il militare – aggiunge – se ne è reso conto e lo ha valutato, sganciando la vela per far scattare il dispositivo di emergenza”. Qualcosa però non è andato come sarebbe dovuto. I ganci hanno avvolto il paracadutista mentre precipitava a terra e si feriva tra gli alberi del boschetto, ai margini dell’aeroporto.
L’esercitazione era cominciata di primo mattino. I responsabili del corso di addestramento avevano valutato che le condizioni per il lancio erano ottimali. Così la prova in volo era potuta cominciare senza problemi.
Le fasi della tragedia. Attorno alle 11,30 il Pilatus con a bordo Comini riprende il volo dalla pista dell’aeroporto di Tassignano. Qualche minuto dopo quando si è raggiunta la quota stabilita per il lancio in caduta libera – circa 1.300 metri – viene dato il via all’esercitazione vera e propria. Si lanciano i primi colleghi di Comini che si prepara a saltare nel vuoto per quarto. Ha già maturato una certa esperienza e sa cosa deve fare in caso di emergenza. Pochi istanti dopo è già nel vuoto. Altri colleghi dopo di lui si stanno lanciando, ma quando prova ad azionare la vela del paracadute, questa non si spiega. In quei drammatici istanti – secondo quanto ipotizzato dai primi accertamenti – Comini, che si rende subito conto del problema, decide di sganciare la vela. In questo modo sa che potrà contare su quella di emergenza, così la aziona ma è troppo tardi o forse il dispositivo non risponde al comando. I colleghi vedono Fabio subito in difficoltà e da Pilatus scatta subito l’allarme. Qualche secondo dopo Comini è già scomparso sotto alle piante del boschetto. Qui sarà trovato morto dai suoi stessi colleghi, all’arrivo di ambulanza e vigili del fuoco.
La vittima. Fabio Comini era in servizio dall’8 giugno 2010 ed era paracadutista militare dal marzo 2012. Ha partecipato nel 2011 all’Operazione Strade Sicure e nel 2014 è stato impiegato in Afghanistan nell’Operazione Isaf. “Cordoglio e sentimenti di affettuosa vicinanza a nome delle Forze Armate e suo personale” è stato espresso dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. “Il più profondo cordoglio e sentimenti di vicinanza” sono stati espressi anche dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Danilo Errico.
Niente stop alle esercitazioni. Sono tutti sconvolti gli amici di Fabio Comini, colleghi che come lui si stavano addestrando a Tassignano. “C’è da riflettere anche su tragedie come queste – commenta il tenente colonnello Mattiassi, comandante dei reparti speciali – per questo i fatti dovranno essere chiariti con delle indagini”. Oggi, ovviamente, l’esercitazione è stata sospesa. Domani però riprenderà regolarmente: “Non si può fare altrimenti”, commenta Mattiassi. I colleghi di Comini sono distrutti. Con il viso affrantano non dicono una parola. E a tutti gli effetti questa appare a tutti una tragedia incomprensivi. A fine mattinata, due di loro seguono la salma dell’amico Fabio dietro al carro che la trasporta all’obitorio del Campo di Marte. Qui resterà a disposizione della magistratura per un eventuale esame esterno.