Doping nel ciclismo, 5 in manette. Inchiesta partì da Lucca

22 luglio 2015 | 07:57
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Doping nel ciclismo, 5 in manette. Inchiesta partì da Lucca

Nel corso della notte i carabinieri dei Nas con i colleghi dell’arma territoriale hanno eseguito circa dieci ordinanze di custodia cautelare, tra cui 5 arresti nei confronti di un’infermiera, un operatore socio sanitario, un ex ciclista professionista, un operaio ed un faccendiere per reati di peculato, ricettazione, commercio di sostanze ad azione dopante e cessione di sostanze stupefacenti. I militari hanno anche eseguito 30 decreti di perquisizione in Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Secondo gli inquirenti l’infermiera e l’operatore socio sanitario sottraevano farmaci ad azione anabolizzante dal Reparto dell’ospedale civile di Livorno dove lavorano, per rivenderli illecitamente a ciclisti professionisti e non. L’operazione è stata ribattezzata “pista ciclabile”.

Complessivamente sono 32 le persone coinvolte. I carabinieri hanno effettuato una trentina di perquisizioni che hanno permesso di sequestrare centinaia di capsule e compresse di sostanze dopanti per decine di migliaia di euro. In carcere sono finiti due livornesi di 45 e 50 anni, un’infermiera, Cheti Lazzeri, per peculato, e un operatore socio sanitario dell’ospedale di Livorno, Fabrizio Boccolini, per peculato e commercio di sostanze dopanti. I due, secondo le
indagini sottraevano indebitamente e reiteratamente farmaci dal reparto in cui lavoravano, ritenuta la base dell’approvvigionamento, per poi commercializzarli a pagamento attraverso una rete di giovani sportivi dilettanti. Tra le persone coinvolte, a vario titolo, nelle indagini risultano anche l’ex ciclista Matteo Cappè, ritenuto uno dei vari intermediari, che è stato posto ai domiciliari per ricettazione e commercio di sostanze dopanti. Tra gli indagati anche l’ex calciatore Giovanni Bia, accusato di ricettazione e uso di doping. Stesse accuse anche per un altro ex ciclista Luca Benedetti. Ancora guai legati al doping anche per Riccardo Riccò. Secondo quanto si apprende, sarebbe destinatario insieme ad altre tre persone, della misura cautelare di obbligo di firma per ricettazione e uso di sostanze dopanti. A lui l’ordinanza non sarebbe stata notificata perchè all’estero.
L’indagine, iniziata nel 2013 e condotta dai militari del Nas di Livorno, nella prima fase era stata coordinata dalla procura di Lucca e poi conclusa da quella di Livorno, era scaturita dal rinvenimento di farmaci ad azione dopante e siringhe e kit per infusione di endovenose ritenute di dubbia provenienza.