





Commozione, dolore e un lungo e simbolico abbraccio a Simone Pardini, il ciclista di 16 anni travolto e ucciso da un tir sulla via Romana ad Altopascio lunedì scorso mentre si allenava con un amico. Amici, parenti, semplici conoscenti, compagni di scuola del Pertini e compagni di squadra della Haibike di Calenzano, arrivati alla chiesa in bici, si sono ritrovati oggi pomeriggio (6 agosto) alla chiesa di San Lorenzo a Vaccoli per l’ultimo saluto a Simone. Non sono voluti mancare alla funzione neanche il vicesindaco Ilaria Vietina e la consigliera comunale Enrica Picchi.
In un’atmosfera incredula molti, per la folla di persone accorse, sono rimasti fuori dalla chiesa durante la funzione e l’omelia. A sottolineare l’ingresso della bara in chiesa le note di Allelujahdi Jeff Buckley. “Simone non è morto, ha tagliato il traguardo della vita eterna”: questo un passo della lettera che l’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, ha indirizzato alla famiglia del ragazzo tragicamente scomparso. Il parroco don Fabio Bianchi ha voluto leggere soltanto i passi relativi all’intera comunità, lasciando ai genitori, al fratello Lorenzo e agli altri familiari più stretti le righe più personali. “In questo momento i nostri occhi sono velati dalle lacrime – prosegue la lettera del Vescovo – ma non dobbiamo cedere alla disperazione. Se ci professiamo credenti in Cristo sappiamo che Simone è qui, in mezzo a noi: ecco che allora anche un momento di grande sconforto può mutare in speranza”. Quella speranza che è anche il tema portante dell’omelia di don Bianchi, che si riferisce più volte alla chiesa gremita: “Il fatto che siamo qui – spiega – non sta a significare soltanto che vogliamo fare compagnia a Simone. Lui non ne ha bisogno e, anzi, sarà lui a vegliare su tutti voi. La comunità qui riunita è parte di un tutto più grande, nel quale ci immedesimiamo ogni domenica al momento dell’eucarestia e della quale fa parte anche Simone”. Molti, inevitabilmente, i momenti toccanti: i compagni di classe assistono piangendo nelle prime file, mentre quelli di squadra occupano interamente il corridoio della navata centrale. Al momento dell’eucarestia tutta la chiesa, in processione, va ad abbracciare i familiari del ragazzo defunto, distrutti dal dolore. Al termine poi, c’è spazio anche per i ricordi di amici e compagni: vengono lette tre lettere struggenti, scritte da ragazzi della parrocchia, di classe e da una famiglia: “Questo non è un addio – dice l’ultima – ma un arrivederci. Eri un ragazzo modello ed un campione: vinci anche questa sfida ed aspettaci in sella alla tua bici”.