Confermata la confisca dei beni del clan Terracciano

15 ottobre 2015 | 07:44
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Confermata la confisca dei beni del clan Terracciano

Confermata la confisca del patrimonio del clan Terracciano. A deciderlo la sentenza della corte di Cassazione depositata lo scorso 17 settembre. La Cassazione ha respinto i ricorsi di Giacomo, Antonio, Carlo e Francesco Terracciano contro il decreto di confisca.
La vicenda trae origine dalle indagini che il Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Firenze, su delega della Dda della locale Procura della Repubblica ora diretta dal procuratore Giuseppe Creazzo, aveva intrapreso nei confronti del clan, individuando come, nel periodo 2003-2009, lo stesso si fosse radicato nella zona della Versilia, nonché nelle province di Firenze, Pistoia, Prato, Lucca, dove erano stati acquisite diverse attività commerciali, usando metodologie tipicamente mafiose, con l’intimidazione dei gestori e con aggressioni fisiche particolarmente violente.

La dinamica prevedeva la preliminare intestazione della proprietà dei locali notturni a terzi conniventi, salvo poi commettervi ogni sorta di illeciti come sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, estorsioni ed usura.
Il clan aveva così costituito il proprio patrimonio avvalendosi dei proventi delle attività illecite. La ricostruzione dei meccanismi d’imprenditoria criminale e l’analisi del tenore di vita dei suoi appartenenti hanno permesso di individuare 14 affiliati che avevano costituito, a fronte di redditi dichiarati del tutto irrisori, un ingente patrimonio per un valore complessivo di oltre 14 milioni di euro. Sono stati, pertanto, sottoposti a sequestro in Toscana 17 aziende – operanti nei settori della ristorazione, della pulizia e della gestione dei locali notturni – e 21 immobili (tra i quali una scuderia ed abitazioni di pregio), undici autovetture di grossa cilindrata e 21 cavalli da corsa, 74 conti correnti e rapporti finanziari di costituzione illecita ed a Napoli sono stati sequestrati ulteriori quattro immobili.
L’iter giudiziario ha portato, nel maggio 2013 e nel marzo 2014, alla confisca della gran parte del patrimonio sequestrato sia in primo grado dal Tribunale di Prato dalla Corte d’Appello di Firenze che ha confermato le tesi della Dda della Procura della Repubblica di Firenze che aveva richiesto la confisca di prevenzione antimafia.
La Suprema Corte, con la sentenza di settembre, ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati contro il provvedimento della Corte d’Appello di Firenze, confermando quasi in toto la confisca del patrimonio criminale del clan.