
“Se c’è un killer armato che si nasconde in questi boschi, non dormiremo sonni tranquilli fino a quando non sarà arrestato”. Vitiana è un paese sconvolto dopo quello che è successo a Gianfranco Barsi, l’operaio 49enne ferito con un colpo di fucile da un cacciatore, invitato ad allontanarsi dal suo oliveto, e che poi si è dato alla fuga (Leggi). Ad esprimere lo sconforto generale è Elena, la vicina di casa della famiglia Barsi: “Quello che è accaduto è terribile – dice – siamo tutti sotto choc e in particolare il figlio di Gianfranco, che ha passato un momento orribile”.
Un paese di poche decine di anime, Vitiana. Un piccolo borgo inerpicato sui monti. Poche e strette strade, piene di curve, per raggiungere il paesino che si arrampica sul versante della montagna, e che da qui domina un’intera vallata. E tutti puntano il dito sui cacciatori: “Entrano nei nostri poderi – dice una donna che vive in località la Grotta a pochi passi dal terreno dove sono stati esplosi stamani i colpi di fucile – perfino nei recinti dove ci sono gli animali. Quello di stamani? E’ il gesto di un folle, che va fermato. Non si può sparare così contro le persone”.
In molti la pensano così e sono increduli in paese. Ma nessuno ha voglia di metterci la faccia, per cui tutti parlano ma sommessamente. Anche perché c’è la paura. “C’è chi manda le pecore al pascolo sul monte – racconta una anziana del posto – ma oggi per me resterebbero dove sono. Non avrei il coraggio di addentrarmi nel bosco e farmi sparare come è successo a Gianfranco”. La quieta serenità di un luogo poco avvezzo a simili drammi sembra, al di là di tutto, essersi improvvisamente spezzata.