
Ventiquattro ore. Una caccia all’uomo durata un intero giorno e che ha avuto una probabile svolta nel primo pomeriggio di domenica. Un uomo di 58 anni della Valle del Serchio si è presentato spontaneamente alla caserma dei carabinieri di Coreglia per costituirsi. Si era ormai stretto il cerchio sull’uomo che ieri (7 novembre) ha sparato contro un operaio e il figlio al lavoro in un oliveto a Vitiana, una piccola frazione del comune di Coreglia che stamani si è svegliata ancora con il fiato sospeso. Per la sorte di Gianfranco Barsi, 49 anni, gravemente ferito da un colpo di fucile alla gola e operaio d’urgenza all’ospedale Cisanello di Pisa dove è stato condotto in elisoccorso (Articolo e foto). Ma anche per il timore che nascosto nei boschi ci fosse ancora l’uomo che ha fatto fuoco contro di lui e contro il figlio Riccardo. Lo studente 19enne è riuscito a fuggire tra gli ulivi, e non è fortunatamente rimasto ferito. Sotto choc è stato aiutato dagli abitanti del paese, che si conoscono tutti per nome, e poi ascoltato dai carabinieri diretti dal comandante della compagnia di Castelnuovo, il capitano Paolo Volonté, che conducono indagini serrate sul caso.
Ma – era il sospetto – il folle che ha sparato non era più su questi monti da ieri. Era riuscito ad approfittare del trambusto dopo gli spari nel bosco e a dileguarsi senza dare nell’occhio. Ci sono testimoni, che hanno riferito di aver visto una jeep nera allontanarsi in velocità lungo le strette stradine che conducono al paese, subito dopo i fatti. Troppo poco da solo ad individuare il responsabile, così come il dettaglio che stesse cacciando con un cane: particolari comuni alle decine e decine di cacciatori che battono queste selve in questa stagione. Ma i militari avevano in mano buoni elementi per giungere alla soluzione del caso. Un primo identikit parlava di un uomo di circa 50 anni con i capelli bianchi. Gli inquirenti hanno creduto da subito che si trattasse di una persona che conosce bene questi luoghi e che quindi vivesse in Valle del Serchio, se non a Coreglia in uno dei comuni limitrofi. Si è cercato tra i cacciatori che scelgono abitualmente questa zona per cacciare, per avere qualche elemento in più, fino a dare un nome e un volto all’uomo sparito nel nulla. Ieri ne sono stati già sentiti diversi dai carabinieri, a caccia di eventuali riscontri utili alle indagini.
Le condizioni di Barsi, nel frattempo, rimangono critiche. E’ ricoverato in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cisanello di Pisa, dove ieri lo hanno raggiunto i familiari: lo stesso figlio Riccardo, l’altra figlia di appena 11 anni, la moglie Nadia, la sorella Manola e i suoi genitori. Tutti sconvolti e increduli per quello che è accaduto. Ieri pomeriggio l’operaio delle industrie cartarie Tronchetti di Piano di Coreglia è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico: è stato attinto dal colpo di fucile alla gola e resta in grave pericolo di vita. Il suo racconto potrebbe essere decisivo per gli inquirenti. Finora si è escluso che l’operaio e il cacciatore si conoscessero e l’ipotesi è quella di un raptus: Barsi che stava raccogliendo le olive con il figlio gli si è rivolto quando ha visto che si avvicinava alla loro proprietà, invitandolo ad allontanarsi immediatamente. A quel punto il cacciatore si è voltato verso di lui e ha fatto fuoco. Un colpo, andato a segno: Gianfranco è caduto a terra, ferito alla gola. Poi ha rivolto l’arma verso il figlio dell’operaio, che stava fuggendo tra gli ulivi verso il paese. Altri due colpi, per fortuna andati a vuoto. Il giovane ancora sotto choc per il trauma subito potrebbe essere nuovamente ascoltato dai carabinieri nelle prossime ore, come persona informata sui fatti. E’ l’unico, infatti, oltre al padre che non può parlare, ad aver visto in faccia l’aggressore.