Spari nell’uliveto, il cacciatore resta in carcere

12 novembre 2015 | 11:16
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Spari nell’uliveto, il cacciatore resta in carcere

Non parla Marco Zappelli. Di fronte al giudice per le indagini preliminari Riccardo Nerucci del tribunale di Lucca. Durante l’udienza di convalida degli arresti in carcere l’ex agente immobiliare di 58 anni di Ghivizzano fa scena muta.

Un interrogatorio di garanzia brevissima  durante la quale non ha lasciato intendere niente se non che l’arrestato persevara nel suo mutismo dopo le prime dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri domenica scorsa. Poi più niente, né di fronte al pubblico ministero, né davanti al gip che comunque quanto meno nella fase della indagini potrà acquisire come materiale probatorio, proprio le parole proferite dall’ex agente immobiliare al momento in cui si è costituito ai carabinieri nella gioranta di domenica (leggi qui). Il cacciatore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Adesso rimane in carcere accusato di tentato duplice omicidio dell’operaio Gianfranco Barsi, 49 anni, di Vitiana, gravemente ferito dai pallini di piombo esplosi dal fucile a distanza ravvicinata e del figlio Riccardo (fortunatamente rimasto illeso). Per ora Zappelli – assistito dagli avvocati Maurizio Campo, Sara Romani e Vicenzo Locane – rimane in carcere, visto che il gip ha convalidato i lfermo firmato dal pm titolare della indagini Antonio Mariotti al termine delle prime indagini dei carabinieri di Castelnuovo diretti dal capitano Paolo Volonté e di quelli del nucleo investigativo di Lucca.  Secondo quanto emerso Zappelli in preda ad un raptus ha fatto fuoco contro l’operaio e il figlio Riccardo che lo avevano cacciato dal loro oliveto a Vitiana, piccola frazione del comune di Coreglia. La difesa aveva anche fatto richiesta degli arresti dimiciliari, ma non è stata accolta. Ora per le indagini potrebbe essere determinante ricostruire gli ultimi dettagli per sgomberare il campo da dubbi e confermare l’ipotesi del raptus. La comunità è ancora sotto choc per l’episodio di sangue che si è consumato nei boschi nella mattinata di sabato scorso (7 novembre). Erano circa le 11, stando a quanto finora ricostruito dai carabinieri, quando il cacciatore si era avvicinato al podere, dove Gianfranco e il figlio stavano lavorando per raccogliere le olive. Alla vista del cacciatore, l’operaio ha subito protestato invitandolo ad allontanarsi. “Io vado dove voglio e sparo dove mi pare”, avrebbe detto in uno scatto d’ira Zappelli. A quel punto Barsi avrebbe preso il cellulare, minacciando di chiamare le forze dell’ordine. Non ha fatto in tempo, perché proprio in quell’istante è stato attinto da un colpo sparato da Zappelli ad una distanza di circa 3,4 metri. I pallini lo hanno ferito gravemente alla gola, e si trova ancora in coma all’ospedale Cisanello di Pisa dove è stato poi condotto in elisoccorso. Prima di allontanarsi, il cacciatore ha inseguito e sparato altri due colpi contro il figlio Riccardo, studente di 19 anni, riuscito fortunatamente a fuggire tra gli olivi e a dare l’allarme in paese.