
Si era introdotta nell’arcivescovato di Lucca e mentre girava per le stanze del palazzo monumentale era stata sorpresa da due donne della pulizie.
A quel punto era scoppiata una colluttazione e poi erano stati allertati i carabinieri della stazione di Lucca, che arrivati sul posto avevano denunciato per tentata rapina Jessica Pozzi. Una vicenda mai emersa fino ad oggi, quando è arrivata a sentenza davanti al tribunale collegiale di Lucca e l’impuntata, accusata di evasione e tentata rapina alla fine se l’è cavata con una condanna a 2 anni e quattro mesi inferiore a quanto richiesto dal pubblico ministero. La storia risale a un anno fa al 17 novembre del 2014, quando Pozzi, che al momento dei fatti era agli arresti domiciliari per altre vicende legali, si era introdotta nell’immobile della curia lucchese e secondo quanto emerso in un primo momento e appurato dai carabinieri, stava cercando di rubare oggetti di valore o altro. Ad un certo punto due donne delle pulizie l’aveva sorpresa e dopo averle chiesto cosa stesse facendo, lei aveva risposto che era lì per chiedere un aiuto economico, ma alla fine le due addette all’igiene del palazzo, quanto lei aveva tentato di dileguarsi l’avevano trattenuta fino all’arrivo dei militari. Nel frattempo a seguito di una colluttazione la Pozzi aveva anche riportato lesioni che i medici aveva giudicato guaribili in 25 giorni. Proprio in virtù della colluttazione i militari l’avevano denunciata per tentata rapina. Una vicenda assai strana che in aula ha manifestato tutta la sua singolarità e indotto il colleggio giudicante a infliggere una pena assai più lieve di quella richiesta dal pubblico ministero Capizzoto.
L’avvocato difensore infatti Nicola Giribaldi di Livorno, è riuscito a incrinare la tesi dell’accusa dal momento che la Pozzi non era stata sorpresa in nell’atto di impossessarsi di beni o denaro, né tantomeno al momento in cui le donne della pulizie l’avevano fermata avevano trovato niente di tutto questo nella sua disponibilità. Insomma secondo la difesa dell’avvocato, fondata anche sulle testimonianze in aula della due addette alle pulizie, mancava la prova della volontà di rubare o addirittura di commettere una rapina se pur impropria. Alla fine ha prosciolto Pozzi dall’accusa di Evasione e le ha inflitto una pena minima per il reato di tentata rapina. Il pm complessivamente aveva chiesto quattro anni e due mesi.
Gabriele Mori