Ricavi fantasma per 18 milioni, calzaturificio nei guai

Una evasione fiscale di oltre 18 milioni di euro e una filiale di una azienda manifatturiera lucchese aperta in Tunisia per nascondere al fisco italiano i ricavi dal 2010 al 2015. Il raggiro “internazionale” è stato però smascherato dalla guardia di finanza di Lucca che ha denunciato l’amministratore della società e sequestrato un milione di euro dai conti correnti dell’azienda, riuscendo, attraverso delicate indagini, a ricondurre il reddito prodotto in Africa allo stato italiano. Questo, perché, secondo l’accusa l’azienda di tomaie aperta in Tunisia, per sfruttare dieci anni di esenzioni dalle tasse per l’export, era gestita direttamente da Lucca, dove si decidevano non solo i contratti da stipulare ma perfino le assunzioni del personale.
Secondo gli investigatori delle fiamme gialle, il raggiro andava avanti dal 2010. Il meccanismo è stato ricostruito nel dettaglio dai militari del nucleo di polizia tributaria di Lucca che hanno smascherato l’impresa. L’azienda lucchese, secondo l’ipotesi dei finanzieri, ha creato una sede secondaria in Tunisia, con il solo proposito di aggirare il fisco italiano ed ottenere un indebito risparmio d’imposta. Attraverso lo stratagemma, la società manifatturiera per anni ha evaso le tasse, grazie alla costituzione nello Stato africano – che garantisce alle società di export stabilite sul territorio nazionale l’esenzione totale della tassazione per dieci anni, – di una azienda di calzature dedita alla realizzazione di tomaie che, dopo essere state assemblate e rifinite a Lucca, venivano poi destinate alla rete della clientela, rappresentata da noti marchi del mercato del lusso, italiani ed esteri. La società raggiunta dall’indagine infatti gestiva e controllava in realtà dal territorio lucchese tutte le decisive fasi contrattuali, produttive e commerciali, inclusa la selezione prima e l’assunzione poi del nuovo personale destinato alla sede tunisina. L’assenza di autonomia economico-contrattuale della struttura estera ha permesso di ricondurre nel territorio nazionale il reddito prodotto nello Stato africano che avrebbe quindi dovuto essere dichiarato in Italia.