“Bimbi discriminati a mensa”, scatta esposto

15 gennaio 2016 | 15:50
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“Bimbi discriminati a mensa”, scatta esposto

E’ di nuovo bufera sulle mense scolastiche. Dopo la ripresa della mobilitazione dei genitori al rientro dalle feste natalizie, ieri il comitato La scuola che vogliamo ha presentato un esposto alla procura della Repubblica, inviandolo per conoscenza anche al sindaco Alessandro Tambellini e al provveditore Donatella Buonriposi, su episodi avvenuti l’11 e il 12 gennaio scorso alla scuola primaria Pascoli di Saltocchio. I genitori, nella denuncia, sostengono che nei confronti di 6 bambini che si erano portati il pasto da casa sarebbe stato tenuto un atteggiamento discriminatorio: gli alunni, infatti, come si racconta nell’esposto, sono stati fatti tornare in classe per consumare il cibo preparato dai genitori dopo essere stati “costretti ad attendere in refettorio”. Un’altra tegola sull’amministrazione comunale, nel mirino della protesta dei genitori che dall’inizio dell’anno hanno predisposto liberatorie, assumendosi la responsabilità per i propri figli a cui viene consegnato il pasto preparato a casa. Secondo il comitato, infatti, non ci sarebbero norme stringenti che lo vietano. Ma il Comune è di diverso avviso, forte di un parere richiesto alle Asl che ha confermato che nelle mense scolastiche vige il piano di autoregolamentazione del gestore del servizio che, nel caso specifico, vieta che siano consumati cibi diversi da quelli serviti.

I genitori però passano alla carica: “Abbiamo deciso di informare la procura perché riteniamo che sia discriminatorio far rimanere i bambini in piedi in refettorio a guardare gli altri mangiare perché hanno il pasto preparato a casa”. La situazione è precipitata già lunedì scorso. “Le insegnanti della scuola di Saltocchio – spiega il comitato La scuola che vogliamo – erano disponibili a venire incontro alle richieste dei genitori che preferiscono per i loro bambini il pasto cucinato a casa. E non sono loro assolutamente il nostro obiettivo. I sei bambini in questione, tuttavia, sono stati fatti entrare a mensa ma hanno dovuto attendere seduti ad un tavolo non apparecchiato per consumare il loro pasto, che è stato loro consentito di mangiare in classe solo in seguito”.
Per il Comune consumare cibi da casa nelle mense non è possibile. “Fermo restando il ruolo di accertamento che spetta alla procura – spiega una nota di Palazzo Orsetti -, l’amministrazione comunale, nell’ottica di chiarire una volta per tutte agli utenti del servizio di ristorazione scolastica le regole che disciplinano l’accesso ai locali di refezione, ribadisce quanto più volte affermato e rende noto il parere fornito nuovamente in merito alla questione dalla Asl e richiesto in maniera formale dal Comune il 13 gennaio, in seguito a quanto concordato in una riunione congiunta che ha visto la presenza dei dirigenti degli istituti comprensivi di Lucca”. L’unità funzionale veterinaria e sicurezza alimentare della Asl afferma che la responsabilità della refezione scolastica è del soggetto cui è affidato il servizio. E’ dunque la ditta, sostiene la Asl, che valuta la possibilità di introdurre nel refettorio cibi diversi da quelli preparati e che stabilisce la possibilità o meno di utilizzare gli stessi locali per usi diversi dalla refezione scolastica. Le procedure stabilite dalla ditta “sono dunque ‘norme’ – scrive la Asl – ed è compito degli organismi di controllo accertare che esse siano rispettate”. Lo si legge nel parere formale richiesto dal Comune e firmato dal dottor Ambrogio Pagani. “L’amministrazione comunale – prosegue il Comune – ribadisce dunque che, poiché attualmente nel piano di autocontrollo realizzato dalla ditta ai sensi del regolamento Ce 852/2004 ed in base al capitolato speciale d’appalto si stabilisce che nei locali adibiti a refezione degli istituti scolastici non è consentito introdurre alimenti di qualsiasi genere eccetto quelli forniti dal gestore stesso, questa è la regola a cui è necessario attenersi”.
Secondo il comitato “il piano di autocontrollo è da cambiare – si sostiene – perché nel regolamento europeo non vigono divieti sui cibi portati da casa. La scuola è un servizio pubblico e così anche la ristorazione scolastiche, che non può avere le stesse regole dei privati”, sostengono i genitori.