Cadavere senza testa, l’autopsia non svela il giallo

29 febbraio 2016 | 18:56
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Cadavere senza testa, l’autopsia non svela il giallo

Il giallo del fiume Serchio non è ancora risolto. Restano ancora molti dubbi e soprattutto nodi da sciogliere nell’inchiesta della squadra mobile di Lucca, coordinata dal sostituto procuratore Elena Leone, sul cadavere senza testa e mutilato di una mano, ritrovato giovedì scorso (25 febbraio) su una sponda del fiume a San Pietro a Vico, nella campagna alle spalle della stazione di rifornimento Gasauto (Articolo e foto). L’autopsia eseguita oggi (29 febbraio) dal medico legale dell’Asl, Stefano D’Errico, non è riuscita a fornire ancora tutte le risposte che hanno posto gli inquirenti fin dalle prime ore del macabro ritrovamento.

A cominciare dall’identità del corpo, che sembra essere quella di un uomo di mezza età, ma è ancora senza un nome. Resta comunque in piedi la pista privilegiata dagli investigatori della squadra mobile del commissario Silvia Cascino, che sospettano che possa trattarsi di Enrico Bettini, un artigiano di 59 anni di Coreglia, scomparso da casa all’inizio del novembre del 2014. La moglie, rientrata pochi mesi fa in Romania, suo paese d’origine dovrebbe essere già nelle prossime ore in Lucchesia, dopo essere stata contattata dagli inquirenti.
Quello di Bettini non è l’unico nome al vaglio degli inquirenti, che scavano anche tra i profili degli scomparsi in provincia di Lucca e in quelle limitrofe negli ultimi due anni.
L’autopsia. Purtroppo gli esami svolti all’obitorio del Campo di Marte del medico legale da soli non bastano a dare risposte. L’anatomopatologo ha sottoposto il cadavere agli esami radiologici per rilevare eventuali ferite o colpi da arma da taglio o da fuoco per scartare il prima possibile l’ipotesi dell’omicidio. Ma il professor D’Errico ha proceduto anche ai prelievi istologici e a quelli per il Dna, indispensabile a determinare l’identità della vittima. Ora i frammenti organici dovranno essere sottoposti ad ulteriori accertamenti al microscopio e serviranno inevitabilmente i tempi tecnici.
Oggi comunque il medico legale ha iniziato il primo step con l’autopsia su quel che resta del cadavere e nei tempi indicati dal pm eseguirà gli accertamenti successivi per dare un quadro preciso agli inquirenti. Fino a quel giorno, sarà impossibile fare altre ipotesi o stabilire certezze. Il corpo, comunque, stando alle prime informazioni sull’autopsia, sarebbe rimasto in acqua per molto tempi, mesi: dai 6 ai 18, ma saranno gli esami successivi eventualmente a confermarlo.
La pista dell’operaio. Per il momento la pista degli inquirenti non è mutata e porta all’operaio di Coreglia. Nei giorni scorsi, gli agenti della mobile e della scientifica hanno effettuato un sopralluogo nella casa di Bettini per procedere con prelievi di Dna da confrontare con quello isolato oggi dagli accertamenti necroscopici del medico forense. Ma per l’esito degli esami occorreranno settimane.
Il giallo sul fiume. Un mistero, insomma, che rischia di rimanere tale ancora per qualche tempo. Il cadavere senza testa era stato trovato attorno alle 10 di giovedì scorso da Felice Tomei, un pensionato di 60 anni, ex meccanico del garage Trento, che era andato a controllare il luogo che il cane “fiutava” da qualche giorno. Tomei aveva pensato che si trattasse della carcassa di un animale ed era andato a rimuoverla. Dopo aver spostato le foglie al di sopra si era reso conto che si trattava del corpo di un uomo e aveva subito dato l’allarme alla polizia. Il cadavere si presentava mutilato di una mano (mentre l’altra era scarnificata) e senza testa: completamente nudo indossava soltanto un calzino di spugna e una cintura alla vita, a cui era rimasto attaccato un brandello di pantalone, forse velluto o jeans.