



di Roberto Salotti
Sono chiusi nel loro ristorante dalle 8 di stamani (22 marzo) e non sanno quando e se potranno uscire. Non riescono a immaginare quando passerà l’inferno in cui all’improvviso è piombata la città che li ha adottati da mezzo secolo. A Bruxelles hanno aperto il più antico ristorante toscano, nel quartiere delle istituzioni europee, a poche centinaia di metri dalla stazione del metrò Maelbeek dove un’esplosione ha causato una ventina di morti – ma il bilancio sembra destinato a crescere. La famiglia Nardi che gestisce da due generazioni – precisamente dal 1962 – la Rosticceria Fiorentina in rue Archimede è terrorizzata. E solo per un caso fortuito non ha rischiato di rimanere coinvolta nell’esplosione del metrò.
Il genero e la figlia del titolare, Ruggero Nardi, 58 anni, originario di Crasciana di Bagni di Lucca (nelle foto insieme alla moglie e alla sorella), avrebbero dovuto prendere il treno per arrivare in città proprio nei minuti dell’esplosione. “La sera prima avevo chiesto al fidanzato di mia figlia Valentina di venire al ristorante, dove lavorano con noi, in macchina, per passare da un nostro amico di origini lucchesi per prendere delle colombe pasquali. E’ stata una fortuna, perché altrimenti avrebbero preso la metropolitana per arrivare da noi alle 9 del mattino, negli stessi minuti in cui esplodeva il metrò. Non oso pensare a cosa sarebbe potuto accadere”.
E’ stato così che Valentina e il fidanzato, Simone Arrosti, 34 anni e originario di Viareggio, si sono salvati dall’esplosione. Non dal terrore, scolpito sulle loro facce come su quelle delle centinaia di persone in fuga dal luogo dell’esplosione a pochi passi dalla Rosticceria dei Nardi. Entrambi salvi grazie a delle colombe pasquali, simbolo di pace in un inferno di “guerra” e terrore in cui è precipitata la città: “Per le strade c’è soltanto la polizia – racconta Ruggero -: stiamo qua chiusi nel locale vuoto a guardare dalla finestra il disastro di una città paralizzata letteralmente e schiacciata dalla paura”. La figlia e il suo fidanzato alla fine non sono mai arrivati in centro stamani. “Vivono ad una ventina di chilometri dal cuore di Bruxelles e dopo aver saputo di quello che era successo sono tornati a casa e stanno bene”.
Ad avvisare il ristoratore che qualcosa di terribile era accaduto è stata una dipendente del locale, frequentato da molti funzionari dell’Ue e da tanti lucchesi che vivono per lavoro nella capitale europea. Una amica della ragazza lavora all’aeroporto di Zaventem, dove alle 8 si è fatto esplodere un kamikaze, facendo morti e feriti. “Ci ha chiamato per dirci che una bomba era esplosa all’aeroporto – racconta ancora il ristoratore -: noi eravamo già nel locale. Avremmo aperto a mezzogiorno ma viviamo proprio sopra l’attività e ci eravamo messi a prepararci per la giornata di lavoro. Abbiamo acceso subito la televisione e stavano già parlando degli attentati. Così ho chiamato mia figlia e il suo ragazzo, erano insieme. Anche loro avevano appena saputo e non sono arrivati a Bruxelles. Hanno deciso di tornarsene a casa, al sicuro”.
“Non possiamo continuare a vivere in questo clima di terrore – commenta il ristoratore -: venivamo già da giorni di grande tensione, culminati con l’arresto di Salah. E stamani questo incubo. La città è spaccata e letteralmente bloccata: come si fa in una capitale a non usare la metropolitana? La situazione in queste ore è di conseguenza impossibile, tutto è bloccato e i telefonini non funzionano. Ci chiediamo quale futuro ci aspetta, al di là della paura del presente”.
A Bruxelles vive un’importante comunità di lucchesi, alcuni dei quali emigrati da generazioni. In tutto il Belgio si contano almeno 2mila nostri ex concittadini. Il presidente della locale associazione Lucchesi nel Mondo, Sergio Scocci, ha passato l’intera mattinata al telefono a sentire almeno coloro che frequentano le attività e le loro famiglie: “Abbiamo contattato tutti i lucchesi che conosciamo – racconta – e sembrano tutti stare bene. Bruxelles alla fine è una piccola città e tra noi lucchesi ci conosciamo quasi tutti, anche chi non frequenta le attività dell’associazione. Ho anche contattato l’ambasciata ma le notizie che arrivano non sono certe e sicure. Da quello che abbiamo appreso, non dovrebbero esserci lucchesi coinvolti nella serie di attentati ma è necessaria la dovuta cautela. In città è impossibile spostarsi e molto difficile anche comunicare. Vivo lungo una strada di collegamento tra il centro e la periferia di Bruxelles, un’arteria in genere molto trafficata. Oggi non c’è anima viva, la città è spettrale e tutti si sono chiusi nelle loro case e negli uffici”.
Da Lucca è arrivata anche la telefonata di Ilaria Del Bianco, la presidente della sede centrale dei Lucchesi nel Mondo: “Siamo chiaramente sconvolti per quanto accaduto – spiega Del Bianco – e siamo in stretto contatto con il presidente Scocci che ci ha finora rassicurato”.
“Paura? Il clima è molto teso – commenta ancora Scocci -: l’esplosione è avvenuta in una stazione della metropolitana che molti di noi frequentano. Per fortuna non ci risulta che nessuno sia rimasto coinvolto, ma tutte le persone che ho sentito sono comprensibilmente in grande ansia”.
“Questo è il giorno nero di tutta la storia più recente di Bruxelles – commenta il ristoratore Nardi -: la capitale europea è stata messa in ginocchio, senza considerare il gravissimo lutto e la perdita di vite umane”.
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