Rene scambiato, aperta l’inchiesta. Sospeso l’urologo

4 maggio 2016 | 16:15
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Rene scambiato, aperta l’inchiesta. Sospeso l’urologo

L’inchiesta della procura sull’espianto del rene sano ad un paziente colpito da un tumore è ufficialmente aperta. Il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Elena Leone, a cui il caso di malasanità è stato affidato dal procuratore facente funzioni dopo l’esposto presentato ieri (3 maggio) dal legale dell’imprenditore Guido Dal Porto, Veronica Nelli (Leggi). Nel mirino degli inquirenti tutte le fasi che hanno portato alla incredibile svista in sala operatoria al San Luca: dalla diagnosi fino all’operazione. Per ora nessun iscritto nel registro degli indagati: il pm comunque nominerà due consulenti, un medico legale e un urologo che cercheranno di ricostruire dal punto di vista clinico la vicenda. E mentre la procura indaga su più fronti e si è subito mossa dopo la querela di parte, l’Asl ha deciso di sospendere l’urologo Stefano Torcigliani, che ha effettuato l’intervento.

Lui si è sempre giustificato spiegando di aver agito sulla base delle trascrizioni sul referto, ma l’Asl vuole verificare se sono stati seguiti tutti i protocolli e se la clamorosa svista poteva essere evitata. Lo stesso vogliono fare gli inquirenti già al lavoro sul caso. Resta al suo posto, invece, proprio la radiologa Claudia Gianni che per un “fallimento” della mente avrebbe invertito nella trascrizione il lato del paziente da operare. Il medico deve ancora essere ascoltata in merito al suo errore materiale ma si ritiene che non sia necessario operare la sua sospensione visto che per quel che concerne l’inchiesta sanitaria non servono altre indagini in assenza dell’interessata e perché “l’errore è già di per sé evidente”. Diverso il discorso per l’urologo, perché in quel caso accertamenti debbono ancora essere svolti. E’ quanto è stato deciso oggi (4 maggio) dall’ufficio di disciplina dell’Azienda Usl Toscana nord ovest che si è espresso sulla posizione di due professionisti coinvolti.
I loro nomi erano stati fatti il 29 aprile dai responsabili dei settori di urologia e Diagnostica per immagini che li avevano segnalato all’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, che oggi si è riunito ed ha stabilito di avviare il procedimento disciplinare nei confronti dei due medici ipotizzando e contestando loro “gravi mancanze”, e “riservandosi l’adozione dei provvedimenti del caso dopo l’audizione degli interessati e l’accertamento delle responsabilità”.
L’azienda ha inoltre deciso di sospendere dal servizio in via cautelativa il medico urologo, “visto che – si spiega – si dovranno espletare in tale ambito approfondimenti sui fatti oggetto del procedimento disciplinare. Il contratto collettivo nazionale di lavoro – si giustifica l’Asl – prevede, infatti, questo tipo di sospensione cautelare (articolo 9 del contratto integrativo della dirigenza medica e veterinaria) nei casi in cui si debbano effettuare ulteriori accertamenti sui fatti oggetto del procedimento, insieme alla contestazione disciplinare”. Nessuna sospensione invece per il medico radiologo, la cui tipologia di errore (inversione del lato destro con il lato sinistro nell’attribuzione della sospetta patologia del rene) “è già di per sé evidente”, spiega l’Asl aggiungendo che i provvedimenti di sospensione sono stati valutati sulla base del contratto nazionale del lavoro.
Sono tre dunque le inchieste aperte sul caso che è arrivato all’attenzione della cronaca nazionale. Da un lato quella della Asl che ha agito già con i primi provvedimenti disciplinari, quella della procura ai suoi esordi e quella del ministero che ha annunciato l’invio degli ispettori. Al di là infatti delle responsabilità dei singoli, si vuole verificare anche se i protocolli sono stati o meno seguiti e se l’intervento di espianto dell’intero rene fosse necessario o se potesse essere valutata l’alternativa di esportare soltanto la parte colpita dalla neoplasia.
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