
Per anni hanno depredato viaggiatori in transito nell’area di servizio Sillaro della A14 nel territorio del comune di Castel S. Pietro Terme. Dodici persone sono state arrestate e cinque sono state colpite da divieti di dimora nella provincia di Bologna nell’ambito dell’operazione Gamble away della polizia stradale di Bologna che, con i colleghi di Napoli, Firenze, Verona e Lucca, ha sgominato una banda criminale.
Le persone finite nel mirino sono ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla rapina impropria, truffa e furto aggravato. Sono oltre 150 le vittime che, nel periodo che va dal settembre 2014 al luglio 2015, sono cadute nella trappola del gruppo che riusciva ad ottenere lauti profitti: durante la stagione estiva arrivavano fino a 150.000 euro mensili.
Il fenomeno, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, andava avanti da anni, con almeno 150 persone che hanno fatto denuncia, anche se le vittime sarebbero molte di più. Ogni componente della banda, composta in gran parte da campani, aveva un ruolo: dall’adescatore al sedicente funzionario di banca che fingeva di mettere in guardia sulla truffa, fino alla ‘vedetta’ che da un cavalcavia lontano alcuni chilometri monitorava l’eventuale arrivo di pattuglie della Polstrada. Tra le vittime, perlopiù anziani, c’erano anche stranieri o italiani residenti all’estero che tornavano per le vacanze con parecchio contante in tasca: uno di questi è stato derubato di 11.000 euro. In molti casi, quello che veniva presentato come un gioco era nella migliore delle ipotesi una truffa, che a volte degenerava in estorsioni o rapine.
Nel corso dell’indagine, avviata nel settembre 2014, gli investigatori hanno intercettato due degli indagati che ridono del fatto di avere vinto un concorso pubblico nella scuola: “Figuriamoci se vado a fare il bidello per poco più di mille euro al mese”, dice uno al complice, confessando che rifiuterà il posto.
Anche lucchesi tra gli arrestati. Nel blitz sono stati arrestati, in esecuzione di provvedimenti del Gip Bruno Perla, otto degli indagati: Vittorio Pecorelli, 56 anni, Giovanni De Falco, 39, Pasqualino Liccardi, 74, Vincenzo Sibilli, 43, Giuseppe Sorrentino, 59, tutti di Napoli, il cosentino Ciro Gerbasio, 45 anni, Paolo Bottari, 46 di Lucca e Vincenzo Stragapede, 54, di Bari, tutti rinchiusi nel carcere di Bologna. I lucchesi Bruno Bottari, 47 anni, e Tamara Nannini, 36, sono nelle carceri di Lucca e Pisa; Enzo Pastore, 59 anni, napoletano è rinchiuso a Verona mentre Rosario Pecorelli, 57 anni, di Napoli, ritenuto ‘capobanda’ si è costituito nel carcere di Secondigliano. Il tredicesimo provvedimento, a carico di Raffaele De Falco, 46, di Napoli, è stato eseguito nella mattina di oggi.
Fra gli indagati c’è anche il figlio del presunto capobanda, che lavora in un albergo del Faentino utilizzato dalla banda come base logistica durante le trasferte per compiere le truffe, che solitamente duravano una decina di giorni. In alcuni casi, durante i raggiri le vittime venivano intimorite al punto da essere indotte a prelevare contante al bancomat dell’area di servizio per saldare i presunti debiti di gioco: una circostanza che ha indotto i gestori a rimuovere, a fine 2015, lo sportello automatico presente al Sillaro. Gli investigatori hanno inoltre ricostruito che, se uno dei componenti dell’organizzazione mancava da una delle trasferte per qualche ‘giustificato motivo’ (un lutto o un arresto), lui o la sua famiglia percepiva comunque la parte di guadagno che gli sarebbe spettata, secondo un sistema tipico delle associazioni criminali più strutturate.